L'ANALISI
SOLIDARIETA'
20 Febbraio 2022 - 15:35
SAN BASSANO - Anche gli ‘angeli’ si fermano alla dogana. Sabato mattina un piccolo ma coraggiosissimo gruppo di volontari partito da San Bassano è giunto nei Balcani. Portano aiuti concreti e conforto alle migliaia di famiglie che non hanno di che vivere, che non possono mangiare, che non riescono a curarsi. Sono stati accolti, naturalmente, a braccia aperte tra commozione e gratitudine dalla popolazione locale e dai missionari.
Si chiamano Pellegrini con Gioia e mai nome fu più azzeccato: loro pellegrini, per l’Europa, lo sono a tutti gli effetti e quello che portano è un sorriso, un conforto, un aiuto assolutamente concreto. Sono soltanto in sette ma fanno il lavoro di un’organizzazione internazionale.
La missione umanitaria oltre i confini è stata progettata per rispondere al ‘grido d’aiuto’ di un Paese, la Bosnia Erzegovina, ancora oggi fra i più poveri del mondo. L’ha di recente ricordato anche Ansa: «Un milione di cittadini della Bosnia-Erzegovina - una persona su quattro - vivono al limite della povertà. Lo riporta il quotidiano Dnevni list. Decisamente sotto la soglia della povertà vivono invece oltre 600.000 bosniaci.
Dal totale di 718.000 lavoratori, circa 200.000 ricevono lo stipendio minimo di 370 marchi convertibili (189 euro). I disoccupati sono più di 540.000 (43% della popolazione)».
Ma al di là dei grandi numeri e degli approfondimenti giornalistici, sono i san bassanesi dal cuore grande a conoscere davvero, perché l’hanno toccato con mano, il dolore profondo di chi vive negli sperduti villaggi lontani da Sarajevo: «Per noi, che viviamo in un Paese economicamente sviluppato e con un welfare funzionante è quasi impossibile da immaginare ma – raccontano i volontari – in Bosnia anche qualcosa di semplice e scontato, come fornire dei pannoloni per i genitori anziani o per i nonni, è un’impresa quasi impossibile. I costi di questi prodotti sono altissimi rispetto alle possibilità delle famiglie e non esiste nessun contributo dal sistema sanitario nazionale. Sono numerosi anche gli orfanotrofi e gli ospedali che si trovano in condizioni di assoluta necessità di viveri e presidi medici. Fondamentale è anche il lavoro svolto dalle suore e dai sacerdoti nelle missioni. Sono questi i luoghi che abbiamo scelto come tappa della spedizione».
Tutto è andato per il meglio, e non era scontato. Lo stesso passaggio alla dogana, in uno Stato che ha sempre bisogno di far cassa e che fatica a gestire i propri confini, può spesso rivelarsi insidioso se non addirittura pericoloso. Ma i Pellegrini guidati da Federico Rizzi sono riusciti a entrare nel Paese con successo e a consegnare i primi pacchi già in giornata. Oggi, dopo Kula Norisnka e la zona di Medjugorje, la destinazione era Mostar e Ljubuski.
Quattro i mezzi furgonati messi in campo per il viaggio di oltre mille chilometri. A bordo 2 tonnellate e mezzo di aiuti tra cui: cibi a lunga conservazione che possono dunque essere stoccati e garantire un approvvigionamento continuativo a poveri e bambini, prodotti per l’igiene del corpo e degli ambienti, presidi medici di base e soprattutto, come detto, i ‘preziosissimi’ pannoloni assorbenti per le persone anziane o malate.
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