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PILLOLE DI SALUTE

«Vaccinarsi, un gesto per proteggere tutti»

Marco Severgnini, coordinatore della struttura per la profilassi: «Informare sciogliendo i dubbi è il primo passo»

Cristiano Mariani

Email:

cmariani@laprovinciacr.it

10 Ottobre 2025 - 05:20

CREMA - Marco Severgnini, laureato sia in assistenza sanitaria all’Università degli Studi di Brescia, sia in scienze delle professioni sanitarie a Milano e specializzato in management, coordina la struttura per le vaccinazioni e la sorveglianza delle malattie dell’Asst di Crema.

Qual è il ruolo dei vaccini nella tutela della salute?
«Rispetto al passato, abbiamo un numero molto superiore di possibilità vaccinali. Pertanto, la nostra vita è molto più tutelata. La vaccinazione, del resto, è quella prestazione che cerca di donare qualità alla vita, non solo allungandola, ma cercando proprio di non farci ammalare, così da garantirne un’esistenza serena».

Proprio in questi giorni è in fase di avvio la nuova campagna vaccinale per l’influenza. Quali sono i vostri obiettivi come Azienda sociosanitaria?
«I nostri obiettivi sono quelli di ogni anno: migliorare. E il miglioramento riguarda sia il punto di vista della disponibilità, quindi informare, cercare di rendere maggiormente consapevoli le persone di questa importante possibilità e di riflesso, quindi, cercare di coprire maggiormente i nostri cittadini con uno strumento formidabile di prevenzione».

Vi sono delle novità nella campagna antinfluenzale, rispetto agli anni scorsi?
«Rispetto ai vaccini mi sento di dire di no, perché i vaccini sono sempre molto sicuri ed efficaci e vengono aggiornati di stagione in stagione. La grossa novità in Lombardia è che tutti quanti, quindi a partire dai 6 mesi di età, potranno vaccinarsi e quindi prenotare a partire dal 13 di ottobre e non più da novembre, com’era invece negli anni passati».

Proprio in ambito vaccinale, l’Asst di Crema ha ricevuto di recente un riconoscimento a livello lombardo. Di che cosa si tratta?
«È un riconoscimento molto importante che si riallaccia alla prima domanda, quindi donare qualità alla nostra vita. Perché si tratta di un progetto e un premio che riguarda soprattutto le persone croniche all’interno della nostra azienda sanitaria. Vengono create delle interfacce, dei percorsi, delle reti che permettono ai pazienti fragili di poter essere vaccinati, o nei reparti o nei centri, come ad esempio il centro antidiabetico. O, come nel caso delle donne in gravidanza, avere un accesso diretto presso il centro vaccinale. E ciò ci ha permesso di vaccinare molto, informare molto e pertanto avere un riconoscimento, un primato a livello lombardo».

Che adesione vi aspettate quest’anno alla campagna antinfluenzale?
«Diciamo che il termometro è abbastanza già elevato, perché in tre-quattro giorni — la campagna è partita il primo del mese — solo il nostro centro ha già eseguito circa 600 somministrazioni. Quindi, diciamo che il trend sembrerebbe molto buono. E il nostro augurio è di conseguenza di poter migliorare le vaccinazioni eseguite l’anno scorso».

Come rispondete ai dubbi o allo scetticismo, attorno alle vaccinazioni in generale?
«A livello aziendale teniamo molto alla comunicazione: i nostri cittadini, quindi, si possono tenere informati. E in seconda battuta, il nostro centro vaccinale non ha, diciamo, orari predefiniti di chiusura; pertanto siamo sempre disponibili, aperti sia personalmente, ma anche telefonicamente o con mail a rispondere a tutti i dubbi e ai quesiti della cittadinanza. Ribadisco, ci teniamo molto alla comunicazione e ci teniamo molto a che i cittadini si vaccino, ma ancora prima che siano consapevoli e abbiano un consenso pieno a ciò che noi proponiamo».

Cosa si sentirebbe di dire alle persone scettiche?
«Dico che noi del centro vaccinale, noi operatori sanitari siamo in prima linea e siamo di esempio per loro. Io mi sono già vaccinato e credo che questo sia l’esempio più bello e più importante per loro. E in aggiunta, diciamo che tutti noi dovremmo evitare di pensare solo a noi stessi, ma fare anche qualcosa per chi non ne ha la possibilità: ossia tutte quelle persone che, per malattie o difficoltà, non possono essere vaccinate. Quindi sì, mi proteggo io, certo; ma allo stesso tempo lo faccio per garantire una protezione anche tutti quelli che non riescono, oppure semplicemente non possono farlo».

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