L'ANALISI
15 Febbraio 2025 - 05:10
Riccardo Feroldi (a destra) con la maglia della Tfa Elite
CREMONA - Ogni bambino cresce sognando un futuro da calciatore professionista. Spesso il sogno svanisce, a volte diventa realtà.
Chi lo rincorre ancora invece è Riccardo Feroldi ala sinistra classe 2005 dell’Under 19 provinciale della Marini che lo scorso novembre è stato contattato per un provino dalla TFA Elite (terza serie degli Emirati Arabi), accademia nata nel 2022 che si occupa espressamente di giocatori Under 23 per lanciare le loro carriere nel mondo dei professionisti.
«La possibilità di fare un provino per un club arabo — racconta Feroldi — è partita circa un anno e mezzo fa. Mio padre per lavoro ha contatti continui con Dubai da 27 anni. Ha anche un forte legame con una famiglia importante all’interno della squadra dell’Al-Ahli che è una delle più famose squadre del campionato dell’Arabia Saudita. Ad un certo punto un collega di mio padre, ex membro del consiglio all’Al-Ahli ci ha contattati per dirmi che il club voleva propormi un trial. A quel tempo giocavo nella Soresinese e mi ero infortunato: il provino saltò. L’interesse nei miei confronti però è rimasto e così lo scorso settembre sono stato invitato dalla TFA Elite degli Emirati Arabi. Ho svolto un primo provino durato una settimana e successivamente a novembre un secondo durato 35 giorni. La scorsa estate sapendo della possibilità di intraprendere questa avventura che avrebbe reso la mia stagione un po’ particolare sono passato dalla Soresinese alla Marini, società che attraverso il presidente Marco Grassi mi ha permesso di giocare quando avrei potuto. Le società degli Emirati Arabi stanno facendo una grande operazione di scouting a livello mondiale cercando di emulare il percorso fatto dalle squadre saudite. In questo momento circa l’80% dei loro giocatori sono africani e ora hanno bisogno di calciatori europei, in particolar modo nel reparto offensivo sulle fasce. A novembre quando sono arrivato a Dubai mi sono trovato in un ambiente molto competitivo dove non si lascia nulla al caso. Non è semplice confrontarsi con giovani calciatori provenienti da tutto il mondo. Non ero là per una vacanza, ma per un obiettivo importante. Il livello dei ragazzi presenti è altissimo con un tasso tecnico non comune e una fisicità incredibile. La società mette a disposizione strutture di livello incredibile che molte società della nostra Serie A si sognano, sedute con personal trainer e tutto quello di cui hai bisogno. Ti puoi concentrare sul calcio H24, ma pretendono da te riscontri importanti. In quel mese ero isolato dal mondo con un solo obiettivo: dimostrare tutto il mio valore. La cosa bella è che in quei paesi vale la meritocrazia, se sei bravo e se dimostri tutto il tuo impegno, la tua dedizione è riconosciuta. In quel mese di provino sono migliorato molto come calciatore. Ho imparato ad esempio a correre non solo tanto ma soprattutto bene e poi mi sono confrontato con gente che aveva il mio stesso obiettivo. Ho esordito in campionato di Second division contro l’Accademia del Villareal di Dubai ed è arrivata anche la proposta di un contratto da professionista con l’Under 23 della TFA Elite. Una soddisfazione incredibile, l’unico tra tutti i ragazzi presenti al provino a ricevere una simile offerta. Alla fine ho deciso di non firmare per alcune condizioni contrattuali che non mi soddisfacevano. Ma le porte verso il Medio Oriente sono ancora aperte. Sono infatti venuto a conoscenza in questi mesi che c’è ancora molto interesse nei miei confronti e che probabilmente la prossima estate farò dei provini in Arabia. L’obiettivo di diventare professionista resta più che vivo. Non so se sarà presso una squadra araba o in Italia, che ovviamente rimane la mia prima scelta, ma io continuo a lavorare per realizzare il mio sogno».
Un’esperienza a Dubai impegnativa?
«Durante tutto il mese di novembre il mio interesse era focalizzato solo sul mio obiettivo calcistico, e quindi non ho avuto la possibilità di vedere o fare altro. Comunque siccome per me Dubai è come una seconda casa, essendoci stato più di venti volte, ho un’idea precisa. La cultura è diversissima dalla nostra, a volte complicata da capire, ma a me piace tantissimo. Dubai non è come dicono in molti una città “falsa“, è semplicemente il futuro, una città evoluta pronta a darti quello che meriti se hai il coraggio di confrontarti con una realtà differente. Certo ci vogliono le spalle larghe per vivere là, ma Dubai ci anticipa come sarà il futuro. Ti offre lusso, business, mentalità vincente, sicurezza e sport di alto livello. Sta a te capire se tutto ciò è quello che tu ricerchi».
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