L'ANALISI
28 Marzo 2024 - 05:30
CREMONA - Un ospedale all’avanguardia non solo per la struttura, ma per i servizi offerti, un ospedale che si offre in dialogo col territorio, non solo della sua funzione sanitaria, ma anche nel suo progetto di realizzazione. Il direttore generale dell’Asst Ezio Belleri, ieri accolto in redazione dal direttore de La Provincia di Cremona e Crema, Paolo Gualandris, da Riccardo Crotti, presidente della Sec e di Confagricoltura Lombardia e da Cesare Soldi, presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, ha raccontato le caratteristiche del nascituro ospedale, ma anche le innovazioni che interesseranno l’intero comparto territoriale. Un ospedale non è solo una struttura architettonica ma è un corpus in dialogo con la comunità.
«Ciò che stiamo facendo in questo periodo è coinvolgere chi lavora in ospedale, i nostri colleghi, facciamo incontri mirati per capire come sono mutate le esigenze del personale che vi opera con l’obiettivo di poter lavorare in una struttura più efficace e più efficiente di quanto non sia quella odierna. Negli incontri che stiamo facendo abbiamo riscontrato grande entusiasmo e disponibilità, stiamo raccogliendo suggerimenti che ci stanno portando a chiedere variazioni rispetto ad alcuni servizi sul progetto di massima che serviva per dare un’idea del futuro ospedale. Voci dissonanti e particolarmente critiche non ne ho trovate. C’è certo la necessità, quando saremo al dunque, di avviare percorsi formativi per tutto il personale — spiega —. Il nuovo ospedale porterà un vantaggio gestionale e organizzativo importante, in sintonia con gli sviluppi delle strategie di cura e assistenza».
Per far capire concretamente che cosa cambierà Belleri propone subito un esempio concreto: «Oggi gli Oss che devono portare i pazienti del pronto soccorso a fare una Tac devono cambiare di piano, nel nuovo ospedale e nuovo pronto soccorso non sarà più così — spiega —. Nel piano interrato del nuovo ospedale ci sarà tutta l’attività di diagnostica radiologica, ci sarà il pronto soccorso, ci saranno le sale operatorie, ci saranno tutti i servizi dell’emergenza-urgenza, ci saranno percorsi molto più condensati, molto più efficienti che ci permetteranno di razionalizzare e gestire al meglio anche le patologie-tempo dipendenti cosa che stiamo facendo già oggi, ma la nuova logistica permetterà maggiore efficienza».
Fra le preoccupazioni emerse c’è quella della riduzione dei posti letto, preoccupazione che Belleri tacita dando le cifre: «A maggio-giugno, dopo aver concluso il percorso di confronto in atto con gli operatori, racconteremo i contenuti del nuovo ospedale. Posso anticipare che la preoccupazione per la diminuzione dei posti letto è infondata. Le camere di degenza con letti singoli saranno 457. Di queste, alcune potranno diventare a due letti con la possibilità di avere più di 700 posti. Oggi l’ospedale ha meno di 500 posti con camere da due e anche da quattro».
Tutto ciò sarà realtà in tempi che il direttore generale quantifica in otto anni: «Noi stiamo facendo tutto il possibile, ma i tempi realizzativi sono otto anni a partire da oggi, naturalmente l’obiettivo è quello di accelerare e non ritardare. Molto dipenderà dal percorso di gara con la quale l’opera verrà messa a bando».
Vecchio ospedale e nascituro nosocomio conviveranno: «Il progetto ha una cantierabilità ottimale — spiega —, perché insisterà su un’area che non coinvolge le attuali strutture di erogazione dei servizi. Inoltre il vecchio ospedale non ha alcun requisito antisismico, metterci mano sarebbe stato gravoso e macchinoso. La nuova struttura permetterà di lavorare per la sicurezza ai massimi livelli sia in termini di antisismica che antincendio. Aspetti non secondari e che si vanno a inserire nell’opportunità della creazione del nuovo ospedale. Manutenzione ordinaria e straordinaria sull’ospedale esistente continuerà ad esser fatta, parallelamente al cantiere per il nuovo».
Un esempio di questa volontà è data dalla riqualificazione del pronto soccorso: «La decisione è stata assunta nel giugno del 2020, in piena emergenza Covid. Concretamente si amplierà il pronto soccorso e questo permetterà di lavorare, nei prossimi otto anni, in maniera più tranquilla ed efficiente e ci consentirà di mettere a disposizione dei cittadini ambienti maggiormente confortevoli. La riqualificazione ci permette di ridisegnare la medicina di urgenza sia l’osservazione breve-intensiva e le diverse aree nelle quali gli utenti devono essere accolti. Avremo da subito la possibilità di avere la Tac nel pronto soccorso. In questi 15 mesi, tanto dureranno i lavori, avremo la possibilità di chiedere a Regione i finanziamenti. Ciò ci permetterà di avere una struttura efficiente e moderna». E in termini di sicurezza Belleri osserva come il posto di guardia della Polizia all’interno del pronto soccorso e il contratto in via di rinnovo con la vigilanza abbiano sortito i loro effetti, per quanto casi pesanti di violenza e aggressione al personale non si siamo verificati. Stessa attenzione all’Oglio Po dove la guardia di vigilanza è stata spostata all’interno del reparto per dare un senso di maggiore sicurezza e controllo.
Formazione e innovazione vanno di pari passo per il dg Belleri: «Mettere a disposizione una struttura all’avanguardia aiuta a richiamare personale adeguatamente formato e desideroso di mettersi in gioco — spiega —. Per questo ho avuto contatti col rettore di dell’Università di Brescia per capire come potenziare i corsi esistenti, aumentare la possibilità di avere tirocini e supportarci sui tecnici di laboratorio . L’obiettivo è aumentare il percorso formativo». E a chi dice che comunque Cremona non ha un ospedale universitario, Belleri osserva come il nosocomio di Cremona sia un hub di riferimento per la Neurochirurgia, la Stroke Unit, le emergenze cardiovascolari i tumori del pancreas e la traumatologia.
«L’innovazione e acquisizione di nuove strumentazioni diagnostiche come la Pet sono senza alcun dubbio aspetti determinati e importanti su cui stiamo lavorando, ma anche la chirurgia robotica. Tutto ciò si porta dietro la disponibilità di medici nucleari e chirurghi di venire a lavorare nella nostra struttura».
Liste di attesa per analisi strumentali e presa in carico dei pazienti sono legati. «L’obiettivo è migliorare il servizio — spiega il dg dell’ospedale —. Una soluzione è aumentare le prestazioni, ma anche trovare il modo di lavorare a una presa in carico del paziente affetto da patologia cronica o necessità di controlli in seguito a visite mediche, il cui percorso sia gestito dall’ospedale. In questo senso le Case di Comunità a Casalmaggiore, a Soresina sono destinate ad essere implementate. Su Cremona stiamo lavorando a scartamento ridotto perché per metà occupata dal cantiere, ma a dicembre sarà ultimata. L’idea è trasferire alcune prestazioni specialistiche dall’ospedale al territorio. Già stiamo erogando prestazioni di assistenza domiciliare integrata».
Tutto ciò non rende l’ospedale off limits, assicura Belleri: «La gestione a domicilio si fa solo con i pazienti che hanno la possibilità di essere gestiti a casa. Non vogliamo allontanare i pazienti dall’ospedale, ma evitare che pazienti polipatologici stiano in ospedale con la conseguenza che dopo cinque giorni di degenza abbiano poi bisogno di venti di riabilitazione. Laddove le condizioni lo consentano le cure a domicilio permettono di impattare meno sulla struttura come sulla salubrità e la reattività dei pazienti. In questo senso l’Ospedale di Comunità sta già funzionando benissimo, a gennaio siamo partiti con 5 posti letto, oggi ne abbiamo disponibili 20, a breve l’attiveremo a Oglio Po. L’ospedale di comunità gestito da personale infermieristico con la presenza di un medico sei giorni alla settimana per 4 ore il giorno. Il paziente dovrebbe stare a domicilio, le condizioni non lo permettono, ecco che entra in gioco l’ospedale di comunità come servizio. Questo è lo spirito con cui stiamo progettando i servizi del territorio», conclude Belleri.
Il movimento per la riqualificazione dell’Ospedale di Cremona nei prossimi giorni depositerà al protocollo dell’Asst 1.540 firme che sommate a quelle già consegnate arrivano a cifra 5mila.
I membri del comitato hanno chiesto di incontrare il dg dell’ospedale Ezio Belleri che, durante l’incontro in redazione, dichiara che non intende sottrarsi al confronto, anzi incontrerà il movimento l’11 aprile: «Il dialogo è il sale della democrazia quindi da questo punto di vista noi siamo assolutamente disponibili ad incontrare il Movimento per la riqualificazione dell’Ospedale — afferma —. Abbiamo letto quello che hanno scritto e non c’è da parte nostra alcuna pregiudiziale per un confronto e un dialogo. Ascolteremo e speriamo di essere ascoltati perché oggettivamente la democrazia vale se c’è reciprocità quindi da questo punto di vista credo che loro verranno a rappresentare le loro preoccupazioni le loro perplessità e noi penso, spero riusciremo a rispondere in maniera adeguata e a fugare i loro dubbi e le loro preoccupazioni». Ed è improntato al dialogo e alla comunicazione con la comunità la strategia che Belleri è determinato a perseguire.
Si tratta di un’azione volta a condividere le varie fasi del progetto, ma soprattutto a spiegare alla comunità cremonese i contenuti e gli aspetti innovativi che caratterizzeranno il nuovo ospedale: «Comunicare con trasparenza e e in maniera chiara quello che si sta facendo è indispensabile — afferma il Dg dell’Asst —. Fino ad ora questa narrazione è mancata perché eravamo in una fase formale, perché c’era un concorso da bandire. Ora che stiamo lavorando incontrando gli operatori sanitari e chi lavora all’interno dell’ospedale e le varie rappresentanze della città, ora è importante che tutti sappiano quali sono le ragioni che hanno portato a questa decisione e i vantaggi che la nuova struttura apporterà alla comunità».
Tutto questo parte dalla consapevolezza che «l’ospedale è di tutti e tutti hanno il diritto di sapere cosa stiamo facendo e le ragioni per le quali lo stiamo facendo — ha insistito con forza —. Con i nostri collaboratori e il personale dell’ospedale stiamo costruendo occasioni di confronto, immaginando e costruendo la struttura per come deve essere con le categorie. In questo dialogo vogliamo coinvolgere anche i rappresentanti dei cittadini e coloro che sono interessati.
Naturalmente il tema, in questo contesto, è più illustrativo e divulgativo e arriverà quando avremo terminato i confronti con il personale, coloro che saranno chiamati a lavorare nel nuovo nosocomio a cui stiamo chiedendo di dire la loro, fornire suggerimenti perché il loro ospedale non sia calato dall’alto, ma sia una realtà condivisa e partecipata. Una volta che avremo terminato questa attività di confronto, immaginiamo intorno al periodo tra maggio e giugno, avremo finalmente quella che è la visione complessiva della nuova struttura anche all’interno, sulla base di elementi che porteranno i progettisti, sarà bello potere illustrare i contenuti del nuovo ospedale».
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