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PILLOLE DI SALUTE

Casa di comunità, risposta ai fragili

La direttrice sociosanitaria dell’Asst e i percorsi. Il 37% dei cremaschi con una patologia cronica

Cristiano Mariani

Email:

cmariani@laprovinciacr.it

20 Novembre 2025 - 05:25

CREMA - Laurea in psicologia e specializzazione in psicoterapia clinica, conseguite all’università di Padova, Carolina Maffezzoni è la direttrice sociosanitaria dell’Asst di Crema.

Le Case di comunità sono la nuova frontiera della medicina di prossimità, quella di Crema in via Grmasci verrà inaugurata domani, di che cosa si tratta a livello di servizi?
«La Casa di comunità è il presidio territoriale di prossimità al quale i cremaschi potranno accedere, per richiedere assistenza sanitaria o sociosanitaria. Vuole garantire un un’unitarietà dell’accesso e un’integrazione all’assistenza, la valutazione del bisogno della persona e l’accompagnamento nell’individuazione della risposta più appropriata. La Casa di comunità dovrà sostenere anche programmi di prevenzione, oltre alla promozione della salute e garantire la continuità dell’assistenza».

Ricorre un acronimo quando si parla di Case di comunità, il Pua, cosa individua?
«Il punto unico di accesso, all’interno della Casa della comunità, è il primo luogo dove il cittadino viene accolto, viene ascoltato in riferimento al bisogno che porta. Vi si realizza l’integrazione tra l’Asst e l’ambito territoriale e sociale. In virtù di un accordo definito con i Comuni, all’interno del Pua opera anche un assistente sociale d’ambito».

Quali sono i servizi attualmente attivi e quali saranno disponibili per i cremaschi in questa struttura?
«La struttura vede attivi il punto unico di accesso e vi saranno ambulatori specialistici di medicina interna, di geriatria, di nefrologia. Ambulatori per i medici di medicina generale e per i pediatri di libera scelta e vi troverà sede anche l’ex guardia medica. Vi saranno ambulatori di psicologia delle cure primarie, di psicologia territoriale. C’è il servizio delle cure domiciliari integrate e anche il centro adozioni, l’ufficio protezione giuridica, invalidi e patenti, la commissione medico legale. Oltre all’ambulatorio infermieristico e ai servizi di cure primarie con i servizi di protesica e di scelta revoca. L’équipe di valutazione multidimensionale, il punto prelievi. E un ruolo particolare verrà svolto per quanto attiene alle persone che abbiano malattie croniche».

Nello specifico, come supportate il malato cronico?
«Le persone con patologie croniche, nel nostro distretto, rappresentano il 37% della popolazione e avranno all’interno della Casa della comunità un centro servizi, con il compito di organizzare e semplificare per loro il percorso di cura. Quindi, potranno accedere agli ambulatori specialistici e ricevere le prestazioni necessarie. Il centro servizi si farà carico di prenotare poi gli esami e i controlli periodici. E potrà pagare lì anche gli eventuali ticket».

Che ruolo ha l’équipe di valutazione multidimensionale e che cos’è il servizio per le cure domiciliari?
«Allora, l’équipe di valutazione multidimensionale è composta da professionisti diversi, in funzione anche della tipologia di bisogno e in funzione del servizio da attivare. Sono infermieri di comunità, assistenti sociali e fisioterapisti, ma può anche essere integrata da ulteriori figure come quella dello psicologo, dell’educatore o dell’assistente sanitario. Il compito è di fare una valutazione dei bisogni più complessi, quelli che richiedono una risposta multiprofessionale».

Per esempio?
«Interviene quando c’è da attivare, per esempio, il servizio di cure domiciliari; la richiesta di percorsi assistenziali con più figure. Un altro esempio riguarda l’attivazione della residenzialità assistita per la popolazione anziana, che necessiti di una residenzialità che non è ancora una Rsa, ma è una struttura di tipo sociale, che garantisce anche prestazioni sociosanitarie. C’è un accordo che è stato siglato tra noi, i Comuni e le Rsa, per il quale l’équipe multidimensionale interviene insieme agli assistenti sociali d’ambito, per la valutazione finalizzata all’inserimento nelle liste d’attesa delle Rsa stesse. Questo naturalmente assicura alle persone un’unitarietà dei criteri di accesso. Le cure domiciliari si sostanziano, invece, in un servizio che individua la casa della persona come luogo all’interno del quale vengono assicurate le cure necessarie a rispondere ai bisogni sociosanitari. È un servizio che viene attivato sulla base di una prescrizione da parte del medico di medicina generale o dello specialista. Per esempio, quando una persona è ricoverata in un reparto ospedaliero e avrebbe la necessità di tornare per essere stabilizzata. Viene attivato il percorso dell’assistenza domiciliare, che può contemplare accessi di natura infermieristica, oppure fisioterapica».

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