L'ANALISI
30 Novembre 2022 - 05:10
CREMONA - Il suo nome era Romain Gary, ma anche Roman Kacev, Shatan Bogat, Émile Ajar. Voleva vivere mille esistenze, ognuna con una delle sue tante personalità. Prima di diventare uno dei piú grandi scrittori del Novecento, è stato un bambino ebreo scappato dalla Lituania, un eroe della Seconda guerra mondiale e un diplomatico. È stato l’unico scrittore nella storia della letteratura a vincere due volte il Premio Goncourt grazie a una finzione che l’ha fatto entrare nel mito con la pubblicazione del suo romanzo capolavoro: La vita davanti a sé. Ha vissuto tutta la sua vita come fosse un romanzo. Jean Seberg era bellissima, fragile e piena di sogni. Veniva da una sperduta cittadina dello Iowa dove i giorni scorrevano tutti uguali e la vita era una lunga strada dritta e monotona. Ma lei sentiva di essere diversa, anche se ancora non sapeva come. Lo scoprí una sera quando, nel buio della sala, apparve un giovane Marlon Brando ne Il mio corpo ti appartiene. Da quel momento Jean seppe che solo recitare poteva renderla felice. E come in una fiaba, a diciassette anni un grande regista di Hollywood la scelse tra migliaia di ragazze e la rese una star. A ventidue, con À bout de souffle di Godard, diventò l’indimenticabile musa della Nouvelle Vague. Ma a Jean ancora non bastava. La sua anima era vicina agli ultimi della terra e le sue lotte per l’uguaglianza la resero una diva scomoda, perseguitata dall’Fbi. Jean e Romain erano diversi in tutto e appartenevano a mondi lontani, eppure a entrambi è bastato uno sguardo per capire che volevano passare insieme il resto della loro esistenza. Con queste premesse non poteva che sortirne un storia d’amore entusiasmante ed esplosiva. Per dieci anni sono stati la coppia piú invidiata e piú ammirata di Parigi. E quindi del mondo del glam. A raccontarla nel romanzo-biografia Ardore, come fosse un racconto appassionante o la sceneggiatura di un film francese, è Anna Folli, che con le passioni dei grandi ha un rapporto speciale, avendo mandato in libreria anche MoranteMoravia, una storia d’amore. Ne parla con Paolo Gualandris nella videointervista Tre minuti un libro, online da oggi sul sito www.laprovinciacr.it.
«Le storie d’amore mi piacciono e mi piacciono quelle contrastate - confessa, citando l’incipit di Anna Karenina «Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo». Gary è un uomo straordinario e sua moglie una donna altrettanto unica. Di lui scrive: «La sua anima slava lo tiene in trappola impedendogli di essere pienamente felice; come sempre veramente è diviso in bilico tra orgoglio sfiducia, tra fede e cinismo, soprattutto quando crolla inebetito dal successo». Sentiva il bisogno di romanzare anche la propria biografia, che in realtà non ne aveva certo bisogno. «Una vita sola non gli bastava. Doveva essere lo scrittore, ma anche l’eroe della seconda guerra mondiale, il diplomatico. Era tante cose insieme, poi nell’ultima parte della sua vita ha sentito il bisogno di scrivere con uno pseudonimo perché voleva dimostrare di non essere finito, come molti critici lo consideravano. Invece alcuni dei suoi libri più belli li ha scritti proprio alla fine, con lo pseudonimo», sottolinea Folli. «Invece Jean Seberg, nata in una famiglia puritana, una donna che si ribella, di carattere forte, che rischia restare schiacciata dallo star system». Pensando a lei si ricordano la bellezza, davvero strepitosa, la grazia e il fascino, ma dietro la facciata c’era un’anima altrettanto inquieta: «L’ ardore del titolo - assicura la scrittrice -, vuole anche riportarci a questo lato del suo carattere. Una donna che ha combattuto per i propri ideali e ha sempre difeso i più deboli, soprattutto i neri che negli Stati Uniti erano molto ghettizzati e per questo ha pagato duramente». Finendo vittima del dossieraggio dell’Fbi che l’ha condannata all’isolamento. Nelle interviste, ancora rintracciabili su YouTube, a colpire oltre alla bellezza è proprio il suo candore, la sua semplicità quest’aria un po’ infantile che non perderà fino alla fine dei suoi giorni che però nasconde invece il un’anima molto tormentata. «Sono riuscita ad avere delle testimonianze dirette di chi l’aveva conosciuta - ricorda Folli-. Ne emerge una donna con grande gioia di vivere, curiosa di conoscere e capire». Un amore totalizzante, ma anche contrastato il loro: «Venivano da mondi completamente diversi e poi avevano 24 anni di differenza di età. Hanno dovuto fare molta fatica per avvicinarsi. Poi, però, dopo dieci anni alcune cose non hanno più funzionato, anche se tra loro è rimasto un legame fortissimo e lui ha continuato a occuparsi di lei a proteggerla e quando Jean è morta, suicida, lui non è più riuscito a scrivere nemmeno una riga. Lui che era uno scrittore molto prolifico. Poi l’ha seguita sparandosi un colpo in testa». Facendo però attenzione ad andarsene con... classe: indossando una la vestaglia scarlatta perché chi avesse scoperto il corpo non restasse troppo sconvolto da quell’invasione di rosso sangue. «Mi sono davvero divertito. Arrivederci e grazie. Romain Gary, 21 marzo 1979» il suo biglietto d’addio.
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