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3 MINUTI 1 LIBRO: IL VIDEO

Andare per tartufi e ritrovare se stessi

Raffinato, poetico ed evocativo omaggio alla propria terra di Sandro Campani. Un romanzo su gratitudine, affetto, nostalgia, consolazione e libertà

Paolo Gualandris

Email:

pgualandris@laprovinciacr.it

24 Gennaio 2024 - 05:20

CREMONA - Sandro è l’io narrante di pagine dense di gratitudine, d’affetto e nostalgia nei confronti della propria terra. ‘Alzarsi presto’ è un racconto intimo, sorretto da una prosa elegante e mai banale. Sandro Campani appartiene a quella scuola di scrittori capaci di rendere certi luoghi epici e favolosi. Descrive i suoi posti del cuore, sparsi nella valle in cui è nato, una zona a metà strada tra Reggio Emilia e Modena. Parla di ore trascorse a camminare, con gli scarponi che incontrano la terra umida dei sentieri; l’immersione nella natura è una benedizione perché «quando sono nel bosco con mio padre e mio fratello smetto il resto, è tutto fuori, persino dai pensieri. Non ho nemmeno pensieri. Potrei essere bambino, perché anche il tempo è fuori. Ma non sarà per sempre, ed è questo che fa male». Ne parla nella videointervista ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito e sul canale YouTube.

Descrive uno straniamento totale da tutto quello che succede intorno. «Come dico in un altro punto del libro, il demonio della vita accelerata ci spinge a credere di essere incastrati in un turbinio costante di cose, di faccende, mentre invece se ti fermi un attimo e affronti la tua sostanziale inutilità rispetto al mondo capisci che in realtà tutto si attenua e si distanzia, diventa una sorta di nebbiolina nella quale persino il tempo si disperde. Ho questa sensazione la trovo molto affascinante, mi ci ritrovo bene. Contiene anche della paura, però più vado avanti con gli anni e più mi sembra necessaria».

I capitoli scorrono scanditi dagli eventi atmosferici, dalle stagioni, dai ricordi, e allora ecco le giornate di novembre colorate di grigio e di rosso, i faggi che perdono foglie, la nebbia che avvolge ogni cosa, la pioggia finissima che penetra nei vestiti, i laghetti ghiacciati e i cani che vi pattinano sopra.

Sandro nel bosco si sente scivolare indietro in un passato mitico, secoli e secoli addietro. Alcune tra le immagini più suggestive del libro: arrivare a casa quando fa buio, asciugare i cani, pesare i tartufi presi, togliersi gli abiti inzaccherati e scaldarsi davanti al fuoco del camino. Alzarsi presto dà valore alle piccole cose, leggerlo apre le porte di un universo ideale. Un mondo dove ciò che conta è la semplicità. Parole che portano alla mente quattro suggestioni: gratitudine, malinconia, consolazione e soprattutto libertà.

«Sono quattro parole che a me importano molto e che ritengo importanti anche per quel che faccio, non solo nella scrittura ma in generale. In questo libro per una volta non ho inventato personaggi fittizi, ma mi sono fermato a una sorta di autobiografia, reportage se vogliamo chiamarlo così, dove mi importava cogliere appunto i sentimenti di gratitudine e di consolazione. Siamo abituati a usare la parola consolatorio come negativa. No. Siamo esseri umani, spesso pieni di dolore; siamo profondi e cercare negli altri e intorno a noi la consolazione è importante. Ecco, io quando leggo Anton Čechov o Flannery O'Connor provo consolazione per il mio essere umano nonostante la malinconia e il dolore. Poi c’è la libertà, certo. Perché credo che si possa essere liberi quando si accetta di non essere niente al confronto di un bosco, di un sentiero, di una camminata».

Il racconto è di ore trascorse a camminare con gli scarponi che incontrano la terra umida dei sentieri. È la valle in cui è nato ed è un tributo alla sua terra. Da qui la gratitudine. «Certo, e lo è anche alla malinconia. Un tributo che sta sempre attento a non diventare agiografia e a non diventare appropriazione indebita della mia terra, perché in fin dei conti il fatto stesso di scrivere significa che io da questa terra un po’ mi sono staccato, che ho assunto un atteggiamento estetico verso le cose e ho imparato a usare di più la parola e meno le mani. Quindi scrivere di questa terra è per me un piccolo modo di provare a ridarle indietro qualcosa».

Un libro per certi aspetti però anche molto divertente, quando arrivano i racconti dei riti dei tartufai e dei fungaioli. «Un mondo bizzarro, in cui si svolgono lotte, inaspettate battaglie, anche molto cruente, con fatti gravi che però non ho voluto inserire perché mi interessava tenere uno tono tra il malinconico e il divertente, a tratti perfino umoristico. Imprevedibile la serie di accorgimenti di trappole e depistaggi, comportamenti spionistici tra fungaioli e tartufai che poi ne costruiscono la mitologia di quella pratica».

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