L'ANALISI
19 Maggio 2024 - 14:53
SABBIONETA - E’ stata la ‘rosatio’, cioè il lancio dall’alto di petali di rosa, “che simboleggiano e quasi rendono visibile la risposta di Dio alle nostre invocazioni”, il momento più suggestivo del solenne pontificale presieduto dalle 11 di questa mattina, giorno di Pentecoste, nella chiesa arcipretale di Santa Maria Assunta, gremita di fedeli, da monsignor Georg Gänswein, arcivescovo di Urbisaglia, conosciutissimo segretario particolare di Papa Benedetto XVI. Una funzione accompagnata dalla Corale Pane di vita diretta da Fabio Serini con Enrico Rossi all'organo “Lingiardi”.
La messa, arricchita anche dalla presenza di due carabinieri in alta uniforme, è iniziata con il saluto di benvenuto da parte del parroco don Samuele Riva: “Le assicuro che nella nostra comunità la venerata memoria del grande Papa Benedetto XVI è tenuta costantemente viva da noi sacerdoti ben consapevoli del fatto che non abbiamo ricevuto in lui un Papa qualsiasi, ma una delle menti più raffinate e una delle anime più elevate della storia della Chiesa e del mondo. Il quinto grande dottore del livello di Sant'Agostino, di Sant'Ambrogio, di San Girolamo, di San Gregorio Magno. Per questo don Claudio (Mario Bressani, nda) e io abbiamo fortemente desiderato la sua presenza tra noi per offrirci la sua testimonianza privilegiata di questo gigante dello Spirito che lei ha avuto la grazia di accostare e di accompagnare in vita e in morte come amico e padre. Don Claudio ed io le siamo particolarmente riconoscenti per questo suo grande gesto di disponibilità e di amicizia in tempi non facili. Sappia che qui è tra amici veri e sinceri”.
Don Riva ha lasciato in dono a padre Georg “uno studio inedito che da umile cultore di liturgia, ho steso in onore di Papa Benedetto XVI”.
Nell’omelia, monsignor Gänswein ha sottolineato come “la concordia dei discepoli è la condizione perché venga lo Spirito Santo. Se vogliamo che la Pentecoste non si riduca ad un semplice rito o ad una pur suggestiva commemorazione, ma sia evento attuale di salvezza, dobbiamo predisporci in religiosa attesa del dono di Dio, mediante l'umile e silenziosa ascolto della sua Parola”.
Per indicare lo Spirito Santo, ha continuato “nel racconto delle Pentecoste gli atti degli Apostoli utilizzano due grandi immagini: quella della tempesta e quella del fuoco. Nel mondo antico la tempesta era vista come il segno della potenza divina, al cui cospetto l'uomo si sentiva soggiogato e atterrito. Vorrei sottolineare anche un altro aspetto. La tempesta è descritta come vento impetuoso e questo fa pensare all'aria che distingue il nostro pianeta dagli altri astri e ci ci permette di vivere su di esso. Quello che l'aria è per la vita biologica lo è lo Spirito Santo per la vita spirituale. Siccome esiste un inquinamento atmosferico che avvelena l'ambiente, gli esseri viventi, così esiste un inquinamento del cuore e dello spirito che mortifica e avvelena l'esistenza spirituale. Ma allo stesso modo in cui non bisogna assuefarsi ai veleni dell'aria, altrettanto si dovrebbe fare per ciò che corrompe lo spirito. Sembra invece che a tanti prodotti inquinanti la mente e il cuore che circolano nelle nostre società, ad esempio immagine di spettacolarizzazione, il piacere, la violenza o il presente o il disprezzo dell'uomo e della donna. A questo sembra che ci si abitui senza difficoltà”.
L'altra immagine dello spirito che troviamo negli Atti degli Apostoli è il fuoco. “L'essere umano sembra oggi affermare se stesso come Dio e vuole trasformare il mondo escludendo, mettendo da parte o addirittura rifiutando il Creatore dell’universo. L'uomo non vuole essere più immagine di Dio, ma di se stesso. Si dichiara autonomo, libero, adulto. Evidentemente tale atteggiamento rivela un rapporto non autentico con Dio. Nelle mani di un uomo così il fuoco e le sue enormi potenzialità diventano pericolose, possono ritorcersi contro la vita e l'umanità stessa, come dimostra purtroppo la storia”. Ma “lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura, ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una onnipotenza d’amore”.
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