L'ANALISI
02 Agosto 2023 - 05:25
CREMONA - «Teresa non è alta e non è bassa, non è grassa, non magra... In generale, non si può dire che la figura di Teresa sia disarmonica, che abbia baffi, occhi strabici, mento a scucchia, asimmetrie, evidenti inestetismi, franche malformazioni... no, non è brutta, è solo sfumata». Ci vuole davvero molto talento letterario per raccontare la vita, i pensieri e i sogni di una persona «sfumata», che di sé dice «vivo come la sogliola sul fondale», in modo così accattivante e coinvolgente da farla diventare appassionante come un thriller. La penna è quella di Marta Cai e Teresa, anzi La Tere come la chiama la sua ingombrante (fisicamente e nel senso di asfissiante) madre, è la protagonista di ‘Centomilioni’, romanzo tra i cinque finalisti al premio Campiello. L’autrice ne parla con Paolo Gualandris nella videontervista per la rubrica ‘Tre minuti un libro’ online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.
Col suo sguardo e la sua voce, Cai illumina tutto: è capace di entrare a gamba tesa nei punti di vista dei suoi protagonisti e di rispettare il brusio nelle loro teste, di calibrare perfettamente il montaggio alternato e poi di farlo esplodere, di voler bene a Teresa e di trattarla con ferocia. Ne sono uscite 140 pagine di racconto sua una persona che per sua stessa ammissione non ha nulla da dire. L’ineffabile bellezza della piattezza della vita: «Una piattezza che però alla fine esplode - assicura Cai-. In realtà è tutt’altro che piatta, è tridimensionale, molto inabissata. Io ho veramente questa percezione, se si vuole un po’ allucinata. Un po’ come Alice nel paese delle meraviglie, peraltro il mio libro di formazione, per cui gli oggetti risuonano nelle nostre esistenze quotidiane, urlano benché siano poi spesso silenziate dalle nostre abitudini. Quindi ho voluto raccontare una non storia con una non eroina che non ha veramente nulla di eccezionale. Questa donna, in realtà, è però come se fosse una tenda, sollevata la quale esce fuori veramente un brulicare dell’esistenza».
Una quotidianità vissuta fondamentalmente tra una scuola che lei non ama e una casa che lei considera una prigione rifugiandosi regolarmente nella sua stanza per scrivere un diario, unico momento di vita reale che riesce ad avere. «È una personalità alla ricerca della possibilità di essere un individuo perché è come se i suoi contorni, i suoi confini - ognuno di noi ha dei confini che sono dati dal proprio corpo - fossero i corpi degli altri. Lei insegna in una scuola, ma è la scuola della cugina, vive ancora in casa con i genitori, quindi non riesce a uscire da questo muro rappresentato dalla famiglia, con una madre che parla in continuazione e come una specie di radio non fa che ripetere istruzioni su cose da fare, cose da dire o cose da tacere, che in qualche modo replica la voce della città, una comunità che si perpetua come se fosse una sorta di fiaba grottesca fatta da miseri rituali quotidiani. Il martedì si va a comprare la trippa, il venerdì il merluzzo. Quindi è veramente compressa all’interno di scatole cinesi più sempre più piccole, finché però raggiunge una sorta di cono che la spinge nella propria interiorità. Tutto questo è acuito dall’ambiente circostante: una piccola città, una villetta a schiera, i soliti rituali».
Armata di una lingua impietosa, lirica, umoristica, capace di spiazzare a ogni riga, Cai passeggia tra le strade di una cittadina anonima e riesce a farci sentire lì, pure noi intrappolati tra schiere di villette, banchi del mercato e orizzonti lontanissimi. Ma con la certezza che da un momento all’altro accadrà qualcosa di terribile. «È proprio questo nulla dentro e fuori Teresa che crea l’angoscia, perché ogni azione, ogni gesto, ogni urlo, ogni desiderio, ogni ricordo non riescono minimamente a intaccare la realtà circostante. E questo è un incubo. È capitato più o meno a tutti di sognare di trovarsi in una situazione per cui non si riesce a muoversi, ad afferrare un oggetto e sicuramente si sperimenta un enorme senso di angoscia».
Teresa incontra Alessandro, suo bellissimo ex alunno del quale è follemente innamorata. «Non essere crudele. Non essere sentimentale. Prova a provare davvero qualcosa», scrive nel suo diario. Può sembrare un amore, ma in realtà è una storia di violenza pronta a esplodere. Alessandro è fin troppo gentile. Teresa lo sogna con una vividezza che la tramortisce. Ma lui, quando all’improvviso le riappare davanti dopo mesi di vuoto, ha in mente ben altri progetti. Poi la conclusione - naturalmente non va svelata qui - che che va al di là di ogni aspettativa: «Effettivamente il finale ha generato molti dibattiti, se così posso dire. Alcuni lettori, i soddisfatti, l’hanno considerato inaspettato, altri sono rimasti molto delusi. Succede molto in realtà, perché La Tere in realtà ha compiuto un gesto assolutamente inatteso sia per la sua storia personale, ma anche per come è stata abituata a vivere». Lasciamo ai lettori il piacere di scoprire quale.
Copyright La Provincia di Cremona © 2012 Tutti i diritti riservati
P.Iva 00111740197 - via delle Industrie, 2 - 26100 Cremona
Testata registrata presso il Tribunale di Cremona n. 469 - 23/02/2012
Server Provider: OVH s.r.l. Capo redattore responsabile: Paolo Gualandris