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PILLOLE DI SALUTE

West Nile: «Usare i repellenti è la miglior prevenzione contro il virus»

Il medico igienista del Maggiore di Crema: nessun allarme, ma è comunque meglio mettere in pratica degli accorgimenti per i fragili

Cristiano Mariani

Email:

cmariani@laprovinciacr.it

07 Agosto 2025 - 05:20

CREMA - Laurea conseguita all’università di Parma, Luigi Vezzosi, specializzato in Igiene, è esperto di arbovirosi e dirigente medico dell’ospedale Maggiore di Crema.

Dottore, che cos’è il West Nile virus; come viene trasmesso e qual è la situazione nel distretto di competenza dell’Asst?
«Innanzitutto, stiamo parlando di un virus noto, scoperto nel 1937 nel distretto West Nil dell’Uganda, di qui il nome. Rientra tra i virus sorvegliati nel piano nazionale di erbovirosi 2020-2025, pubblicato dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di sanità. La Regione Lombardia ha individuato due laboratori di riferimento, per la diagnosi specifica. Mentre, per quanto riguarda la situazione epidemiologica, attualmente in Lombardia, Crema inclusa, non c’è nessun allarme. Chiaramente, la sorveglianza è attiva da maggio a novembre. Ma nel distretto di Crema non abbiamo nessun caso confermato. In Lombardia, ne sono stati individuati due, in altre province. E per quanto riguarda il trend di quest’anno, siamo in linea con gli scorsi».

Quali ne sono i sintomi?
«La maggior parte delle infezioni sono sostanzialmente asintomatiche: solo dei riscontri occasionali permettono di rivelarle. In particolare, lo screening che viene effettuato nei donatori di sangue, per verificare che non vi siano donatori che possano trasmettere il virus. Un 20%, invece, può avere dei sintomi simili a quelli dell’influenza, quindi con febbre, cefalee, artralgie, che comunque guariscono spontaneamente, o con dei farmaci sintomatici, che però devono essere sempre assunti previo consulto medico. Mentre nell’1% dei soggetti, in realtà già predisposti, quindi over 65 anni immunodepressi o con cronicità, possono esserci più facilmente alcune manifestazioni neurologiche. E in un caso su mille, potrebbe esserci l’encefalite da West Nil, che è appunto la forma severa. Però, lo ripeto, a oggi non abbiamo nessun caso a Crema».

Nel dettaglio, come viene diagnosticato il virus, al di là degli screening?
«È sicuramente un aspetto importante: quando la persona riferisce di punture di zanzare, dato che il virus West Nile, tendenzialmente, è sempre stato più diffuso nel delta del Po e nel nord dell’Italia, a seguito di positività riscontate negli uccelli e negli equini che vengono comunicate anche alla prevenzione umana, scattano appunto delle segnalazioni che fanno capire che c’è una circolazione del virus nei vari territori. A livello umano, l’infezione si trasmette principalmente tramite la puntura di zanzara e quindi, nel caso in cui si sospetti per la sintomatologia che abbiamo descritto prima una possibile infezione da West Nile, devono essere raccolti dei campioni. In particolare di sangue e di urine. Ciò, per quanto riguarda le forme non neuroinvasive. Mentre per le forme neuroinvasive può essere opportuno raccogliere anche il liquor: si tratta quindi di una metodica piuttosto invasiva, adottata solo per queste forme specifiche».

Una volta raccolti questi campioni, cosa accade?
«Vengono inviati a uno dei due laboratori regionali di riferimento, che sono quello del Policlinico San Matteo di Pavia, o quello dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco, per la conferma. La diagnostica del caso viene eseguita attraverso o un test sierologico, oppure tramite un test molecolare».

Una volta identificata la positività, esiste una terapia specifica per la cura?
«Al momento non esistono né un vaccino preventivo, né una terapia specifica. E quindi è fondamentale, per questo motivo, attuare tutte le misure preventive, per cercare di limitare la diffusione dei casi. In particolare, lo sottolineo ancora, i soggetti anziani immunodepressi, o con cronicità, dovrebbero adottare comportamenti preventivi a livello individuale. Come l’impiego dei repellenti, quando si trascorrono delle ore all’aperto, l’utilizzo di vestiti il più possibile coprenti, per quello che è chiaramente possibile fare in estate. Ma anche dotare le proprie case di zanzariere, evitare ristagni, cambiare l’acqua nelle ciotole o nelle piscine quando possibile e anche effettuare degli interventi larvicidi nei nei propri giardini. Poi c’è l’aspetto che vede in gioco i vari Comuni, con gli interventi di disinfestazione e appunto la Regione, che già da maggio ha diramato a tutte le amministrazioni comunali una comunicazione, nella quale invita a provvedere a eventuali interventi specifici in tema di disinfestazione».


IL PROSSIMO APPUNTAMENTO CON ‘PILLOLE DI SALUTE’ È FISSATO PER IL 28 DI AGOSTO

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