L'ANALISI
02 Ottobre 2024 - 05:25
CREMONA - «Molto spesso non ci rendiamo conto di cosa siamo diventati, ormai assuefatti alla malvagità e alla cattiveria. Le notizie dell’attualità purtroppo lo confermano. Per questo nel libro accade un ribaltone: man mano che ci frequenta, la Morte diventa quasi più umana di noi». Sceglie l’ironia e la comicità Francesco Muzzopappa per cercare di farci riflettere sulla necessità di tornare a essere umani, a parlarci guardandoci negli occhi, a pensare con il «noi» piuttosto che fermarci all’«io». Una sapida storia di satira contro gli stereotipi e i mali della società costruita trasformando la Morte in una sessantenne apparentemente normalissima che si fa chiamare Maria, perennemente con gli occhiali scuri per non dare nell’occhio. Fa il suo mestiere da circa 5 miliardi di anni, ma in questa società rischia di perdere il senso del proprio lavoro dal momento che arriva a pensare che gli uomini nel corso dei secoli ne hanno annichilito il compito seminando brutalità e cattiveria, sterminandosi a vicenda: «E io che mi sentivo squallida e cattiva: il genere umano non solo mi sta rubando il lavoro, ma ci guadagna pure sopra. Un motivo in più per mettermi in pensione».
Dall’inizio della vita sulla terra programma trapassi – di qualsiasi cosa: esseri umani, piante, animali, intere specie – e che in questo clima umano sia andata in burnout non è una gran sorpresa. Muzzopappa parla del suo nuovo romanzo, ‘Santa Maria, anche la Morte va in burnout’, nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito. Dopo una lunga carriera nel campo del marketing, è diventato adulto anche lui e ogni tanto inframezza libri per ragazzi di grande successo con romanzi per adulti. Scrittore ironico, portatore sano di una comicità intelligente con il vizio di fare pensare, ha vinto i premi Troisi e Guareschi. Stavolta, come detto, ha per protagonista una persona speciale che «si ritrova ad andare in esaurimento nervoso perché il suo è un lavoro impietoso. Lo porta avanti in maniera minuziosa e senza avere fare con il genere umano per non agire secondo personalismi. Quando però decide di chiedere all’Inps notizie circa la sua pensione, si ritrova a fare una cosa mai fatta prima: andare in mezzo alla gente. E lì nasce il disastro perché verifica che cosa siamo diventati, assuefatti alla malvagità e alla cattiveria. Man mano che ci frequenta, la Morte si umanizza, nel senso originario e letterale del termine. Ed è proprio questo che mi è piaciuto raccontare, sempre con una chiave ironica e umoristica, il mondo che stiamo lasciando a chi ci succederà e la mancanza di prospettive». Perfino nell’atto di innamorarsi la Morte si dimostra più trasparente e onesta degli uomini. «Lei, che è veramente molto pura nei sentimenti, si rende conto che gli umani spesso sono più corrotti. L’accoppiata Eros e Tanatos, cioè pulsione di vita e di morte, mai come in questo caso trova evidenza. Anche qui c’è motivo di satira». All’Inps traccheggiano, l’unica risposta che riescono a inventarsi è che per sbrigare la sua pratica occorrerà tempo. Un periodo che Maria impiega interagendo con il mondo e soprattutto con l’oggetto del suo desiderio, Antonio Panini, unto e felice proprietario di un furgoncino da street food. Solo che l’amicizia, l’amore e figurarsi il sesso non sono semplici da gestire, se per migliaia di anni ti sei fatta i fatti tuoi. Maria scopre così che dagli alti e bassi delle relazioni umane non c’è salvezza, nemmeno in un gruppo di preghiera tanto apparentemente innocuo, quanto in realtà assai infido. E siccome tra i pregi della Morte non c’è la tolleranza, quando le cose si complicano – in amicizia, in amore, nelle relazioni con l’Inps – il suo modo di prendere in mano la situazione potrà non piacere a tutti. Muzzopappa scrive quello che vede, viaggiando molto in treno prende spunti da quanto sente dire, dai messaggi vocali mandati a tutto volume in una carrozza affollata (giusto perché il disinteresse verso gli altri è aumentato in maniera esponenziale).
«Diciamo che il mondo è leggermente impazzito, non lo sostengo solo io, ma gran parte della gente. Ho genitori anziani che mi raccontano anche il loro punto di vista e cioè che il mondo è sempre più incomprensibile. Ma la cosa più strana è che anche i miei coetanei fanno veramente fatica ad adattarsi a una società che corre velocissima, che sembra a non occuparsi di noi. Questo clima umano si può raccontare in due modi: cedendo al dramma totale oppure cercando attraverso l’umorismo di far risaltare tutto questo e attraverso la chiave comica, quindi leggera, porre quesiti fondamentali: veramente ci meritiamo questo mondo? Veramente non possiamo fare altro che affidarci alla Morte per cercare una soluzione alla follia che ci circonda?». Francesco Muzzopappa sdogana la commedia umana come genere letterario che, salvo rare eccezioni, non gode di grandissima salute in Italia «Bisogna fare proseliti e convincere la gente che anche attraverso l’umorismo si può riflettere sulla vita perché, come diceva Dorothy Parker, non è solamente ginnastica artistica delle parole. C’è tanto lavoro dietro il tentativo di far ridere, la risata non deve essere colpevolizzata, ma vista come un rispettabile stato d’animo».
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