L'ANALISI
14 Novembre 2025 - 05:25
CREMONA - È di origini canadesi e si è portato undici allievi provenienti da tutto il mondo. Jean-Guihen Queyras si coccola il violoncello Stradivari “Kaiser” (1707): uno strumento storico tornato nella città in cui è stato costruito per essere ascoltato, studiato e valorizzato. L’occasione per sentire la voce dello strumento e apprezzare il virtuosismo del maestro e dei suoi allievi sarà questo pomeriggio alle 19, in sala Maffei, per la chiusura della masterclass di Queyras, ospite della Fondazione Casa Stradivari. Si tratta del primo appuntamento crossover tra musica e liuteria del nuovo anno di lezioni.
«Da due giorni, con la mia classe, stiamo vivendo qualcosa di magico nella vostra città — afferma —. È la prima volta che visito Cremona: sia io sia i miei allievi siamo rimasti incantati dalla sua bellezza, dal vivace clima culturale e, naturalmente, dall’ottima cucina. Per me, poi, l’idea che lo Stradivari “Kaiser” torni a casa, magari proprio qui, a Casa Stradivari, dove forse è stato costruito dal grande liutaio, mi emoziona profondamente».
Queyras sottolinea il valore del progetto di Casa Stradivari, in piena sintonia con Fabrizio Von Arx, che non nasconde la soddisfazione nel sentire nelle parole del collega la filosofia della scuola di alta formazione: «Ciò che rende unico questo progetto è la possibilità di far incontrare musicisti e liutai, di lavorare affinché i due mondi tornino a dialogare con maggiore frequenza — racconta —. Per me e per i miei studenti è fondamentale il confronto con i liutai. Ho suonato alcuni degli strumenti realizzati dai ragazzi del corso, ma sia i giovani liutai sia i maestri hanno avuto modo di vedere e toccare il violoncello ‘Kaiser’, studiarlo e osservarlo con l’occhio particolare dell’artigiano-artista che crea strumenti ad arco. È importante che liutai e musicisti interagiscano».

Per Queyras, tutto ciò non può che avere un respiro internazionale: «I miei studenti arrivano da tutta Europa: ci sono francesi, tedeschi, svedesi, turchi e, naturalmente, anche un italiano — racconta —. Sono ragazzi già diplomati o in procinto di conseguire il baccalaureato. È bella questa commistione di età e competenze, perché dà alla classe una dinamicità molto interessante».
Von Arx osserva a sua volta: «Il metodo di Queyras è impostato su un dialogo continuo con i suoi allievi: non è il maestro che mostra semplicemente come si esegue un brano, ma lavora sul confronto e sull’interazione — ha spiegato —. È stato emozionante vederlo suonare gli strumenti realizzati da Alberto Luca Stella, Francesco Panazza e Louis Marin, gli studenti del primo corso, ed esaltarne le caratteristiche e le qualità».
Inevitabile un accenno al privilegio di suonare uno Stradivari nella casa del massimo liutaio: «Solitamente non sono feticista, ma devo dire che questa condizione è estremamente emozionante: sembra che il tempo si annulli, ho l’impressione che il ‘Kaiser’ abbia ritrovato il luogo in cui è nato — afferma —. Uso anche strumenti di liuteria contemporanea e, in quanto compositore, per me è fondamentale il lavoro a stretto contatto con il liutaio. È proprio questo che sta facendo Casa Stradivari: recuperare una tradizione andata perduta, che oggi può rappresentare un’occasione unica per musicisti e liutai».
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