L'ANALISI
08 Maggio 2025 - 08:00
CREMONA - Donata ha 61anni, vive in provincia di Bergamo e oggi, 8 maggio 2025, giornata dedicata alla prevenzione del tumore ovarico, celebra la sua rinascita. Sì, perché tre anni fa, in questi stessi giorni, è stata operata all’Ospedale di Cremona di un tumore ovarico di grosse dimensioni e in stadio avanzato.
Un marito due figli e un nipotino, Mattia, che nomina di continuo, Donata racconta con energia luminosa il suo lungo percorso di malattia e cura: «Da subito — spiega — ho capito che la situazione era seria, con poche speranze, mi sono sentita impaurita, non ero pronta per una malattia così grave. Pensavo alla mia famiglia, ai miei figli, a quello che forse non avrei più potuto fare. Per me non era la prima volta, avevo già avuto un tumore al seno per questo facevo i controlli. Ero seguita dall’Ospedale di Treviglio, l’ho scoperto così. Non avevo sintomi, mi sentivo bene. È stato il mio oncologo a consigliarmi l’Ospedale di Cremona».
L’Asst di Cremona, infatti è tra i pochi centri italiani — una trentina in tutto — a praticare una metodica chirurgica altamente specialistica su pazienti con carcinosi peritoneale. Si tratta della citoriduzione con chemioterapia ipertermica intraoperatoria (Hipec), una tecnica in grado di fare la differenza per affrontare questo tipo di tumore addominale.
«Aver trovato il tumore in tempo (adesso dico in tempo perché sono passati tre anni) mi ha permesso di stare bene — spiega Donata — ed essere qui a raccontare. Quando ho ricevuto la diagnosi non avevo la certezza di farcela, è stato un percorso molto complicato. Poi ho conosciuto il dottor Andrea Celotti (chirurgo) e la dottoressa Annalisa Abbiati (responsabile di Ginecologia e Ostetricia) e tutto è cambiato. Dopo l’intervento, che mi avevano spiegato sarebbe stato molto difficile, ho visto uno spiraglio di vita, e giorno per giorno sono stata sempre meglio. Non mi stancherò mai di ripetere quanto è importante fare prevenzione».
E Abbiati spiega: «Il tumore dell’ovaio in Italia colpisce circa 5mila donne all’anno. È un tumore molto silenzioso che non dà sintomi e quando li dà, la patologia spesso è già molto avanti. Per questo tipo di patologia, in pazienti selezionate, l’Asst di Cremona offre un percorso combinato che prevede una fase diagnostica, una fase di chemioterapia neoadiuvante, una fase chirurgica e un post-operatorio con un piano di cura programmato che coinvolge più reparti e più specialisti, come ginecologia, chirurgia, oncologia, urologia, anestesia».
«Insieme agli altri specialisti — aggiunge Celotti — , abbiamo iniziato un percorso terapeutico complesso, soprattutto per lei che lo ha affrontato con forza e determinazione. All’inizio era preoccupata, ma aveva anche molta voglia di guarire. La tecnica dell’HIPEC prevede molte ore di chirurgia demolitiva per l’asportazione di tutta la malattia primitiva e della malattia che coinvolge il peritoneo. A questo — prosegue il chirurgo — segue il lavaggio della cavità addominale con un farmaco chemioterapico perfuso ad alta temperatura utilizzando un macchinario in grado di regolare e monitorare l’intera procedura. Tale metodica aumenta le possibilità di controllo della malattia. Naturalmente ci sono rischi e possibilità di complicanze durante l’intervento e dopo».
Da qualche anno la chirurgia generale diretta da Gianluca Baiocchi si occupa di carcinosi peritoneale e quindi anche di tumori ovarici insieme alla Ginecologia. «Questo tipo di interventi — precisa Celotti — viene praticato per patologie piuttosto rare. Servono decine di ore di sala operatoria e un’équipe affiatata, con un alto expertise anestesiologico e rianimatorio, oltre che personale di sala e personale infermieristico con competenze specifiche».
E Abbiati aggiunge: «Per il tumore dell’ovaio non esiste una prevenzione in termini strettamente scientifici, esiste però la possibilità di intervenire in modo adeguato. Le visite e le ecografie ginecologiche, effettuate da operatori esperti che l’ospedale di Cremona offre, sono il modo migliore di fare prevenzione: è bene fare controlli annuali in tutte le età della vita e della donna». «L’8 maggio — raccontano insieme Abbiati e Celotti — è la Giornata mondiale della lotta contro il Tumore dell’ovaio, ci tenevamo a dare il nostro contributo. Per questo abbiamo deciso di donare la spilletta con il fiocco azzurro (che è il simbolo della giornata per la lotta al Tumore ovarico) a tutte le pazienti che verranno in Area Donna. Pensiamo sia giusto parlarne».
«Tutto quello che prima mi sembrava importante — conclude Donata — alla fine non lo era più. Con questa malattia ho capito ciò che conta è avere la salute, poter vivere ancora qualche anno con i miei figli e con Mattia, che è la mia forza Grazie ai medici di Cremona, che mi hanno preso in cura, sono tornata a vivere e posso fare quasi tutto quello che facevo prima».
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