L'ANALISI
02 Novembre 2025 - 05:25
CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ è la dottoressa Alessia Giossi, medico neurologo della Neurologia dell’Ospedale di Cremona.
Che cos'è l'ictus?
«L’ictus rappresenta la comparsa improvvisa di sintomi e segni neurologici dovuti a un disturbo della circolazione cerebrale. Il termine deriva dal latino, ma anche in inglese si usa un termine simile, stroke, che significa colpo, proprio perché l'ictus colpisce all’improvviso. I sintomi possono essere molto vari: difficoltà nell’esprimersi verbalmente o nel comprendere il linguaggio, problemi ad articolare le parole, disturbi visivi di tipo campimetrico, perdita di forza a un lato del corpo o disturbi della coordinazione. Possono anche manifestarsi problemi sensoriali o un mal di testa improvviso e fortissimo, tipico dell’ictus emorragico. Le due principali tipologie sono infatti l’ictus ischemico, che rappresenta circa l’80% dei casi, causato da ridotta affluenza di sangue a un’area cerebrale per trombi o emboli, ed emorragico, dovuto alla rottura di un vaso per ipertensione, malformazioni artero-venose o aneurismi, che riguarda circa il 20% dei casi. L’ictus è tra le principali cause di disabilità nel mondo ed è sempre tra le prime cause di morte».
Cosa bisogna fare in caso di comparsa dei sintomi?
«Per l’ictus è fondamentale un’attivazione precoce dei soccorsi. Il paziente deve essere portato il prima possibile in ospedale, non necessariamente il più vicino, ma quello di riferimento per il trattamento che si potrà effettuare. Prima si iniziano le cure, maggiore è la possibilità di limitare i danni dovuti alla riduzione del flusso cerebrale, perché esistono trattamenti considerati ‘tempo dipendenti’. Se una persona accusa i primi sintomi, oppure si osservano in altri, non bisogna chiedere pareri ad amici o al medico di base: chiamare direttamente il 112 permette l’attivazione del cosiddetto codice ictus, che coinvolge tutta l’équipe, dai medici del pronto soccorso agli infermieri, dalla radiologia al neurologo. L’obiettivo è garantire la diagnosi e le cure nel minor tempo possibile, attivando rapidamente tutta la catena assistenziale».
Si può prevenire?
«La prevenzione è fondamentale, soprattutto controllando i fattori di rischio, che possono essere modificabili o non modificabili. I non modificabili includono età, familiarità e sesso. I modificabili richiedono attenzione estrema. Recentemente, nel congresso mondiale sull’ictus cerebrale, si è sottolineata l’importanza di controllare la pressione arteriosa, seguire una dieta sana, praticare attività fisica costante, controllare la glicemia per prevenire o gestire il diabete, mantenere un peso corporeo adeguato, monitorare il colesterolo, evitare il fumo e seguire un’adeguata igiene del sonno. Questi otto elementi sono considerati essenziali per ridurre significativamente il rischio di ictus».
Si può curare?
«Sì, l’ictus si può curare. La prevenzione primaria e secondaria mira a gestire i fattori di rischio. Per l’ictus ischemico esistono terapie riperfusive, ‘tempo dipendenti’, che permettono di ripristinare la circolazione nel vaso occluso. Queste comprendono la terapia fibrinolitica, che dissolve il trombo mediante farmaco sistemico, e la trombectomia, che rimuove meccanicamente l’occlusione in sala angiografica grazie ai neuroradiologi interventisti. Se il paziente non è eleggibile a questi trattamenti, si applicano terapie convenzionali con farmaci antitrombotici o anticoagulanti, in base all’eziologia dell’ictus. È fondamentale anche la collaborazione con i centri specialistici, ad esempio per la gestione della fibrillazione atriale, la più comune causa di ictus nella popolazione di età avanzata, e per il controllo ottimale di glicemia, pressione e colesterolo, attraverso trattamenti mirati, così da ridurre il rischio di recidive e migliorare la prognosi complessiva».
La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito internet del quotidiano La Provincia di Cremona e di Crema e anche sul suo canale YouTube.
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