L'ANALISI
24 Novembre 2023 - 20:25
CREMONA - È iniziata con tanto rumore ed è finita con un rumore ancora più assordante, mentre i silenzi sono stati riempiti di rabbia giusta, consapevolezza, ragioni, storie, proposte e appelli per dire basta alla violenza sulle donne. Una piazza Roma gremita questa sera alla manifestazione indetta da decine di sigle, e oltre alle centinaia di donne anche molti uomini che si sono uniti per 'far rumore' in ricordo Giulia Cecchettin, raccogliendo l'appello della sorella Elena. Sul gazebo dei giardini un cartello, ricordando le vittime di femminicidio solo nel 2023, recitava: il dolore di 106, la rabbia di tutte.
Ma non è solo stata rabbia la riuscitissima manifestazione di stasera, è stato anche un pacato ma potente racconto di tutto ciò che le donne devono subire: la violenza, la discriminazione sul lavoro, le limitazioni quotidiane dovute alla paura che una mentalità patriarcale e di possesso provoca, un'occhiata di troppo in strada, un contatto non voluto su un bus, il timore di fare una passeggiata da sola. Non solo racconti, anche lucide disamine su come la società sembra regredire nei diritti e dunque la necessità di un nuovo vento di rinnovamento che coinvolga tutti, dalla scuola («dove occorre insegnare l'educazione sessuale e sentimentale» alla cultura («studiamo studiamo»), ma soprattutto che coinvolga le famiglie «punto cardine per avviare una nuova cultura che faccia cambiare per sempre la mentalità patriarcale di questo paese».
Agli uomini è stato rivolto un appello: «Non basta dire che 'non tutti siamo assassini', certo, è vero, ma dichiarazioni del genere non servono più, occorre che voi uomini ci aiutiate a cambiare la società, non solo con i vostri comportamenti, ma con le azioni, dovete essere tutti i giorni al nostro fianco, farvi partecipi del nostro dolore, del nostro disagio».
Alla fine della manifestazione campanelli delle bici, campane, tamburelli, botte sulle borsette, fischietti, perfino il calpestio delle scarpe è servito a fare un grande rumore, non solo per ricordare Giulia ma anche le altre centinaia di donne morte sotto i colpi di chi le 'amava' a modo suo «con senso di possesso, di sopraffazione, come se le donne fossero una proprietà di uomini incapaci di accettare e rielaborare una separazione».
FOTO: FOTOLIVE/PAOLO CISI
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