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IL DIALOGO PER LA PACE. IL VIDEO

«Non dimenticate Gaza, l’Italia ha fatto tanto»

In duomo il vescovo Napolioni, il rabbino Milgrom e il sindaco Virgilio. «Non arrendiamoci»

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

11 Novembre 2025 - 18:33

CREMONA - Il ‘Evenu Shalom Aleichem’ (Abbiamo portato pace a voi) ha risuonato questa sera, intonato dal vescovo, Antonio Napolioni e dal rabbino Jeremy Milgrom, alla fine dell’incontro ‘Come Omobono, donne e uomini di pace’, promosso da Pax Christi, il Tavolo della Pace, la Diocesi e il Comune di Cremona. L’invito a farsi portatori di pace e a non smettere di tenere desta l’attenzione nei confronti di quanto sta accadendo a Gaza ha caratterizzato l’appuntamento di questa sera, alla vigilia della festa patronale. Il rabbino Milgron ha chiesto di farsi portatore di pace: «Non smettete di protestare, di agire per Gaza — ha detto —. Le proteste in piazza, l’azione della flottiglia hanno aiutato, ora non si muore più di fame, muoiono meno persone, in questa tregua pur fragilissima. Non dimenticate Gaza».

Don Umberto Zanaboni, responsabile dell’Ufficio Missionario si è ricollegato all’incontro di Bozzolo e al Manifesto per la pace di cui il preside Alberto Ferrari ha letto alcuni brani. Il sindaco Andrea Virgilio ha raccontato della dottoressa palestinese Alaa al-Najjar che in un bombardamento ha perso 9 su dieci figli. La storia raccolta da Gramellini ha permesso al primo cittadino di mettere in relazione quell’orrore con la dichiarazione di un ragazzo del Congo che ha definito Gaza un laboratorio per l’anima, perché forse davanti a quelle atrocità possiamo ricostruire la nostra umanità indurita. «Accogliervi nella nostra cattedrale – ha esordito il vescovo Napolioni – è un segno tangibile della fraternità che vogliamo vivere e testimoniare». Rievocando il suo recente viaggio in Terra Santa insieme ai vescovi lombardi, Napolioni ha descritto il fascino e la fragilità di quella terra «che chiamiamo Santa non per isolarla dal resto del mondo, ma perché Dio vi ha abitato la storia dei suoi figli».

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Nel suo racconto, Napolioni ha rievocato volti e incontri che gli hanno toccato il cuore: «Negli adulti ebrei ho visto San Giuseppe, nelle ragazze palestinesi ho riconosciuto Maria. Sono i popoli da cui è venuto Gesù, per tutti e in tutti». Il viaggio in Terra Santa – ha spiegato – è stato anche occasione di confronto con comunità ferite ma resilienti: «Abbiamo incontrato genitori israeliani e palestinesi uniti dal dolore dei figli uccisi, capaci di trasformare le lacrime in un’amicizia che sfida l’odio». Napolioni ha poi ricordato l’importanza della memoria storica anche dentro la cattedrale di Cremona, dove l’affresco della Crocifissione del Pordenone reca i segni di un’epoca segnata da contrapposizioni e antisemitismo: «Non possiamo dimenticare che il linguaggio della fede, per secoli, ha contribuito a dividere. Ma il Concilio Vaticano II ha inaugurato un cammino di dialogo».

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Commosso e diretto, l’intervento del rabbino Milgrom: «Sono felice di essere qui, ma anche spaventato. Sento che Dio è presente tra noi, eppure temo di non riuscire a sopravvivere al terrore che vediamo nella nostra terra». Il rabbino ha espresso gratitudine per la solidarietà ricevuta: «C’è stata una grande risposta dal popolo italiano. Le manifestazioni, le petizioni, le voci per la pace hanno salvato vite. Più cibo è arrivato a Gaza grazie a queste proteste. Avete fatto la differenza, e vi dico grazie».

Milgrom ha parlato della ‘durezza del cuore’ che nasce dalla paura: «Dopo l’attacco del 7 ottobre ci siamo sentiti più vulnerabili. È come se la nostra anima si fosse indurita. Alcuni, accecati dal terrore, arrivano a dire che i bambini palestinesi dovrebbero morire perché un giorno potrebbero diventare nemici. È terribile». Per questo, ha aggiunto, «anche se oggi muoiono meno persone, non possiamo dirci soddisfatti. Una sola morte è già troppo. Trump guarda altrove, in questo momento il ruolo dell’Europa e la vostra attenzione sono più che mai determinanti».

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Milgrom ha poi indicato segni di speranza, grazie all’impegno italiano: «Il gruppo italiano, Vento di Terra, ha contribuito a costruire una scuola in Cisgiordania, salvandola dalla distruzione voluta da Israele. È uno dei pochi esempi di successo in quarant’anni di lavoro per la pace, ed è merito dell’Italia». Il rabbino ha concluso invitando a non arrendersi: «Anche se mi vergogno per quello che accade, credo che insieme possiamo costruire qualcosa. La pace, anche quando non è popolare, va custodita».

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