L'ANALISI
10 Luglio 2025 - 05:30
CREMA - Giulio Maione, laurea in medicina conseguita all’Università del Sacro cuore di Roma e specializzazione al Policlinico Gemelli, è il direttore del reparto di oculistica dell’ospedale Maggiore di Crema.
Il glaucoma è una delle principali cause di cecità irreversibile. Quali i sintomi che devono indurre a un approfondimento e come viene diagnosticato questo tipo di patologia?
«Il problema del glaucoma è che viene definito il ladro silenzioso della vista, perché non dà nessun sintomo e se ne dà, ormai si è in una fase estremamente avanzata e purtroppo irreversibile. Il paziente non ha, quindi, strumenti di autodiagnostica, ma può solo sottoporsi a delle visite oculistiche, che siano periodiche».
Come viene trattato questo tipo di patologia? Esiste una terapia medica, o la chirurgia è l’unica possibilità?
«Il glaucoma, oggi, prevede un algoritmo terapeutico, che parte dalle terapie con i colliri. In associazione a ciò, esistono dei laser di ultima generazione. Noi abbiamo la fortuna, qui a Crema, di avere uno di questi laser che permette, nelle fasi iniziali, di andare a stimolare la parte dell’occhio che favorisce il deflusso dell’umor acqueo. Il cui eccesso è poi la causa sostanziale del glaucoma. Nelle fasi più avanzate, quindi, non in tutti i pazienti affetti da glaucoma, ma solo in una minore percentuale, si procede con la chirurgia. La quale può essere meno invasiva, anche questa di ultima generazione e che abbiamo iniziato a usare da oltre un anno qui a Crema. E una chirurgia un po’ più ‘demolitiva’, per i casi più complessi. Il tutto è finalizzato a eliminare il più grosso fattore di rischio di questa patologia, che è l’ipertono oculare, quindi la pressione alta dell’occhio».
Anche in relazione al glaucoma, la diagnosi precoce rappresenta l’arma vincente?
«Sì, diciamo che nel glaucoma, la terapia corrisponde con la prevenzione e la prevenzione con la terapia. Nel senso che fare diagnosi precoce significa intervenire prima, abbassare la pressione, combattere quelli che sono i fattori di rischio ed evitare quindi che questo danno cronico porti all’impossibilità di un recupero visivo».
Nello specifico, di quali tipologie di strumenti disponete, per il trattamento del glaucoma, all’ospedale di Crema?
«Da oltre un anno, come dicevo, abbiamo in dotazione un laser, che ci permette di effettuare una plastica selettiva, agendo sulla parte dell’occhio responsabile del deflusso dell’umor acqueo. E l’utilizzo di questo laser è estremamente importante. È una condizione che pochi ospedali hanno e che noi, invece, diamo già in prima battuta. A breve arriverà anche un sistema tomografico di ultima generazione, che ci permetterà di effettuare una valutazione anatomica della salute del nervo ottico e quindi di ottenere, in questo modo, una diagnostica maggiormente precoce. Ossia, prima che il danno diventi funzionale, quindi un danno visivo. Ci consentirà di valutare, misurare e considerare il danno anatomico, perché nel glaucoma precede sempre quello che è il danno funzionale».
Quali sono le conseguenze del glaucoma non trattato?
«Il glaucoma altera il campo visivo. Il motivo per cui dicevo, che è un ladro silenzioso della vista, è perché il campo visivo periferico è quello che viene a essere inficiato. E il paziente non se ne accorge, almeno inizialmente. Quando il deficit diventa centrale, il paziente se ne rende conto, ma ormai è troppo tardi. Quindi la diagnostica precoce ha proprio il fine di andare a valutare le alterazioni periferiche, che il paziente non scorge. Qui ci vuole l’oculista, ci vogliono gli strumenti avanzati ed è proprio la valutazione che facciamo, quotidianamente, all’ambulatorio glaucoma, per andare a misurare, monitorare e valutare. Innanzitutto fare una diagnosi e prevedere un follow-up nei pazienti già affetti e quindi in terapia».
Quali sono i principali fattori di rischio?
«Il fattore di rischio più importante è quello oculare, la pressione dell’occhio quindi, che va assolutamente misurata e rientra nella visita oculistica standard. E ciò, proprio perché è il primo fattore che va scongiurato. Vi sono poi dei fattori di rischio più generali, come la razza: le persone di colore e asiatiche sono infatti maggiormente predisposte a questo tipo di patologia. E poi c’è anche l’età: si tratta di una patologia che, generalmente, si manifesta dopo i sessant’anni. Ma va considerata inoltre la familiarità: quindi, chi abbia un parente affetto da glaucoma è sicuramente da attenzionare. Vi sono poi altri fattori oculari, come la miopia».
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