L'ANALISI
AUDITORIUM ARVEDI: IL VIDEO
19 Dicembre 2022 - 09:41
CREMONA - È finita come doveva finire, con il pubblico in piedi ad applaudire il ragazzo che da bambino voleva diventare un grande violinista. «Non avrei mai creduto che un giorno avrei aperto e chiuso lo StradivariFestival, lo dico sempre ai bambini di usare l’immaginazione perché i sogni si possono avverare»: Alessandro Quarta ha appena ottenuto l’ennesimo trionfo al Museo del Violino proprio nel giorno - il 18 dicembre - in cui si ricorda l’anniversario della morte di Stradivari. Raccoglie le ovazioni e ringrazia: Roberto Codazzi che l’ha voluto al festival e che gli vuole bene; Fausto Cacciatori, che «si prende cura di questi bambini figli del mondo» e che ha controllato a vista Il Cremonese 1715 di Stradivari quando non era tra le mani del virtuoso salentino; Anna (Tifu), influenzata, che Quarta ha sostituito all’ultimo momento e che «speriamo guarisca presto perché l’Italia deve essere orgogliosa di talenti come il suo che girano il mondo».
Il concerto all’auditorium Arvedi, va da sé, è stato un trionfo. Un programma tra Sei e Settecento, tra compositori più o meno noti - da Carlo Piazzi a Vivaldi, passando per Merula, Tartini e Monteverdi -contemporanei di Vivaldi, autori di pagine che hanno fatto danzare le corti d’Europa e i salotti aristocratici. Si avvertono echi ancora rinascimentali ma con una vividezza e una coloritura nitide a dare spessore. In scena l’ensemble Musica Antiqua Latina: Katarzyna Solecka (primo violino), Valeria Caponnetto (secondo vioino), Emanuele Mercante (viola barocca), Rossella Policardo (cembalo), Francesco Tomasi (tiorba, chitarra barocca), Giordano Antonelli (violoncello barocco e direttore), Fabio Longo (violone) e Lorenzo D’Erasmo (percussioni storiche). Per rendere il suono più simile a quello suonato all’epoca - quando quelle partiture nascevano e non si aveva paura di suonare o ascoltare musica contemporanea -, la frequenza del La (la nota sui cui si accordano gli strumenti) è stata ridotta da 440 a 415 Hertz, così come sul Cremonese sono state montate corde di budello.
Quarta entra nel Concerto di Tartini. Ha il consueto look che lo differenzia nel compassato mondo della ‘classica’ e ingaggia il suo personale corpo a corpo con il violino, con le note, con il talento. Trascina, incanta, ipnotizza. Ogni tanto sbuffa, si commuove e commuove, dà tutto se stesso e anche di più con una generosità che sembra non avere limiti. È un’interpretazione estremamente fisica, la sua, e l’auditorium tutto questo lo amplifica. I Musica Antiqua Latina lo seguono e lo assecondano, esplodendo nell’Estate di Vivaldi, nell’inseguirsi dei tuoni, nell’epifania del temporale improvviso. C’è tempo per un bis - il concerto durerà quasi due ore - e Quarta improvvisa, con Il Cremonese riportato a 440 «perché voglio sentire la sua potenza»: da Astro del ciel a Michael Jackson, dalla Ciaccona di Bach a Paganini, con echi blues a cucire l’ordito di una sequenza che si vorrebbe non finisse mai.
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