L'ANALISI
16 Settembre 2025 - 14:32
VERONA - Roba da film quello che è successo al Bentegodi. Film a sorpresa, e non solo perché al nome stampato in rosso sul manifesto, quello di Jamie Vardy, è toccata una particina, quasi una comparsata. Non solo nel minutaggio, mezzoretta recupero compreso, ma anche perché non era la serata giusta perché i nuovi compagni gli potessero dare l’imbeccata giusta. Intanto il ghiaccio è rotto, per brillare non mancheranno le occasioni.
Il film lo hanno fatto altri. Per parlarne, gettono una delle leggendarie colonne sonore western di Ennio Morricone: Il buono, il brutto, il cattivo.
Il buono è il punto. Eccellente, anzi, perché i punti più buoni sono quelli che per prenderli devi pagarli con sudore, lacrime e sangue.
E quello del Bentegodi su questo piano è impagabile, perché fa uscire la Cremo con qualcosa di solido da un match che l’ha vista a lungo, fin troppo a lungo, chiusa all’angolo. Una battaglia che un Verona incalzante, anche sorprendente, ha imposto a una Cremo che era venuta a Verona forse con un filo di spocchia, ma – valore aggiunto della serata – è stata trascinata di nuovo nella realtà. La dura realtà che dice che il mestiere della Cremo è salvarsi, e la salvezza passa per queste seratacce che fai una fatica infame a non perdere contro una diretta rivale che ha azzeccato la partita meglio di te.
Il brutto è il gioco della Cremo, il gioco che la Cremo non è riuscita a fare, nemmeno quando il Verona è fisiologicamente calato e Nicola ha aggiustato la formazione mettendo Sarmiento e Vazquez con Vardy unica punta.
E brutto è anche il gioco che la Cremo non ha saputo impedire al Verona di fare, di comandare. I grigiorossi sono stati ridotti alla pura resistenza passiva. Spesso sommersi a centrocampo e sulle fasce, in sofferenza in difesa dove i piccoli satanassi Orban e Giovane hanno fatto passare lunghi momenti infernali a Baschiroccia e Bianchetti. Attacco non pervenuto. Sanabria e Bonazzoli non sono mai riusciti a dare fastidi a Montipò, e nemmeno a tenere palla; vero che controllare certi pallonacci sparati a vanvera è come pretendere di stoppare un aquilone. Insomma una salutare doccia di realismo tutt’altro che magico, che riporta con i piedi per terra chi eventualmente si fosse fatto abbagliare dai sei punti in due partite.
E il cattivo? Bè il cattivo ha la faccia e soprattutto le mani e i piedi di Emil Audero, il quale dall’inizio al quarantottesimo del secondo tempo, ha inesorabilmente frustrato tutti i tentativi scaligeri di fare quel golletto che avrebbe cambiato tutto, risultato classifica umori e giudizi.
Orban, Giovane e compagni ci hanno provato almeno in una dozzina di occasioni, tutte vistose qualcuna enorme. Niente, Audero quelle indirizzate con mira giuste le ha prese tutte, manco gli fossero spuntate più braccia di quelle di una divinità indiana. E verso la fine in una pausa del gioco il povero Giovane è sembrato chiedere a Emil perché fosse stato così spietato con lui, che ci teneva tanto, povero ragazzo, a festeggiare con un golletto la prima in casa.
E mentre del film scorrevano i titoli di coda la gente grigiorossa sfollava sapendo aver visto la partita più vera di questo inizio di stagione. Quella che ci fa tornare indietro dai confini della realtà. Questa Cremo farà probabilmente più bella figura contro squadre meno assatanate nel ritmo e nell’aggressività di questo Verona. Ma dato che di squadre in agguato per saltarti alla gola ce ne saranno altre, sarà bene preparare qualche contromisura più efficace. D’altra parte Nicola sta ancora studiando le potenzialità di alcuni elementi che si sono appena messi al suo servizio. E le gerarchie non sono ancora definite fino in fondo.
Lungo il campionato ci sarà tanto buono e tanto brutto. L’importante è che il cattivo, quello che fa le parti del bottino, sia dalla nostra parte.
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