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CREMONA AL VOTO. I BIG IN CITTÀ

«Sicurezza: stop immigrati e più divise nei quartieri»

L’onorevole De Corato (FdI), già vicesindaco ‘sceriffo’ di Milano. «Un freno alla baby gang. Per le bodycam feci il bando. Cremona? Nessuna domanda»

Francesca Morandi

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fmorandi@laprovinciacr.it

25 Marzo 2024 - 19:24

CREMONA - Sicurezza e immigrazione sono tra i suoi cavalli di battaglia. Missino tutto d’un pezzo, Riccardo De Corato, 72 anni, pugliese di Andria, milanese di adozione (vi risiede dal 1973) già vicesindaco ‘sceriffo’ con Albertini e la Moratti, dal 2022 deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Affari costituzionali, oggi è stato a Cremona: un tour nei quartieri per parlare di sicurezza, insieme al candidato sindaco di centrodestra, Alessandro Portesani, e Marcello Ventura, coordinatore provinciale e consigliere regionale di FdI. Prima del tour, la visita in redazione accompagnato da Ventura e da Daniela Maestrelli, accolto dal presidente della Società editoriale cremonese, Riccardo Crotti, e dal direttore de La Provincia, Paolo Gualandris.

Da ex assessore regionale alla Sicurezza e alla Polizia locale, De Corato ha girato la Lombardia. Conosce Cremona (non solo per Tognazzi e Mina). Ricorda: «Facevamo i bandi per fornire strumenti di difesa. Telecamere e taser agli agenti della polizia locale. Quando parlavo di taser, le giunte di sinistra dicevano ‘per carità’. Cremona ai bandi non ha mai partecipato. Sette anni fa, un altro strumento fondamentale che Cremona non ha mai voluto, erano le bodycam per offrire maggior tutela sia agli operatori che ai cittadini».

A Cremona non c’è un’emergenza sicurezza come a Milano «dove in certi quartieri alle 18 c’è il coprifuoco: chi si avventura a salire sui mezzi pubblici, soprattutto donne e anziani, le fasce deboli?». Ma «meglio prevenire» che «curare». E la «prevenzione» passa «attraverso la politica sull’immigrazione». E, poi, «bisogna mettere più divise in strada, anche gli agenti della polizia locale», perché «le divise fungono da deterrente».

Immigrazione. «Quando un anno e mezzo fa, per la prima volta in Italia la destra è andata al Governo, noi abbiamo ereditato una situazione abbastanza drammatica dalla ministra degli Interni Lamorgese, ma anche dai governi che l’avevano preceduta (i governi giallo-verde e giallo-rosso). In Lombardia il fenomeno dell’immigrazione è quello che dà più problemi. La Lombardia ha 11 milioni di abitanti, quanti ne ha il Belgio. Abbiamo 1 milione e 300 mila mila immigrati, più anche della stessa Sicilia dove sbarcano».

Se «Lampedusa è l’approdo, Milano, Cremona, Varese, Pavia sono il secondo approdo: il primo problema di sicurezza che noi abbiamo è questo afflusso enorme di immigrati. I sindaci sanno benissimo cosa significhi minori non accompagnati, quanti costino ai Comuni i minori che si dichiarano tali senza documenti». Lo sa il sindaco uscente Gianluca Galimberti. Fu lui il primo (ottobre 2022) a lanciare un grido d’allarme.

Allora, De Corato commentò: «Finalmente un sindaco di sinistra, quale è il primo cittadino di Cremona, solleva il problema dei minori non accompagnati che sono troppi ed il sistema di accoglienza è saturo». «Il problema - prosegue De Corato — è che in molte città lombarde questi minori imbarcati sulle barchette costituiscono le baby gang, perché spacciano e aggrediscono: per rubarti un cellulare, rischi di prenderti una coltellata».

Le ricette? Dall’operazione «stazioni sicure» agli «860 militari in più mandati in Lombardia». De Corato sottolinea che «per la prima volta da più di 10 anni, sono stati assunti 2.500 poliziotti e carabinieri. In Lombardia abbiamo anche la ‘ndrangheta, la mafia, i nostri indigeni della malavita». Torna all’immigrazione. «In Italia la sinistra ha fatto una politica vergognosa, perché li ha fatti arrivare tutti qui. La Francia non li fa passare, la Svizzera anche. In questa situazione, Giorgia Meloni ha fatto un miracolo, andando a parlare con Al Sisi e con il presidente tunisino (Kaïs Saïed, ndr). ‘Vi aiutiamo se voi ci aiutate: non li fate partire e noi vi diamo una mano’. Questo è il discorso che ha fatto con la Von der Leyen in maniera molto chiara. E lo si poteva fare anche prima che arrivassero barconi e barchini. Non è che ci volesse uno scienziato per capire che il problema era lì. L’unico vero strumento è questo. Adesso gli sbarchi sono diminuiti del 60%».

Capitolo «città militarizzate». «Nella primavera del 2009 - racconta De Corato —, io ero vicesindaco di Milano, sindaco la Moratti. Ci furono 9 omicidi per vari motivi. Un sindaco, quando ha a cuore la sicurezza dei cittadini, fa come fece Letizia Moratti. Alzò il telefono e chiamò Maroni che allora era ministro degli Interni e La Russa che lo era della Difesa. Schierammo a Milano 450 uomini e donne in divisa con il mitra davanti, ovviamente scarico, ma l’effetto era di deterrenza».

A maggio 2010, «il questore di Milano parlò di una diminuzione dei reati del 40% grazie alla semplice visione di queste camionette di militare schierate in zone precise della città, concordate con il questore e il prefetto. Poi arrivò Pisapia. ‘Milano non può essere militarizzata’: tolti i militari. Sala ne ha rimessi un centinaio, soprattutto davanti a obiettivi sensibili». Con il risultato che «dal 2017, nella classifica dei reati Milano è diventata la città più pericolosa d’Italia. Bisogna, invece, capire l’importanza della deterrenza».

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