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JUKEBOX GRIGIOROSSO

Al ritorno si va in bianco con una squadra chiaramente meno dotata

All’inizio del secondo tempo era già compromessa una partita che la Cremo si era fatta l’idea abbastanza concreta di poter vincere

Giovanni Ratti

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redazione@laprovincia.it

17 Marzo 2024 - 10:20

CREMONA - È finita fra gli olé irridenti e anche un po’ increduli dei tifosi di casa, in uno stadio altoatesino trasformato per un giorno in una plaza de toros spagnola. E il brutto è che gli olé erano un omaggio non al torero grigiorosso, ma alla presunta vittima designata che lo aveva incornato tre volte. E il più brutto ancora è che il nostro torero si era fatto incornare non da un toro Miura, ma da un Ciervo.

Si chiama così, Riccardo Ciervo, il ragazzo che ha sparso sulla metaforica arena del Druso il meno metaforico sangue grigiorosso. In pochi minuti a cavaliere dell’intervallo, il ragazzo in prestito dal Sassuolo ha rovesciato una partita che la Cremo sembrava avere in mano. Prima ha innescato la reazione a catena che ha portato al gol di Odogwu; e se il possente centravanti quando ha dato la prima incornata a Jungdal era contrastato da Falletti, capisci che nella difesa grigiorossa c’è stato un cortocircuito. Poi ha punito con un rimpallo feroce il pasticciaccio combinato da Antov e Jungdal.

Così all’inizio del secondo tempo era già compromessa una partita che la Cremo si era fatta l’idea abbastanza concreta di poter vincere. Prima Vazquez centra il palo, poi Coda allunga la collezione di gol annullati per fuorigioco misurati col centimetro (come avrebbe detto Dino Viola, mitico presidente della Roma). E poi la partita si cappotta come un’auto fuori controllo. Episodi, si sospira in questi casi, e ci può stare. Però un episodio fa rabbia, due episodi fanno un dubbio, tre episodi fanno un vizio.

Anche al ritorno si va in bianco contro una squadra chiaramente meno dotata di tecnica; chissà se è un caso, o se invece è la conferma che si devono affrontare meglio le avversarie capaci di ingabbiarti sul piano tattico, di infilarti in velocità, e poi di trascinarti nella giungla dei nervi. Anche aiutate da un metro arbitrale che abbassa il livello tecnico delle partite.

Dopo la sosta torna Johnsen, prezioso per dare verve alla manovra e far saltare le gabbie tattiche; torna Collocolo, importante per dare equilibrio al collettivo. E al Druso si è rivisto in panchina anche Buonaiuto. Ma chi al Druso ha giocato doveva fare di più e di meglio, soprattutto quando si è messa male. C’era ancora tempo per rimediare, ma tutto quello che si ricorda della seconda metà della partita, e prima del terzo gol, è l’occasione creata da Zanimacchia e distrutta da Pickel.

Quanto a Charles, anche al Druso ha trasformato la partita in una battaglia personale, stavolta addirittura con tutto lo stadio. Alla Cremo serve il suo agonismo indomito; non servono questi atteggiamenti. Beate le squadre che non hanno bisogno di eroi. La Cremo al Druso ne avrebbe avuto bisogno, ma non ne ha trovati. Adesso ha due settimane di lavoro per fare in modo che dal primo aprile in avanti, nel tempo delle corride decisive, gli olé vengano dalla parte giusta.

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