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LA STAGIONE LIRICA AL PONCHIELLI

L’amore si tramuta in furore. Norma, una moderna Medea

La «prima» del capolavoro di Bellini premiata dal pubblico, convincono cast e direttore d’orchestra. Domani si replica

Giulio Solzi Gaboardi

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redazione@laprovinciacr.it

08 Ottobre 2022 - 08:16

L’amore si tramuta in furore. Norma, una moderna Medea

CREMONA - La prima è sempre la prima. Ed è vero che la prima assume sempre i caratteri di un evento mondano mancato, perché Cremona ha sempre un po’ evitato i riflettori, le processioni di pelliccioni, abiti scuri, collane di perle e gemelli d’oro. E a ben vedere è meglio così. Perché al pubblico di Cremona interessano ben poco le apparenze: il pubblico cremonese ascolta la musica, vive l’opera per ciò che è. Così la prima della stagione lirica, per i cremonesi, non è un evento mondano alla Jep Gambardella, è più un ritorno in quella piccola, grande casa di legno e velluto che è il nostro teatro. Il Ponchielli ha comunque inaugurato la stagione in pompa magna, con tanto di Inno di Mameli cantato da tutto il pubblico in piedi e seguito da un lungo applauso, carabinieri in alta uniforme e ospiti illustri. Una serata di sfarzo contenuto ma comunque di grande effetto, forse proprio perché semplice e quasi intima, malgrado il sold out. Insomma, una bella prima.

La «prima» della stagione lirica ha regalato un pizzico di mondanità pur senza sfarzo

Norma è un capolavoro immortale. Bellini in quelle pagine di pure emozioni traduce il dramma di una donna, un’amante e una madre, che vede frantumarsi davanti a sé tutta la sua vita quando apprende il tradimento del suo amato Pollione. Un nemico: il Romano che invade la sua terra, che schiaccia i suoi dèi, che incatena il suo popolo. Eppure non può sfuggire alla forza dell’amore, non può dimenticare la passione di un tempo. La passione si tramuta allora in furore, e Norma – moderna Medea – medita di uccidere i figli, ma, a differenza del modello euripideo, desiste, cedendo all’amore, e sceglie invece di morire con l’amato, in un rogo (dal sapore virgiliano) che cancellerà tutte le colpe. Così l’odio ritorna amore e il fuoco si tramuta in balsamo. Gli echi classici di quest’opera straordinaria sono la stella polare cui fa riferimento anche la regista, Elena Barbalich, che propone un allestimento rispettoso del libretto di Felice Romani, pur senza negare qualche astuto sguardo al presente (e al futuro): al forte simbolismo della messinscena si affiancano infatti un sapientissimo uso delle luci di Marco Giusti e costumi e scene (entrambi di Tommaso Lagattolla) di grande impatto visivo.

Un momento di Norma, l’opera lirica di Bellini andata in scena ieri sera al Ponchielli 

Barbalich immagina Norma come inserita in un mondo contornato da un’atmosfera mistica e impalpabile, e mette in scena la contrapposizione (già euripidea, se si pensa alla coppia Medea-Giasone) tra due mondi, lo scontro di civiltà che avviene tra due amanti di diversa provenienza geografica e culturale: Norma e Pollione. Il grande cerchio luminoso a cui Norma rivolge la sua dolce e solenne preghiera («Casta diva») rappresenta quella religione che distingue, divide e contrappone, ma che è anche segno identitario che impone doveri e fedeltà: è la luna della preghiera di Norma, la castità di Adalgisa insidiata da Pollione, la prigione che Pollione combatte. Una regia ben impostata, teatralmente efficacissima, che forse non osa moltissimo, ma che certamente regala al pubblico un impatto estetico di grande effetto. Sul podio il ventisettenne Alessandro Bonato rinfresca una partitura che vede un essenziale organico orchestrale a servizio del canto. Una direzione che convince il pubblico cremonese, che premia il giovane direttore con una lunga sequela di «bravo». Meritati.

È una lettura, la sua, incalzante e che ben lega la messinscena, senza smorzare la solennità necessaria in alcuni passaggi. Convince anche il cast. Nella Norma di Martina Gresia (chiamata un po’ all’ultimo, sia a Cremona che a Brescia, a sostituzione del soprano previsto) ben convivono solennità e intimismo. Gresia gode inoltre di un timbro adatto al ruolo di Norma, che le concede agilità sia negli acuti che nei gravi. Antonio Corianò dipinge un Pollione superbo in scena e veramente piacevole nel suo timbro versatile di stampo baritenorile (richiesto dal ruolo e spesso non rispettato): un cantante che promette bene. Anche Adalgisa è sostituita in corsa da Veta Pilipenko. Pilipenko si ambienta velocemente e regala una prova di alto livello, sia vocalmente che scenicamente: chapeau. Alessandro Spinta interpreta un Oroveso imponente. Bene la Clotilde di Benedetta Mazzetto e il Flavio di Raffaele Feo. Bene anche il coro di OperaLombardia guidato da Massimo Fiocchi Malaspina. Una Norma che merita di essere vista e ascoltata per una serie infinita di motivi. Chi se la fosse persa ha l’occasione di redimersi con la replica di domani pomeriggio alle 15,30.

FOTO: FOTOLIVE/SALVO LIUZZI

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