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CREMONA

Carenza di personale in Tribunale: «Le promesse di Roma, per ora lettera morta»

Il presidente dell'Ordine degli avvocati Romanelli si pronuncia anche sul suicidio in carcere: «È vitale promuovere misure alternative alla detenzione»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

25 Febbraio 2025 - 13:01

CREMONA - Si riaccendono i riflettori sulla grave carenza di personale negli uffici giudiziari del tribunale di Cremona. «Riflettori che non avrebbero mai dovuto spegnersi - dichiara il presidente dell'Ordine degli avvocati, Alessio Romanelli -. La carenza di personale amministrativo permane oggi identica a quella di un anno fa, senza alcun cambiamento sostanziale. Le posizioni di rilievo, ossia le figure apicali delle cancellerie e del tribunale, per quanto riguarda il personale amministrativo, non sono mai state colmate. La scopertura in questi settori, secondo Vitali, supera il 60%, rendendo estremamente complessa la gestione dell'intero lavoro da parte del tribunale».

«È importante sottolineare che - prosegue Romanelli -, contrariamente a quanto accadeva in passato, attualmente il numero di magistrati è sufficiente. Sebbene ci sia sempre un lieve turnover, la percentuale di scopertura nella pianta organica dei magistrati è molto bassa. Ciò implica la possibilità di un'efficace operatività, ma il sistema procede con il "freno a mano tirato" a causa della mancanza di personale ausiliare. In parte, questa situazione è alleviata dalla presenza degli addetti all'ufficio del processo; tuttavia, solo circa la metà di questi ha preso effettivamente servizio, rispetto al numero atteso. Malgrado ciò, restano vacanti le posizioni di vertice, critiche per il funzionamento ottimale dell'apparato giudiziario».

Freno tirato anche anche per quanto riguarda l'ufficio del Giudice di Pace: «L'ufficio del Giudice di Pace ha registrato un significativo aumento delle proprie competenze, comportando quasi un raddoppio del carico di lavoro - dichiara Romanelli -. A Cremona, i giudici affrontano questa crescente pressione, mentre a Crema si riscontra anche un problema legato alla disponibilità dei giudici onorari. Tuttavia, la questione più rilevante riguarda la carenza di personale amministrativo. Si ricorda che l'ufficio spese di giustizia è stato bloccato dal 30 aprile 2019. Solo di recente è stato possibile riavviare le operazioni grazie a una convenzione stipulata tra il tribunale e l'ordine degli avvocati. Tale accordo prevede che una dipendente dell'ordine lavori per sei mesi, due giorni alla settimana, presso l'ufficio del Giudice di Pace, con l'obiettivo di riattivare le procedure dell'ufficio spese».

In quest'ultimo anno l'Ordine degli avvocati ha avuto anche diverse interlocuzioni con Roma, e il ministero della Giustizia aveva fatto delle promesse: «Abbiamo scritto e siamo stati ricevuti in via telematica. Abbiamo avuto più di un incontro, se la memoria non mi inganna, direi tre, e un quarto è già in programma. Tuttavia, purtroppo, nonostante tutte le rassicurazioni e le spiegazioni fornite, inclusa la previsione di nuovi concorsi, e nonostante il chiaro impegno che mi sembra di rilevare, l’effetto pratico è che qui, concretamente, non è giunto nessuno. Per quanto riguarda le prossime iniziative, stiamo riflettendo. Certamente non ci limiteremo più semplicemente a manifestare il problema dinanzi all’opinione pubblica, ma siamo decisi ad intraprendere azioni che verranno valutate in un primo momento dal Consiglio e, successivamente, dall'Assemblea degli iscritti. Queste misure saranno certamente di maggiore impatto».

SUICIDIO IN CARCERE: «VITALE UNA PROMOZIONE DI MISURE ALTERNATIVE ALLA DETENZIONE»

Romanelli si pronuncia sul suicidio avvenuto ieri nel carcere di Cremona: «Purtroppo, per la seconda volta in meno di un anno, siamo nuovamente colpiti da una notizia terribile come questa, che ci lascia attoniti ma, al tempo stesso, non ci sorprende, considerando le condizioni spesso critiche e il sovraffollamento che caratterizzano le carceri italiane. Il fatto che un simile evento si sia verificato a Cremona rende questa problematica ancora più vicina e tangibile. Tuttavia, è una questione che affligge l'intero territorio nazionale, aggravata in questo caso specifico dall'insostenibile sovraffollamento».

«Il carcere di Cremona, insieme a quello di Bergamo, rappresenta infatti uno dei più grandi nel distretto della Corte d'Appello di Brescia, ospitando oltre 500 detenuti, molti dei quali con pene brevi. Questa situazione rende complesso garantire un adeguato supporto trattamentale, specie per coloro che spesso sono privi di riferimenti nel territorio circostante. È imperativo che tale problema venga affrontato a livello nazionale, cercando di ridurre il sovraffollamento carcerario. Un efficace intervento consiste nell'ampliare le possibilità di accesso alle misure alternative alla detenzione».

«Sappiamo - prosegue -, infatti, che tali misure sono particolarmente efficaci nel ridurre i tassi di recidiva. Chi sconta la pena attraverso alternative alla detenzione presenta percentuali di ricaduta nel reato inferiori rispetto a chi la sconta in carcere. Questo indica che l'istituzione carceraria, così com'è, fallisce nel suo compito di rieducazione del detenuto. Pertanto, è di vitale importanza promuovere un incremento delle misure alternative, al fine di migliorare la situazione degli istituti penitenziari e della società stessa, avviando un percorso che possa portare, se non all'eliminazione, almeno alla drastica riduzione dei suicidi in carcere» conclude Romanelli. 

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