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SCAMPATO ALLO SQUALO. IL VIDEO

«Mi ha morso 4 volte, l’ho colpito nell’occhio»

Soncino, il drammatico racconto di Fappani, il 69enne aggredito in vacanza sul Mar Rosso. «Non capisco perché gli egiziani insistano a sostenere che non fossimo in acque balneabili, di sicuro non c’erano le reti protettive. Mi hanno messo oltre 60 punti, d’ora in poi andrò solo in montagna»

Andrea Niccolò Arco

Email:

andreaarco23@gmail.com

11 Gennaio 2025 - 18:23

SONCINO - Peppino Fappani svela tutto: la lotta con lo squalo, l’ambiguità delle autorità egiziane, quella mancanza di reti che gli è quasi costata la vita. In Comune, circondato dai giornalisti, questa mattina ha ripercorso gli attimi più frenetici e terrificanti della sua vita. Dalla platea gli chiedono se adesso riesce a dormire. Lui spiazza tutti: «Faccio ancora fatica, però quando dormo non ho gli incubi. Il problema è quando sono sveglio e ricordo Gianluca Di Gioia che viene recuperato insieme a me sul gommone. Se non avessi infilato un dito nell’occhio dell’animale o se i soccorsi fossero arrivati cinque minuti dopo, sarei morto anch’io». Poi stempera per alleggerire la tensione: «Marsa Alam? No, basta. Addio al mare, da adesso in poi andrò in montagna»

Una scena ai limiti del surreale quella di oggi nella sala del consiglio. Accanto al sindaco Gabriele Gallina c’è un altro soncinese, ma non è un politico e non chiede nulla. È un uomo sopravvissuto all’attacco di uno squalo che ha ucciso un connazionale davanti ai suoi occhi e ora vuole solo raccontare la verità.

In primis sull’incidente: «Si è detto che eravamo amici, che mi sono buttato. No, non conoscevo Gianluca ma pensavo fosse stato male. Tra l’altro ero già in acqua e non l’ho nemmeno raggiunto, lo squalo mi ha preso prima». Già, quel super-predatore del mare. Che per Fappani che l’ha visto era uno squalo tigre: «Ce l’avevo addosso, ho riconosciuto le striature». Per la procura nordafricana no: «Mi hanno detto che doveva essere un ‘Mako’. Che dev’essere per forza così, altrimenti non sarei qui a raccontarlo».

L’odontotecnico 69enne del borgo, che adesso è in pensione, non si trova d’accordo con le autorità locali anche su un altro nodo gordiano, quello delle acque: «Non sono indagato e non mi hanno trattato male. Loro fanno il loro lavoro, però non capisco davvero perché insistano a sostenere che non fossimo in acque balneabili». Qualcuno lo corregge: «Intende acque sicure?». Peppino non ha dubbi e tira dritto: «Sicure? Quelle non esistono. Non c’erano nemmeno le reti».

Poi il focus sull’incontro ravvicinato con il predatore: «Non mi è mai successo in 30 anni di snorkeling e, mi hanno detto i ragazzi che mi hanno ricuperato, non succedeva a Marsa Alam da 20. Un giornalista – ironizza – mi ha chiesto se mi ricordassi quanto pesava lo squalo. Capisco ancora la razza e la lunghezza, però... Io ricordo solo che gli ho ficcato un dito nell’occhio, perché delle guide anni prima mi avevano insegnato a fare così, che mi ha morso quattro volte in quattro minuti e che ero allo stremo delle forze quando finalmente mi hanno tirato sul gommone».

Infine, i dettagli di un dolore non solo fisico: «Non ho tenuto conto dei punti, saranno 60 o qualcosa del genere. Ho però ben presente lo sforzo di mia moglie, di mio figlio e di mia figlia che mi sono stati vicini e hanno sopportato tutto quello che è successo. Non smetterò mai di ringraziare loro, di ringraziare il sindaco e i medici». E il desiderio: «Ora voglio solo tornare alla mia vita di sempre».

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