L'ANALISI
VIADANA: IL VIDEO
26 Novembre 2022 - 05:25
VIADANA - «Tutto è iniziato nel corso della pandemia, quando la forzata inattività mi aveva fatto riflettere sulla passione per la fotografia e i video: è stato in quel momento che ho deciso di mettere a frutto questo inclinazione per valorizzare il territorio che conosco e che amo»: Alessio Bonin, 40enne imprenditore nel settore delle piattaforme aeree, ha conquistato importanti palcoscenici internazionali come quelle del britannico «Guardian» grazie alle eccezionali foto scattate con il drone nella zona dell’Isola degli Internati, nel triangolo fra Pomponesco, Dosolo e la sponda emiliana a Gualtieri.
A lui si deve la scoperta del relitto del mercantile affondato dai tedeschi nel corso della Seconda guerra mondiale e che l’eccezionale siccità, già nel mese di marzo, aveva fatto riemergere. «Era primavera, stagione solitamente piovosa e con buoni livelli del fiume — ricorda Bonin — ma già c’erano le avvisaglie di quella che sarebbe stata una terribile estate siccitosa. È così che ho iniziato a effettuare riprese lungo il Po fino a quando mi sono imbattuto in quel relitto di cui si era quasi persa la memoria e che sono riuscito a cogliere dall’alto».
Foto e riprese che hanno letteralmente fatto il giro del mondo dopo essere state pubblicate sui social del 40enne. «È scaturito un grande interesse — il nostro quotidiano le aveva pubblicate il 29 marzo scorso — e con mia grande sorpresa il Guardian ha inviato una giornalista per documentare la grande crisi idrica prendendo spunto proprio da quel mercantile riaffacciatosi alla storia. Abbiamo passato un giorno insieme parlando del Grande Fiume e delle problematiche che lo affliggevano e lo affliggono». Anche l’attuale sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha voluto incontrare Bonin. «Mi ha chiesto di accompagnarlo sul luogo del ritrovamento — conferma —, affascinato dalla storia che era nascosta fra i flutti e che la secca aveva riportato alla luce».
Le drammatiche vicende legate all’emergenza idrica non sono certamente terminate con la fine dell’estate. Tutt’altro. «Nei giorni scorsi — aggiunge il 40enne imprenditore — sono tornato nello stesso luogo e sempre con l’ausilio del drone ho provato a riprendere il relitto la cui sagoma è ancora visibile, anche se il livello dell’acqua è risalito. Nel mese di novembre, quello delle piene se non delle alluvioni, non si è mai potuto vedere quello scheletro di imbarcazione. Ciò testimonia del fatto che la siccità è un fenomeno che persiste ben oltre le stagionalità e tutti noi che viviamo lungo il corso del fiume dobbiamo interrogarci sul perché». Alessio continuerà a documentare il suo territorio. «Certamente, è una passione e ho scoperto che molti apprezzano il mio impegno». Che potrebbe diventare un lavoro. «Mi hanno già chiesto diversi servizi professionali. Non escludo di dedicarvi più tempo...»
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