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STAGIONE LIRICA: IL VIDEO

Ardito e avvenente, il dissoluto è punito

Piace l’allestimento di Mario Martone del Don Giovanni mozartiano, cast promosso

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

22 Ottobre 2022 - 14:14

CREMONA - Don Giovanni è un giovane di soli 235 anni. Giovane il cast, giovane il direttore. Un Don Giovanni che corre, strepita, combatte e ama conquista un teatro Ponchielli da tutto esaurito e pieno di giovanissimi scolaretti, incredibilmente silenziosi (almeno fino alla fine del primo atto). L’allestimento (tradizionalissimo e, invero, un po’ statico) di Mario Martone si riduce a una scena fissa, composta da scranni lignei ove risiedono coro e interpreti per tutta la durata dell’opera. Sono gli uomini e (soprattutto) le donne colpite dalle infamie commesse da Don Giovanni, che, a mano a mano, si trova sempre più solo, fino a trovarsi da solo – con Leporello, che si nasconde – di fronte al giudizio finale, impartito dalla figura simbolica della statua/fantasma del Commendatore, trafitto da Don Giovanni al principio dell’opera dopo aver tentato di violentarne la figlia, e infine, sempre solo, avvolto tra le fiamme dell’inferno e trascinato in un aldilà di spiriti e visioni spaventose.

Nell’impostazione data da Martone questo giudizio finale è atteso per tutta la messinscena. E questa attesa è resa evidente proprio dagli spalti quasi tribunalizi che preludono al castigo a cui il protagonista andrà incontro. C’è da dire che l’allestimento ha ormai una ventina d’anni sulle spalle (debuttò a Napoli nel 2002) e i segni dell’età si fanno un po’ sentire: il teatro dell’opera nel frattempo ha fatto passi da gigante, tendendo ad abbandonare un po’ dappertutto scenografie così statiche. Soggettivo il giudizio sulla pratica – ormai trita – di fiondare i cantanti in mezzo al pubblico, attraverso due piccole rampe che collegano palcoscenico e platea. A taluni piace. Altri non amano il canto scandito direttamente nei propri padiglioni auricolari. Ma il pubblico sembra aver gradito (o quantomeno tollerato): insomma, de gustibus non disputandum est. A ben vedere, l’«estensione» del palcoscenico conferisce una certa dinamicità a un allestimento altrimenti limitante e a un’opera che, con le sue circa tre ore di durata, sa mettere alla prova il pubblico meno abituato. Il tutto sembra comunque reso estremamente coerente se si osserva questa esecuzione di Don Giovanni nel suo insieme. Tolto il fatto che, come da tradizione, si è messa in scena una versione «ibrida» – per così dire – di Don Giovanni (cioè che mette insieme le due versioni mozartiane: quella praghese e quella viennese), l’opera è stata proposta secondo filologico rigore, con una regia, per l’appunto, molto fedele al libretto di Da Ponte, e con un’esecuzione musicale rispettosissima della geniale partitura mozartiana. Senza nulla togliere alle pregevoli scelte registiche di Martone e Di Florio, infatti, è certamente il versante musicale quello a convincere maggiormente.

Il podio è gestito dal ventiduenne Riccardo Bisatti. Dirige con una maestria inusuale e strabiliante per la sua età. Precisione, rigore, ottimo coordinamento tra buca e orchestra. Filologico come approccio, sì, ma non manca il tocco personale, che tende ad accentuare i contrasti che fanno di quest’opera un capolavoro immortale, in bilico tra tragedia e commedia. Ottima anche la giovanissima compagine di canto. Il Don Giovanni di Guido Dazzini gode di grande verve scenica, avvenenza e giovane ardimento. Un bello strumento vocale che può ancora maturare e dare grandi soddisfazioni in futuro. È il Leporello di Adolfo Corrado a conquistare il pubblico, anche per una certa simpatia intrinseca al personaggio (e il pubblico ride spesso e di gusto alle sue frasette licenziose), ma vocalmente è di certo la punta di diamante della serata. Lo segue il Don Ottavio di Didier Pieri, che supera a pieni voti la difficoltosa aria «Il mio tesoro intanto». Promosse anche le voci femminili Marianna Mappa (una più che ottima Donna Elvira), Elisa Verzier (preziosa Donna Anna) e Gesua Gallifoco (straordinaria Zerlina). Buone anche le prove di Francesco Samuele Venuti (Masetto) e Pietro Toscano (Commendatore). Spettacolo da godere. Si replica domani alle 15,30.

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