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Operatori della ristorazione: un corso per abbattere le barriere

Attivato dallo Ial è pensato per studenti con disabilità. Attualmente gli iscritti sono una ventina suddivisi sui tre anni che portano alla qualifica professionale

Nicola Arrigoni

Email:

narrigoni@laprovinciacr.it

21 Febbraio 2024 - 12:13

CREMONA - Si muovono fra i tavoli, impiattano con attenzione, sorridono porgendoti un calice di vino, si spostano con disinvoltura nel Ridotto del Ponchielli per le cene del Rotary come nella mensa della Cosper dove, alcuni di loro, stanno facendo lo stage formativo. Imparare facendo è l’assioma di ogni corso di formazione professionale, ma allo Ial di via Dante il servir a tavola, il vestire camicia bianca, e grembiule blu notte sono un modo per entrare nella vita vera, trovare la propria strada, al di là delle limitazioni, al di là delle proprie diversità.

È con questo obiettivo che l’istituto di formazione professionale regionale, Ial — il cui acronimo sta per Innovazione, apprendimento e lavoro — ha attivato un corso ad hoc per alunni disabili, un corso completamente dedicato ai servizi di sala bar, sostenuto dalla Regione Lombardia e completamente gratuito per gli iscritti.

«Si tratta di un unicum — affermano Elisabetta Larini, area manager di Cremona, Viadana, Lodi e Mantova e Maurizia Calabrese, coordinatrice del corso —. Attualmente gli iscritti sono una ventina suddivisi sui tre anni che portano alla qualifica professionale. Il percorso è pensato per ogni singolo studente, mettiamo in atto piani individualizzati per poter valorizzare al massimo le capacità di ognuno, avendo ben presente quelle che sono le limitazioni e le difficoltà dovute alle diverse forme di disabilità».

Mentre Larini e Calabrese raccontano due ragazzi arrivano con caffè e brioche: «È anche questo un modo di fare lezione — spiega Calabrese —. A metà mattinata la pausa caffè può diventare un modo per fare esperienza e apprendere». Che la cosa funzioni è intuibile solo guardando negli occhi la ragazza che porge il caffè.

«Un corso riservato a ragazzi diversamente abili non vuole essere una ghettizzazione — ci tiene a specificare Larini —. È l’esatto contrario. L’idea è quella di trovare il modo di adottare le strategie adeguate per valorizzare ogni singolo, conoscendone le potenzialità e i limiti. Molto spesso i genitori percepiscono i corsi per soli ragazzi disabili come una sorta di limite, ma poi, alla prova dei fatti, vedono che i loro figli trovano la dimensione giusta e adeguata per loro, per i loro tempi e le loro necessità. Attualmente gli iscritti in prima sono sette, dieci quelli che frequentano la seconda e 12 la terza. Si tratta di numeri che permettono di seguire passo passo ognuno di loro. Tutti accedono all’esame di qualifica. Poi, a seconda delle capacità l’esito può portare alla qualifica vera e propria o alla certificazione delle competenze».

In questo senso l’attività didattica: dal caffè di metà mattina agli stage in locali della città o presso strutture di ristorazione racconta di un percorso in cui «le materie teoriche sono importanti e pesano per la metà delle ore del primo anno — spiega Calabrese —. Ma già dalla seconda annualità, metà del tempo scuola viene trascorso in stage e l’altra metà suddiviso in ore di teoria e materie pratiche di indirizzo. Con questa impostazione le competenze di base vengono acquisite agendo all’interno di attività in grado di accogliere i ragazzi con disabilità».

Le strutture coinvolte per stage e tirocini devono saper lavorare con ragazzi certificati e «per questo noi andiamo a verificare sul campo — spiega Larini —. Si tratta di una cautela necessaria e dovuta ai nostri iscritti ma che permette loro, accertate che ci siano tutte le garanzie del caso, di fare esperienze sul campo e di cominciare ad esperire la vita vera, non solo quella lavorativa, ma anche quella relazionale, al di là dell’ambito scolastico».

Il corso di operatore della ristorazione per ragazzi con disabilità è una buona prassi, è uno strumento che sa fare dei limiti il punto di partenza per valorizzare ciò che si ha e non farsi bloccare da ciò che ci manca. Una cambio di prospettiva non da poco. 

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