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Gli italiani di Sassari e gli ex Vanoli

Devecchi e Vanuzzo in Coppa Italia con la Dinamo, Filloy, D'Ercole e Formenti con altre squadre

Michele Talamazzi

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talamazzi@gmail.com

13 Febbraio 2014 - 14:21

Gli italiani di Sassari e gli ex Vanoli

Devecchi e Vanuzzo festeggiano la Coppa Italia (foto Sportzoom.it)

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Il successo di Sassari in Coppa Italia è una bella pagina nella storia del basket italiano. E lo è ancor di più in uno dei momenti storici più bassi del movimento. Dice il presidente isolano Sardara: “Abbiamo imparato da Siena”. Ovviamente con le debite proporzioni, almeno per ora. Ci sarà qualcuno che, sempre in scala, imparerà dalla Dinamo?

Domenica la Vanoli andrà a Sassari. Entrando al PalaSerradimigni tornerà a respirare l'aria magica ed elettrizzante del giugno 2009, quella della promozione in serie A. Sassari, dopo quella finale persa, rischiò di chiudere. Invece, non solo si salvò, ma venne promossa anch'essa in serie A. Nel parallelismo con Cremona, ha effettuato il sorpasso grazie alla forza, la bravura e perché no la fortuna di crescere dal punto di vista della solidità economica, proprio mentre la Vanoli subiva il duro colpo dell'addio di Triboldi.

Oggi quel colpo sembra assorbito, tanto che in estate, con l'ingresso della nuova cordata di sponsorizzazioni, si parlò di progetto pluriennale. E allora ecco che il successo di Sassari e le Final Eight in generale (ri)lanciano uno spunto di riflessione interessante anche per la Vanoli.

Chiaro come Sassari abbia raggiunto certi livelli prima con i cugini Diener, oggi con Marques Green e Omar Thomas. Ma spesso si sono rivelati decisivi gli italiani: Sacchetti, ma anche Vanuzzo e i Devecchi, che nel 2009 quando la Vanoli vinceva la Legadue non erano considerati da serie A. Oggi sono l'anima della panchina Dinamo. Non sono diventati fenomeni, non sono nemmeno in Nazionale, ma sono legati da contratti pluriennali e giocano con la fiducia di chi è messo nelle condizioni di fare ciò che è in grado di fare.

Alle Final Eight tra i tanti ex Vanoli c'erano anche Ariel Filloy, Lollo D'Ercole e Matteo Formenti. Tre esempi di giocatori non confermati, a loro tempo, nonostante ce ne fosse la possibilità. Decisioni prese più che legittimamente, anche in un'ottica di voler arrivare a giocatori più forti, di voler migliorare, in un periodo dove le potenzialità economiche lo permettevano ogni estate. Ora, però, loro sono cresciuti, e il livello del campionato s'è abbassato: di fatto, giocano ad un livello più alto di quello di Cremona.

La domanda è: con un vissuto alle spalle di anni nella stessa squadra come quello del trio di “sassaresi”, potrebbero essere uno zoccolo duro della panchina della Vanoli in serie A, pur senza dover ambire ai livelli di Sassari, e quindi anche senza aver accanto campioni come i cugini Diener? Io dico di sì.

Quando Sardara dice che Sassari ha imparato da Siena significa che saputo programmare, concetto purtroppo più abusato che messo in pratica nel basket italiano. Ma in Italia è davvero possibile farlo solo se si vuole vincere? O si può fare anche quando si deve sgomitare per restare in serie A? Reggio Emilia, che a Milano ha messo in mostra il baby Mussini, Pini e Cervi, è passata anche attraverso una retrocessione e cinque anni di Legadue,sempre con la stessa filosofia.

Tornando al discorso italiani, la Vanoli stessa in passato ha avuto la bravura di crescere insieme ai giocatori. Marco Passera, Rudy Valenti e Marco Cusin sono alcuni esempi di giocatori che da Cremona hanno spiccato il volo, e aiutato la Vanoli a spiccare il suo. Anche nel rapporto col pubblico. E' possibile tornare farlo? Sì. Cosa serve? La possibilità e la volontà di puntare ed investire sulle persone, a lungo termine. In campo e fuori.
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