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CREMONA AL VOTO

«Lasciamo a casa gli euroscettici»

Serracchiani (Pd): «A Bruxelles chi ci crede, il governo ci sta indebolendo». Il fronte locale: «Andrea buon amministratore, ci rappresenta al meglio»

Andrea Gandolfi

Email:

agandolfi@laprovinciacr.it

05 Giugno 2024 - 05:25

CREMONA - «Aspra, complessa e molto personalizzata». Sceglie con cura tre aggettivi per definire una campana elettorale europea che ha guardato più a Roma che a Bruxelles Debora Serracchiani (deputato Pd, ex europarlamentare ed ex governatore del Friuli Venezia Giulia) che ha risposto alle domande del direttore Paolo Gualandris. «Quanto a noi, abbiamo fatto il nostro mestiere; cercando di spingere su contenuti e temi europei (salario minimo, sanità pubblica, istruzione, politica estera e difesa comune). A differenza di altri, che ci hanno fatto ragionare su questioni che ben poco hanno a che fare con l’Europa».

Che Europa ci dobbiamo aspettare?
«Se ci sarà uno spostamento sarà verso destra, e potrebbe essere molto consistente. Noi vogliamo evitare che accada, perché potremmo ritrovarci a determinare la politica della Ue chi nell’Europa non crede...».

L’unanimità delle decisioni è un requisito che va superato?
«Assolutamente. Specie se andremo verso un ulteriore allargamento dell’Unione».

I vostri avversari politici dicono che con il Governo Meloni il peso dell’Italia in Europa è molto aumentato. Lei è d’accordo?
«No. E lo dico per questioni oggettive, non per appartenenza politica. Doveva essere epocale la scelta sui flussi migratori e siamo rimasti col cerino in mano: non solo non abbiamo i porti chiusi, ma abbiamo soprattutto un’idea di esportazione dell’immigrazione che si sta rivelando per ora solo un grande bluff, se pensiamo che abbiamo dato 800 milioni all’Albania senza ricevere nulla in cambio. C’è un’Europa che guarda all’Italia con sempre maggiore diffidenza: quanto accaduto per il patto di stabilità ne costituisce la ‘prova provata’, e ci ha fatto arretrare rispetto al buon lavoro degli anni precedenti».

Quello fra normativa ambientale e produzione (industriale e agricola) è un rapporto da rivedere?
«La transizione ecologica è necessaria, ma non si può pensare di porla in essere senza ragionare in ordine alle sue ricadute sui territori. E’ un aspetto che sicuramente merita una riflessione. Poi abbiamo bisogno di un’Europa che rappresenti le nostre necessità ed esigenze, cosa che non sempre accade, perché non siamo abbastanza forti e non crediamo abbastanza nell’Ue. Invece servono attenzione all’Europa, presenza attiva quando si formano i provvedimenti e non a cose fatte, europarlamentari che credono dell’Unione e vogliono raccontare le specificità e il protagonismo italiano, non combattere l’Europa illudendosi così di avvantaggiare il nostro Paese. E’ esattamente il contrario; anche sui temi ambientali».

E per quanto riguarda la Politica agricola comune?
«I vantaggi sono stati evidenti. Nel corso degli anni, la nostra agricoltura ha goduto anche dell’essere Europea. In tema di risorse per le imprese, ma pure in ordine alla modernizzazione. La Pac è importante, anche perché ormai l’Italia - da sola - non può temere il passo dei grandi player internazionali».

Si è molto discusso della candidatura a Bruxelles dei leader di partito, scelta che tra l’altro ha riguardato anche il Pd. Eppure Romano Prodi l’aveva definita una ‘ferita per la democrazia’...
«Io penso (l’ho detto anche a Elly Schlein) che se ci si candida in un posto poi bisogna andarci. Mi rendo però conto che in questo momento storico così particolare, ‘metterci la faccia’ può essere importante. In ogni caso, guardando alle persone che poi in Europa ci andranno, posso dire che la nostra è una lista di altissimo livello, formata da persone molto competenti; e questo è fondamentale».

Qual è la posta in gioco nelle elezioni locali?
«La buona amministrazione e la capacità di rendere una grande opportunità gli investimenti del Pnrr. Servono quindi amministrazioni forti, che conoscano il territorio, sappiano lavorarci, abbiano già impostato un percorso ma siano anche in grado di prendersi la responsabilità del cambiamento e dell’innovazione. Il Pd e il centrosinistra hanno fatto una scelta nella direzione di rafforzare il territorio e renderlo protagonista. Scelta che Andrea Virgilio rappresenta al meglio».

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