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La nuova dg di Ats Val Padana: «Lavorare con gli Atenei per attrarre personale»

Ida Ramponi ha snocciolato progetti a breve e lungo termine, e ha fatto anche il punto sui temi caldi della sanità cremonese e lombarda

Riccardo Rossi

Email:

rrossi@laprovinciacr.it

18 Gennaio 2024 - 05:30

CREMONA - A poco più di due settimane dall’ufficializzazione del nuovo incarico, Ida Ramponi ha le idee chiare: «Gli obiettivi primari sono: omogeneizzare le procedure di intervento e vigilanza e lavorare con le università per reclutare nuovo personale». Alla guida dell’Asst di Crema per due anni e mezzo, la neo direttrice generale di Ats Val Padana, che comprende i territori di Cremona e Mantova, raccoglie il testimone da Salvatore Mannino e prosegue sulla strada già tracciata dalla direzione precedente, ma accoglie anche segnalazioni e richieste degli stakeholder esterni all’agenzia per tracciare a sua volta il percorso della nuova direzione.

Ramponi è stata ospite nella redazione del quotidiano La Provincia, dove ha snocciolato progetti a breve e lungo termine dell’Ats, e ha fatto anche il punto sui temi caldi della sanità cremonese e lombarda, come la carenza di organico negli ospedali, lo stop ai medici ‘gettonisti’ e il numero chiuso nelle facoltà di medicina. Al forum erano presenti il direttore Paolo Gualandris, il presidente di Sec e di Confagricoltura Lombardia Riccardo Crotti e il presidente della Libera Associazione Agricoltori Cremonesi, Cesare Soldi.

forum

Cesare Soldi, Riccardo Crotti, Paolo Gualandris, Ida Ramponi

OBIETTIVO OMOGENEITÀ

«Il problema che mi è stato presentato dall’esterno dell’Ats — ha esordito Ramponi — è quello della diversità e non omogeneità degli interventi in merito alla vigilanza. Per noi ogni sanzione che diamo è un fallimento del nostro lavoro, perché significa che l’obiettivo di crescita non è comune». Ridurre al minimo le discrepanze è quindi il primo obiettivo a breve termine declinato da Ramponi: «In attesa delle linee guida regionali, io per questo mese mi pongo proprio di riuscire ad essere partner di chi eroga le prestazioni: i macelli, le farmacie, gli esercizi commerciali e gli insediamenti produttivi. La collaborazione, oltre a permettere il raggiungimento delle prerogative in maniera più compatta, aiuta anche la formazione di allevatori, imprenditori e delle Asst che lavorano con noi».

RAPPORTI CON L'UNIVERSITÀ

«La struttura che ho ereditato dalla precedente direzione è assolutamente adeguata ai compiti — dichiara Ramponi —. Ci sono degli ottimi professionisti, soprattutto per quanto riguarda la squadra di vigilanza e di veterinaria. Tuttavia, ci sono alcuni settori su cui si dovrebbe fare un po’ di scouting, e questo sarà un lavoro da fare soprattutto con le università. Essendo questo un territorio che confina con l’Emilia Romagna, con il Veneto e con la Lombardia settentrionale, è essenziale cercare di essere attrattivi, e questo è un lavoro che va fatto in sinergia con le istituzioni accademiche».

LA CARENZA DI ORGANICO

Il tema della ‘fuga’ di personale, che ultimamente attanaglia molti comparti del sistema sanitario, non tocca particolarmente l’Ats Val Padana. Più problematica, a detta di Ramponi, è la difficoltà di reperimento di figure professionali: «Abbiamo alcuni settori in cui c’è solo una persona a dirigere, il che è fonte di difficoltà. Ad esempio, abbiamo dei dirigenti delle professioni sanitarie che ricoprono il ruolo di dirigenti sanitari benché non siano igienisti. Oltretutto la Regione ha bisogno di figure professionali, perché hanno pochissimi funzionari strutturati, in quanto sono quasi tutti distaccati o comandati dalle aziende. Per questo attinge dalle Ats sul territorio, ma noi, per quanto propensi a collaborare, non possiamo cederle tutte. Dobbiamo fare un lavoro di trattenimento. Tuttavia, i rapporti con Regione sono ottimi. L’assessore Guido Bertolaso è molto presente sulle problematiche territoriali. Anche per questo credo che la collaborazione sia molto buona».

TECNOLOGIA E DIGITALE

«Sul tema delle dotazioni tecnologiche siamo un pochino arretrati — conferma la dg di Ats —. È vero che rispetto a un’Asst, la dotazione di cui possiamo disporre noi è diversa, però la digitalizzazione è fondamentale. Chi si occupa di vigilanza deve avere a disposizione strumenti che facilitino il lavoro e che non lo appesantiscano a livello burocratico. Credo anche che bisogni sviluppare l’aspetto della partecipazione alla ricerca, che vale tanto per i medici negli ospedale quanto per chi si occupa di vigilanza e per i veterinari. Questo secondo me è un ambito su cui si può fare molto, perché al momento gli investimenti si concentrano di più sugli ospedali che non sul territorio».

IL NODO PRONTO SOCCORSO

Sul tema del monitoraggio dei Pronto soccorso, la dg Ramponi parla della necessità di collaborazione: «La Regione ci ha dato un fondo di 700mila euro per l’implementazione di posti letto. Abbiamo all’interno dell’Ats la cabina di regia per il monitoraggio dei Pronto soccorso, quindi abbiamo possibilità di intervenire, assieme all’Asst, in merito ai tempi di degenza dei pazienti in Pronto soccorso prima di essere ricoverati. L’Urp centrale, inteso come ascolto dei cittadini, è, secondo me, un’altra cosa che va sviluppata».

LO STOP AI MEDICI GETTONISTI

La delibera regionale rispetto allo stop alle convenzioni con i medici ‘gettonisti’ è un primo passo rispetto a tutto il sistema italiano, ma manca ancora una regolamentazione nazionale in materia. «I ‘gettonisti’ sono un supporto fondamentale per alcune realtà — afferma Ramponi —, ma sono una iettatura perché per un turno prendono oltre 1.500 euro, mentre uno strutturato ne prende 2.800 al mese, con tutte le responsabilità annesse che il gettonista non ha. Chiaro che il passaggio deve essere accompagnato, e Regione sta dando una grossa mano alle aziende con concorsi centralizzati che, nei centri più appetibili come il Niguarda, sono già iniziati».

«PIÙ BORSE DI STUDIO CHE STUDENTI»

In merito alla possibilità di intervenire sulle iscrizioni alle facoltà di Medicina, Ramponi riporta una problematica messa in luce dalla rettrice della Bicocca Giovanna Iannantuoni a un incontro con l’assessore Bertolaso: «Non è tanto un discorso di numero chiuso, quanto piuttosto il fatto che in molte specialità ci sono molte più borse di studio che iscritti. E questo mette in luce il fatto che manca il focus sul progetto da proporre ai nuovi medici. Bisogna essere appetibili e affidabili, e la Regione sottolinea molto questo aspetto. E non vale solo per i medici — conclude Ramponi —, riguarda anche le professioni sanitarie e, soprattutto gli infermieri, per i quali la situazione è disastrosa: viene richiesto loro di essere dei ‘mini medici’, con delle responsabilità enormi ma con stipendi inadeguati». 

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