L'ANALISI
29 Maggio 2024 - 17:59
CREMONA - Ragazzi, il momento è solenne, e allora lasciatemi gettonare un disco solenne. Lo so che questa canzone di Jerry and the Pacemakers è diventata un po’ l’inno del Liverpool, squadra che io decisamente non amo anche perché sono dell’altra sponda, nel derby della Mersey tengo a quelli con la maglia blu; e poi di solito sono allergico ai sentimentalismi applicati al pallone. Ma questa canzone la prendo in prestito lo stesso, perché... se non ora, quando?
Arrivano i vichinghi di laguna, ferocemente decisi a prendersi l’ultimo biglietto per la Terra Promessa. E sarà durissima strapparglielo, anche perché stavolta se dopo tre ore più recupero il conto sarà pari, saranno loro a fare baldoria. E allora, tanto per restare in tema, tutti insieme adesso, come cantava un quartetto di Liverpool che se la cavava benino, quasi come i Måneskin. Tutti insieme, per vivere fino in fondo questa avventura che proprio in queste fasi decisive sta decollando sul piano emotivo e anche tecnico.
Certo, come pesano queste ore di attesa, non passano mai. Figurati che fra le cose che mi danno sui nervi quando guardo la tivù, una molto in alto in classifica è quando il presentatore, al momento culminante della trasmissione dice ‘il vincitore è…’ e si blocca, come colpito da improvvisa amnesia, guarda per un po’ nel vuoto con un’espressione non proprio intelligente, e finalmente si decide a svelarci il nome di chi ha vinto. Nome del quale fra l’altro di solito frega niente a nessuno.
Se mi dà fastidio quella manciata di secondi, figurati come vivo bene questi giorni, queste ore di attesa di un verdetto questo sì che ci preme follemente. Negli occhi abbiamo ancora la Cremo di sabato, da darsi pizzicotti per essere sicuri di essere svegli. Ma adesso tocca smetterla di crogiolarci nel brodo di giuggiole in cui ci ha immerso la partita di sabato, e rimettere i piedi per terra. Rulla di nuovo il tamburo sotto il tendone del circo Zini, il domatore grigiorosso deve infilare la testa nella bocca del leone di San Marco, e strappargli senza anestesia quelle zanne sanguinarie. Roba da far accapponare le unghie.
Il leone fra l’altro è tutt’altro che sazio, il Palermo per lui è stato solo uno stuzzichino. Ma il domatore ha dimostrato di sapere il fatto suo. E poi il circo Zini ha in serbo anche altre attrazioni. Chissà quale altro coniglio bianco mastro Stroppa tirerà fuori dal suo cilindro, adesso che si è scoperto la vocazione di mago. Magari la sorpresa sarà Dennis Johnsen, venuto a gennaio proprio dal Venezia con l’etichetta dello scippo milionario alla diretta concorrente, e non ancora uscito dal cono d’ombra dell’oggetto misterioso. Riuscirà Dennis a convincere il suo genio a uscire dalla lampada, come sta facendo Franco Vazquez a suon di prodigi?
Occhio anche a certi dettagli. Tipo il giorno in più di recupero psicofisico di cui si può giovare il Venezia. O tipo il conto dei giocatori a rischio di squalifica per il ritorno, due per la Cremo – Vazquez e Quagliata – e ben otto nel Venezia, tutti del giro dei titolari. Il che potrebbe indurre i vichinghi di laguna a moderare i bollenti spiriti.
La cosa certa è che la Terra Promessa se la giocano due squadre agli antipodi, muscolare e ormonale il Venezia, più classica, atipica per la serie B, la Cremo. Difficile pensare che con un simile mismatch l’equilibrio duri a lungo. Magari i vichinghi mettono a ferro e fuoco lo Zini. O magari la Cremo impone anche a Vanoli la legge del suo collettivo che adesso sa esaltare le individualità. Vai Cremo, lo sai da un pezzo che non camminerai mai da sola. Non è successo quando annegavi nelle pozzanghere, figurati se ti piantiamo da sola adesso che giochi così.
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