L'ANALISI
19 Gennaio 2025 - 05:25
CREMONA - Protagonista della rubrica ‘Il medico risponde’ è la dottoressa Annalisa Abbiati, medico ginecologo di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale di Cremona.
Tumore del collo dell’utero, di che cosa si tratta?
«Il tumore del collo dell’utero è la quinta causa di morte per tumori ginecologici in Italia. Pur non essendo molto frequente, si tratta di una patologia insidiosa che può richiedere trattamenti chirurgici o combinati con chemioterapia, con un impatto significativo sulla qualità della vita delle pazienti. L’incidenza di questa malattia si è ridotta del 90-95% grazie all’introduzione del Pap test negli anni ’80, uno screening che ha consentito di intervenire precocemente. Tra i sintomi principali si segnalano sanguinamenti anomali, ma nelle fasi iniziali spesso il tumore non dà segnali evidenti. In stadi più avanzati, alterazioni del collo dell’utero possono essere rilevate durante una visita ginecologica, anche se talvolta è necessario ricorrere alla colposcopia per individuare lesioni non visibili a occhio nudo. Questa tecnica diagnostica consente di identificare e, in alcuni casi, trattare lesioni benigne che potrebbero evolvere in forme invasive nel tempo. Nel 99% dei casi, il tumore è causato dal papilloma virus (HPV), un virus molto comune trasmesso principalmente per via sessuale».
Come si previene il tumore del collo dell’utero?
«La prevenzione si basa su due strategie principali. La prevenzione primaria è rappresentata dalla vaccinazione contro l’HPV, che è l’unico vaccino oncologico disponibile e protegge efficacemente contro questo tumore. La prevenzione secondaria, invece, è costituita dagli screening con Pap test e HPV test, che consentono di individuare precocemente lesioni precancerose, aumentando così le possibilità di trattamento tempestivo».
Che cosa sono il Pap test e l’HPV test?
«Il Pap test è un esame che rileva la presenza di alterazioni cellulari nel collo dell’utero, mentre l’HPV test cerca direttamente la presenza del virus. Entrambi i test si eseguono con una procedura semplice e non dolorosa, che prevede il prelievo di campioni dalla parte esterna e interna del collo dell’utero. Se il risultato è positivo, si passa a esami di approfondimento come la colposcopia e, in caso di necessità, a trattamenti chirurgici».
Perché aderire allo screening?
«Aderire allo screening è importante per diversi motivi. Innanzitutto, consente di individuare con un esame non doloroso e gratuito lesioni precoci, invisibili a occhio nudo e spesso asintomatiche. Inoltre, gli studi hanno dimostrato che chi partecipa a programmi di screening ha una sopravvivenza migliore rispetto a chi non lo fa, come già osservato per altri screening oncologici, come quelli per il tumore al seno o al colon. Infine, lo screening permette di diagnosticare e affrontare il tumore in uno stadio iniziale, migliorando l’efficacia delle terapie disponibili».
La rubrica è realizzata in collaborazione con Asst Cremona e può essere ascoltata sul sito internet del quotidiano La Provincia e sul suo canale YouTube.
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