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'Vittoria di squadra', il vero regista può anche stare in panchina

La lezione di Michael Collins: fiero, e anche unico astronauta della missione Apollo 11 a non essere sceso sulla Luna

Paolo Gualandris

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pgualandris@laprovinciacr.it

08 Novembre 2023 - 05:25

CREMONA - Si può ribaltare una partita di basket stando in panchina? È ipotizzabile pensare di superare tensioni dentro la squadra semplicemente parlandosi? È credibile che tu sia felice del primo passo dell’uomo sulla luna, benché tu sia rimasto a guardare perché dovevi occuparti della navicella spaziale? Sarah Pellizzari Rabolini risponde tre convinti «sì», e lo fa raccontando la storia di Michele e Bruno, amici-nemici nel basket come nella vita, e di Micheal Collins, l’unico astronauta della missione Apollo 11 a non essere sceso sulla luna il 20 luglio 1969 perché dovette cedere il passo a Neil Armstrong e Buzz Aldrin. ‘Vittoria di squadra, per raggiungere grandi traguardi’ è il titolo del libro destinato ai ragazzi da 9 anni in su, ma che per la chiarezza e la semplicità (che in questo caso è un valore aggiunto) potrebbe fornire spunti di riflessione anche per adulti troppo frettolosi nei loro giudizi sugli altri e sulle cose della vita. L’autrice ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista per ‘Tre minuti un libro’.

Michele e Bruno proprio non si sopportano, ma sono molto più simili di quanto non pensino: a unirli, la grande passione per il basket. C'è però una cosa che è solo di Michele: la sua curiosità per lo spazio e per Michael Collins, una ‘attrazione’ per le cose dello spazio ereditata dal nonno, che però gli fornirà più di uno spunto per risolvere questioni molto... terra terra. Sarà grazie alla sua storia che Michele capirà che dalla panchina a bordo campo si può essere decisivi. Come, l osi scoprirà leggendo la storia.


L’elogio della panchina, dunque. «Si racconta la storia di un ragazzino, Michele, non molto bravo a basket e dunque relegato in panchina - sintetizza l’autrice -. Fondamentalmente però ha una grande passione per i pianeti le storie che riguardano le stelle. Visto che io amo la storia ho voluto raccontare dell'Apollo 11 e quindi l’elogio della panchina era rivolto a Collins. È un po’ la rivincita di quanti stanno dietro le quinte, in panchina appunto, ma in realtà fanno un grande lavoro, forse addirittura maggiore di chi magari ha effettivamente messo il piede sulla luna». Lo hanno definito l’uomo più solo del mondo per quei momenti in cui era scollegato sia dai suoi colleghi che da Cape Canaveral, però ha svolto un ruolo fondamentale. Che poi è lo stesso ruolo che svolge Michele.


Lo scenario è quello di una squadra una squadra di basket dove c’è Bruno, coetaneo avversario ma che forse poi tanto avversario non è. «Per scrivere questa storia mi sono documentata moltissimo e Collins in un’intervista dice esattamente l’opposto, cioè di essersi sempre sentito parte di una squadra. Da qui poi è nata tutta l’idea di romanzare la sua vicenda attraverso la storia di un ragazzino che si sentiva escluso emarginato e bullizzato: Bruno che è il suo avversario e in realtà dovrebbe essere il suo compagno di squadra gliene fa un po' di tutti i colori. Collins diceva diceva sì di sentirsi parte della squadra, ‘però eravamo parte di una missione importante e quindi tutti avevamo un ruolo fondamentale anche se non eravamo amiconi’. Ecco questo è anche un messaggio che mi sembrava importante dare soprattutto ai ragazzini: ci possono anche essere antipatie, quindi non è che dobbiamo essere per forza amiconi per essere rispettosi l’uno dell’altro».

E poi c’è un un altro concetto molto interessante: quello della rivalità. Nello sport, così come nella vita, quando è sana in realtà può essere un valore aggiunto, se vissuta nel rispetto delle regole: «La nostra vita è piena di competizioni, anche con te stesso. L’importante è fare del proprio meglio sempre, ed essere contenti del percorso fatto anche se non si vince». Una sfida che Pellizzari Rabolini sperimenta in prima persona: «Sono un insegnante di lettere, mi piace molto insegnare ai ragazzi a scrivere, cerco di appassionarli alla lettura, ma anche alla letteratura, alla storia. Quando ti dicono ‘prof mi è piaciuta tantissimo questa lezione, questa cosa non la conoscevo mi ha appassionato’ per me insomma è una vittoria. Va bene dai allora nel mio piccolo ho fatto un pezzettino, ho tentato di migliorare il mondo».

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