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L’Europa di Salini: «No all’ossessione green»

Eurodeputato uscente di Forza Italia, è l’unico candidato cremonese alle Europee. «Rappresento un territorio che parla poco e lavora molto. Sull’ambiente serve equilibrio»

Massimo Schettino

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mschettino@laprovinciacr.it

04 Maggio 2024 - 05:30

CREMONA - C’è la critica a quella che chiama «ossessione green» dell’Europa, la visione di un continente «che deve restare manifatturiero» e per questo «deve mantenere l’atomo nel suo mix energetico», e c’è la tensione verso le istituzioni Ue «da completare». Ma nelle parole di Massimiliano Salini, eurodeputato uscente, componente della Commissione Trasporti e Infrastrutture e unico candidato cremonese alle prossime elezioni europee, c’è anche la bacchettata a chi su questa incompletezza lucra politicamente: «In Europa, chi si muove per un ritorno verso le nazioni chiuse e legate alla separazione dei loro interessi, non fa il bene di quelle nazioni».

Bacchettata anche a Roberto Vannacci. Senza citare mai il generale in campo per la Lega, Salini ricorda una sua visita a una struttura in cui i disabili non tenuti separati: «La diversità è il segreto di una comunità. È ricchezza e non ostacolo», dice criticando la proposta di classi separate che tante polemiche ha suscitato nei giorni scorsi.

Durante un forum in redazione, Salini ha affrontato per prima cosa il tema della rappresentanza del territorio: «Sono stati 10 anni in cui essere cremonese all’interno del Parlamento europeo è stato un piacere perché la gente di queste terre non è di bocca buona, non rinuncia alla protesta, ma mai senza la proposta, mai senza la disponibilità a costruire soluzione insieme Questa è la cifra della terra Lombarda in generale, ma soprattutto di questa terra. Una terra dove si lavora molto e si parla poco e portare questo modello dentro le istituzioni europee è un piacere».

Poi una battuta sui leader i cui nomi appaiono sui simboli elettorali, ma che poi non siederanno effettivamente in Europa: «Le istituzioni che garantiscono la pace e il benessere sono frutto anche del lavoro di uomini come Antonio Tajani: il suo nome parla di cose vere e di lavoro fatto».

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Fra i tasselli da completare c’è quello della difesa comune europea, «il cui scopo non è fare la guerra, ma evitarla con la deterrenza. Quando in Europa (che con papa Giovanni Paolo II considero che vada dall’Atlantico agli Urali) si è verificata l’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, il Coordinamento di difesa europea ha ridislocato in poche ore le forze armate dei Paesi membri. E il generale Claudio Graziano, allora presidente del Comitato militare Ue, mi disse: ‘In 24 ore abbiamo fatto di più per la Difesa comune di quanto è stato fatto in 20 anni’».

Per quanto riguarda l’ambiente, un «punto di equilibrio interessante è quello raggiunto dal modello europeo che bilancia le ragioni dello sviluppo con la tutela dell’ambiente. Come si è raggiunto? Valorizzando le migliori soluzioni tecnologiche. Guai a chi invoca un’agenda politica che invochi una riduzione delle ambizioni ambientali. Il segreto per tenere insieme innovazione e tutela dell’ambiente è la libertà tecnologica. Che tutela anche le tasche dei cittadini che non devono essere usati come cavie. La sostenibilità è innanzitutto sostenibilità sociale. In questo quadro l’energia atomica è un punto di non ritorno in Europa. Se vogliamo rimanere un continente manifatturiero il mix energetico non può non comprendere il nucleare. Ci sono settori produttivi che hanno fatto passi da gigante e questo è avvenuto in Europa e non fuori. Sui trasporti, ad esempio, grazie a finanziamenti Ue si sono ottenuti carburanti per i motori endotermici con una performance che nulla ha da invidiare all’elettrico».

Salini poi sottolinea un effetto della «spinta esasperata» all’elettrificazione. «Tutto ciò che viaggia sull’elettrico — ha spiegato — ha bisogno di rame. Oggi la domanda è di 22 milioni di tonnellate all’anno. Si prevede che arriverà a 50 milioni e la disponibilità nei prossimi 7 o 8 anni scenderà a 10 milioni all’anno. Il rame, come il petrolio, è una risorsa limitata e non rinnovabile».

Per quanto riguarda l’agricoltura, «le contraddizioni sono sotto gli occhi di tutti. La Pac ha il pregio di sostenere l’agricoltura, ma il problema è la distribuzione delle risorse. Se le condizioni di premialità sono dettate dall’ossessione green allora si scatena la rivolta. C’è chi a quel punto va in piazza e sfila con i trattori e non porta a casa nulla e chi si impegna nelle istituzioni e ottiene i risultati, come la Natural Restoration Law, modificata radicalmente».

Infine un commento sulla mossa del candidato del centrodestra Alessandro Portesani, che ha incontrato il ‘Movimento per la riqualificazione dell’ospedale’ che si batte contro quell’idea che era stato proprio Salini, con Carlo Malvezzi e Gabriele Gallina, a lanciare per primo nel 2020. Per Portesani «non sono da demonizzare» i seimila cittadini che hanno firmato la petizione contro il nuovo ospedale.

Fermo il commento di Salini: «Tendo ad escludere che il candidato del centrodestra si faccia portatore delle istanze regressive di chi vuole ostacolare questo progetto, che ha la forza di modificare il volto della sanità cremonese, non solo ospedaliera, ma anche territoriale. Penso che Portesani abbia solo deciso di ascoltare una delle voci in campo e di trarne quel che c’è di buono per rafforzare il progetto non per abbatterlo. Assicuro ai lettori de ‘La Provincia’ che il sottoscritto porterà questo tipo di messaggio. Mi ha colpito vedere come il mondo politico cremonese ha deciso di affrontare questa sfida con il buonsenso tipico di questa terra. Spero che non diventi mai una battaglia di destra. Non ricordo in 15 anni di attività politica una battaglia realmente utile per il Paese in cui la destra o la sinistra abbiano lavorato da sole».

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