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CREMONESE: LA PRIMA VOLTA DI JAMIE

Vardy: debutto di tacco, ovazioni e fischi da ‘re’

Il bomber inglese entra nella ripresa: il boato grigiorosso e la paura degli scaligeri

Fabrizio Barbieri

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fbarbieri@laprovinciacr.it

15 Settembre 2025 - 22:09

Vardy: debutto di tacco, ovazioni e fischi da ‘re’

La moglie di Vardy, Rebekah, con alle sue spalle Alessandra Mussolini, mamma di Romano, a destra il bomber inglese

VERONA - Alla corte di re Jamie. E se anche non è arrivato un gol o la vittoria contro il Verona è stata comunque una giornata speciale, sia per Vardy che per tutti gli appassionati di calcio non solo cremonesi.

Cappellino calcato sulla testa, passo rapido e poche parole ai compagni: Jamie Vardy entra sul prato del Bentegodi con il resto della Cremonese per tastare il terreno di gioco un’ora prima della gara. È la sua prima volta in uno stadio italiano, e il destino ha voluto che fosse proprio a Verona, l’impianto che più di tutti ricorda l’Inghilterra per tifo e clima sugli spalti. Lo sguardo è quello di chi vive la partita già prima di cominciare, con qualche sorriso qua e là, ma con il volto tirato dalla concentrazione.

Il tempo di infilarsi maglia e pantaloncini, ed eccolo nel riscaldamento insieme agli altri panchinari. Gli occhi, inevitabilmente, sono tutti per lui: i tifosi grigiorossi lo seguono in ogni gesto, ma anche il pubblico veronese non gli risparmia sguardi e curiosità. Per quasi mezz’ora Vardy scambia passaggi brevi con Sarmiento e Johnsen, muovendosi con naturalezza, come se volesse assaporare ogni secondo del prepartita.

Poi arriva il momento dell’ingresso ufficiale in campo: la squadra sfila, e si capisce subito chi calamita l’attenzione. Sul lato della Cremonese si contano tredici fotografi accalcati, quasi il doppio rispetto a quelli che attendono il Verona. I bambini della sfilata pre-gara fremono per poter battergli il cinque, e lui, con quel mix di timidezza e disponibilità, non si sottrae. In panchina prende posto accanto a Johnsen, osserva le prime fiammate del Verona con qualche smorfia, ma senza mai perdere la calma.

L’attesa si consuma lentamente, fino all’intervallo. Vardy inizia a scaldarsi, tra l’entusiasmo dei tifosi. All’8’ della ripresa, la chiamata: torna in panchina e infila la maglia grigiorossa. È il suo momento. La palla però non esce, e bisogna aspettare quattro minuti perché lo speaker possa scandire il suo nome. Al posto di Bonazzoli, entra lui, accolto dai fischi del Bentegodi, segno che a 38 anni l’ex simbolo del Leicester incute ancora rispetto e timore. Tre saltelli rapidi sulla gamba sinistra e poi lo scatto verso il campo: gli ‘ohh’ carichi d’attesa dei tifosi della Cremonese diventano un boato quando varca la linea.

Il primo pallone lo tocca col tacco, servendo Sanabria, un gesto d’istinto che scatena subito l’ovazione del settore ospiti. Poi altri due controlli puliti, finché arriva anche il primo errore: un passaggio impreciso che però non incrina il fascino del suo debutto. Vardy prova a muoversi, ad allungare la squadra, a tagliare in profondità, ma la palla giusta non arriva mai. È un assaggio, non una recita completa, ma basta per capire quanta curiosità e quante aspettative ruotino attorno a lui.

Al triplice fischio dopo lo 0-0, ancora una volta, i fotografi si radunano intorno alla sua figura, come fosse l’unico vero protagonista della serata. In tribuna si scorgono persino tifosi veronesi con la sua maglia, testimonianza di un campione che travalica i confini, capace di piacere anche agli avversari. Quasi mitologico, più che semplicemente un calciatore.

Dalla tribuna, con eleganza discreta, la moglie Rebekah lo applaude senza mai perdere l’aplomb britannico. Ma dietro quello sguardo composto, il cuore batte forte per il suo Jamie, proprio come quello dei tifosi della Cremo che hanno atteso con trepidazione questo momento. La prima è andata, e la sensazione è che sia solo l’inizio: ci sarà tempo per entrare nei meccanismi del calcio italiano e della Cremonese. Intanto, il Bentegodi ha vissuto la sua piccola pagina di storia.

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