L'ANALISI
27 Gennaio 2024 - 08:33
CREMONA - «Cancellare gli obiettivi alla base delle politiche per la transizione energetica è impensabile alla luce dei devastanti effetti del cambiamento climatico. Credo, però, che l’argomento non possa essere affrontato senza il coinvolgimento diretto e attivo degli imprenditori, in primis gli agricoltori, che pagano il prezzo più caro del climate change. La sostenibilità va declinata in chiave ambientale, sociale ed economica»: è una eloquente apertura al dialogo con tutti gli attori del sistema produttivo, che chiedono di abbassare l’asticella del Green deal, quella di Irene Tinagli, eurodeputata del Pd e presidente della Commissione per i problemi economici e monetari, ieri ospite della redazione del quotidiano ‘La Provincia’. Accompagnata dal consigliere regionale Matteo Piloni, dal responsabile Politiche europee della segreteria regionale dem Michele Bellini e dal segretario provinciale Vittore Soldo, tra la visita alla l’azienda Bettinelli di Bagnolo Cremasco, l’incontro con le categorie economiche nella sede di Confindustria Cremona e la tappa serale a Torre de’ Picenardi, l’economista ed europarlamentare ha affrontato i temi in evidenza sull’agenda europea e alcuni dei principali nodi politici di portata nazionale.
La Bce lascia i tassi invariati al 4,5% e Lagarde parla di ripresa in progress e di inflazione in calo: buone notizie per lo stato di salute dell’economia Ue?
«L’Unione si è ripresa molto rapidamente dopo l’emergenza Covid grazie a interventi efficaci di sostegno e di protezione del tessuto economico, prima che le nuove crisi complicassero nuovamente il quadro. Il rilancio si è senza dubbio indebolito, ma non ovunque nella stessa misura. Ad esempio, la Germania ha rallentato, ma la Spagna sta procedendo spedita. Il dato di fatto confortante è che lo spettro della recessione è scomparso dall’orizzonte nonostante l’esplosione della gravissima crisi in Medio Oriente, che potrebbe determinare problemi nell’approvvigionamento energetico tali da determinare un rialzo dell’inflazione. Se il rischio verrà scongiurato, potremo confidare in un taglio dei tassi. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, gli elevati tassi occupazionali si prestano a una lettura bifronte, perché i numeri favorevoli sono sostenuti dai bassi livelli dei salari, che ispira nelle imprese un atteggiamento attendista nell’applicazione del turnover».
Patto di stabilità: secondo la premier Meloni è «il miglior accordo possibile alle condizioni date».
«Un governo che per più di un anno non è stato presente ai tavoli negoziali, non ha tessuto alleanze strategiche con gli altri Paesi e si è trovato tra le mani un accordo definito da altri effettivamente non avrebbe potuto fare diversamente. Ma in Parlamento abbiamo lavorato con grande fatica e serietà per un anno intero a un testo di gran lunga migliore rispetto a quello approvato in Consiglio. Ora dovremo affrontare una trattativa complessa: resta il rammarico per un negoziato gestito in maniera deludente».
Capitolo Pnrr: un reale volano per l’economia o un sistema di benefici estemporanei?
«Il governo ha cambiato gli obiettivi e le tappe del percorso per poter legittimare la propria azione. Non necessariamente si riuscirà e produrre ricadute positive sui territori e la fase attuale di messa a terra rappresenta la prova del nove. La strategia fatta di modifiche, tentennamenti e tagli mi crea qualche dubbio».
In un recente tweet, l’economista cremonese Carlo Cottarelli ha sostenuto che «il problema dell’Italia è quello del Pil reale che ha raggiunto il suo picco nel primo trimestre del 2008». Sono stati 16 anni persi?
«Assolutamente no. Si è fatto tanto. Il bando Industria 4.0 ha dato impulso agli investimenti, la riforma della Pubblica Amministrazione e l’operazione digitalizzazione hanno prodotto buonissimi risultati. Lungo l’intero arco del lungo periodo recessivo sono stati immaginati e messi in atto interventi avanzati. Secondo me il problema dell’Italia è la sua discontinuità, non solo sul piano strettamente governativo: distruggere ciò che è stato fatto per piantare bandierine fa solo male al Paese».
Il ministro Giorgetti parla di razionalizzazione della presenza pubblica in Eni e Poste.
«Macché, è solo un modo per fare cassa. Le privatizzazioni non vanno demonizzate, purché esista un piano per la difesa degli asset strategici. Lo Stato dovrebbe esercitare un golden power per assicurarsi una voce in capitolo decisiva sulle decisioni chiave».
Elezioni europee: secondo gli ultimi sondaggi i partiti antieuropei sono in testa in nove Paesi, Italia compresa.
«Le previsioni preoccupano, ma io non sono pessimista. Nel Parlamento europeo servono alleanze politiche larghe e consistenti: non credo che la crescita delle forze populiste possa tradursi in un’effettiva maggioranza».
A proposito di sondaggi, i numeri dicono che con Elly Schlein candidata alle europee il Pd incasserebbe meno voti.
«Mi piacerebbe vivere una campagna elettorale basata sui temi e sui progetti, più che sulle persone. Il lavoro con Schlein? È problematico affrontare una vita di partito con i segretari perennemente in scadenza, come gli yogurt. Bisogna concedere il tempo di costruire e realizzare un progetto, a maggior ragione quando una leadership porta forti elementi di novità. In un partito autenticamente democratico le correnti esistono per essere armonizzate. Sul ‘caso Veneto’ probabilmente non avrei optato per la sanzione disciplinare. Ma va ricordato che il voto è personale e ognuno risponde al proprio elettorato».
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