L'ANALISI
23 Giugno 2023 - 05:25
CREMONA - «Chi è saggio non segue il volgo» è il titolo della versione di latino, testo di Seneca con cui i maturandi del Manin si sono dovuti misurare: un testo complesso sintatticamente e non solo, ma giudicato fattibile. Andrea Capranica e Lucia Pasquali s’abbracciano e sorridono sul far delle due in un’assolata via Cavallotti: «È andata. Il senso l’ho colto, anche le varie concordanze, confermate dall’analisi del testo», afferma Pasquali, mentre Capranica sottolinea: «Sono orgoglioso del mio commento». Francesco Aimi è possibilista: «Ho fatto tutto il possibile, l’ho tradotta interamente, ma questo non dice nulla. Forse».
Allo scientifico studi di funzione e quesiti, impegnativi, ma non impossibili, sembra di poter dedurre dai primi commenti. Per entrambe le prove sei ore in cui sudare sangue, metaforicamente e realmente: si sono toccati i 35°. Sono 18 ore divise su tre giorni: il tempo necessario per svolgere il secondo scritto per i liutai che hanno dovuto realizzare le effe su una tavola di violino con annessa relazione, oppure per l’indirizzo manuntentore la richiesta era riparare una crepa in un violino, incollando tappetini di rinforzo. Francesca Galati e Valerio Bombelli alla fine delle prime sei ore dicono: «Di lavoro ce n’è ancora da fare, la cosa più difficile è trovare la perfetta simmetria fra le due effe, ma di tempo ne abbiamo».
Gli studenti dell’artistico se la sono dovuta vedere con la progettazione di un elaborato grafico o pittorico dedicato alla leggerezza: «Un tema apparentemente semplice, ma che così non è», spiega Michele Bozzetti dello Stradivari; ed anche per i futuri artisti il tempo della prova è di 18 ore. Nella sezione moda del polo delle arti le studentesse — in sei ore — hanno dovuto progettare una collezione di abiti e creare il modello del più significativo con un occhio alla sostenibilità. Mentre al liceo musicale cuffie e pentagramma su schermo sono gli strumenti per per comporre un basso dato su un brano di Bassi della scuola napoletana. I geometri — oggi indirizzo Cat del Ghisleri — hanno sostenuto una prova della durata di otto ore, ideando Un hub con caratteristiche futuristiche ed immerse nei valori della natura e sostenibilità.
Al Torriani i primi a guadagnare l’uscita sono i futuri tecnici microbiologi: «Abbiamo lavorato sulla fermentazione alcolica, una traccia fattibile, non impossibile», commentano Marco Ardenghi e Stefano Rivoltini, mentre Marco Zacchigna spiega: «Ho dovuto progettare un impianto di raffreddamento. È andata». La seconda prova per il professionale del Torriani è stata giudicata fattibile da Matteo Somenzi, Giovanni Goffredo. Allo Stanga è stato richiesto di «preparare un terreno alla messa a dimora di un impianto arboreo — dicono Beatrice Barbieri e Noemi Moretti —. È andata, questo conta».
E a far loro da eco i compagni di corso. Al Ghisleri gli studenti hanno dovuto stilare la redazione di un bilancio con dati a scelta con alcuni elementi del bilancio socio-ambientale: «Meno peggio del previsto, anche i quesiti erano fattibili, in sintonia con quanto fatto nelle simulazioni», commentano Fabiola Petecchi, Beatrice Bellani e Alessandra Stuparu. Si riparano sotto le piante, si studiano, e in cerchio cominciano a snocciolare numeri: Federico Biondi, Michele Gatti, Pietro Fanfoni e Jacopo Melega si confrontano sui due problemi di studi di funzione e gli otto quesiti, fra cui sceglierne quattro. Andrea Lanzini non ha avuto dubbio nella scelta: «Ho trovato gli esercizi fattibili, più impegnativi i quesiti. Giona Opizzi e Matteo Moia liquidano le quasi sei ore di lavoro in un risolutivo: «È andata bene, in linea con le prove simulate fatte negli altri anni. Temevamo qualche brutto scherzo dal ministero che per fortuna non s’è verificata».
Al linguistico Manin è uscito inglese, traccia fattibile per Elisabetta Fiorentini, Francesca De Palma, Silvia Molesini, Alice Pagliarini: «Era tutto fattibile, ma lungo, lunghissimo. C’era una marea di lavoro da fare, fra comprensione e quesiti. Ma ora è passata». Sono tutti insieme, sollevati dall’aver terminato il secondo scritto, Faris El Sharkari fa da collettore del gruppo, riunisce i suoi compagni per condividere la soddisfazione per «una traccia abbordabile — dice —. Abbiamo dovuto lavorare sul concetto di globalizzazione. Ci aspettavamo grafici o questioni complicate, ma così non è stato». Bakr Alì e Leon Marc concordano sul commento: «È stata un secondo scritto in linea con le simulazioni fatte in classe», ma la saggezza arriva da Miriam Maguil: «all’esame come entri, esci... E noi cominciamo a vedere la fine». E scatta spontaneo l’applauso liberatorio. Pausa per tutti fino a lunedì, quando inizieranno i primi colloqui.
CREMA - Lo scoglio degli scritti è alle spalle, adesso qualche giorno per ricaricare le batterie e poi concentrarsi sugli orali. Al Galilei gli studenti dell’Itis hanno concluso la seconda prova intorno alle 13. «Il compito di indirizzo è stato abbastanza semplice, meglio oggi del tema di italiano» racconta Sara Ferrini della V chimica. «Una prova molto tosta, soprattutto la seconda parte» sottolineano Linda Foppa Pedretti e Davide Bonizzi che frequentano biotecnologie mediche. Poco lontano ci sono i colleghi di informatica: Matteo Nichetti e Kumar Sharma Ankit della sezione C. «Un compito in linea con le simulazioni che avevamo effettuato durante i mesi scorsi – chiariscono i due compagni di classe –: tutto sommato non era difficile. Il bilancio di questi due scritti sembrerebbe abbastanza positivo».
Al Pacioli pareri contrastanti. Tra gli studenti dell’indirizzo amministrativo, c’è chi ritiene la prova di ieri di economia azienda molto difficile e chi invece pensa di essersela cavata bene. «Il bilancio penso di averlo fatto correttamente – racconta Michelle Flores –: mi sono trovata sicuramente meglio oggi che con il tema di italiano. In effetti ho addirittura consegnato prima rispetto all’esordio». «Per me è il contrario – replica il suo compagno di classe Luca Rocco –: con economia ho faticato maggiormente». Facce stanche e poca voglia di parlare allo scientifico del Racchetti da Vinci.
Gli studenti di V B sono piuttosto affranti al termine del test di matematica, ritenuto per nulla semplice, con parti nebulose per la maggioranza di loro. Più soddisfatti i vicini di istituto del classico. «Come autore è uscito Seneca, la versione di latino non era difficile, e un po’ ce lo aspettavamo quindi eravamo preparati — concordano Emma Brambilla e Valentina Dornetti –: le sensazioni sui due scritti sono complessivamente positive. Adesso aspettiamo di conoscere i punteggi, poi penseremo agli orali, di sicuro la prova che mette più apprensione».
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