L'ANALISI
BASKET: PICK & ROLL
11 Febbraio 2025 - 10:06
Il caloroso abbraccio tra i giocatori della Vanoli e i tifosi al termine della partita vinta contro Trapani al PalaRadi. A fianco, l’americano Eddy Polanco della Juvi prova la penetrazione
CREMONA - C’è una frase che reputo molto bella e significativa utilizzata a vari livelli nell’ambito dello sport statunitense, Patria dell’illuminato prof James Naismith e della pallacanestro. Dice così: «It’s different when you’re having fun». Tradotto, «è diverso quando ti diverti». Ed è proprio il divertimento dello giocare insieme, del cercarsi, dell’aiutarsi, dello sostenersi a vicenda che è emerso dalla gara che la Vanoli ha giocato e vinto domenica sera al PalaRadi contro la seconda della classe in serie A, la temuta (giustamente) Trapani Shark.
È successo quello che pochissimi avrebbero ipotizzato, la squadra (in quel momento) ultima in classifica ha tenuto testa per tutti i 40 minuti di match al miglior attacco del campionato, riuscendo a prevalere nell’ultimo decisivo quarto periodo, proprio quando la pressione (in passato) aveva giocato bruttissimi scherzi. Stavolta no, una Vanoli completamente trasformata in mentalità e determinazione, rispetto alla recente trasferta di Reggio Emilia, è riuscita nell’impresa di mettere il bavaglio agli uomini di Jasmin Repesa, costretti alla seconda sconfitta di fila dopo il kappao subito sul campo della capolista Trento.
E la Vanoli, lo si è visto benissimo, è riuscita a capovolgere le aspettative negative della vigilia giocando una grandissima partita e, soprattutto, divertendosi. Il successo finale, importantissimo per tanti motivi – oggi la squadra di Gigi Brotto sarebbe addirittura salva grazie allo scontro diretto favorevole nei confronti di Napoli -, ha il merito di aver ampliato la rosa delle squadre in lizza per non retrocedere, rosa nella quale sono rientrate inevitabilmente anche Varese e Scafati, ma nemmeno Sassari può dormire sonni tranquilli.
Sembra davvero un’altra squadra la Vanoli, che con Gigi Brotto in panchina ha vinto tre delle sei gare disputate (prima il bilancio era 2-11), con i giocatori che paiono respirare un’altra aria, meno pesante e opprimente; giocatori che ora possono finalmente muoversi sul campo con la mente più libera, con meno ansia addosso. E c’è più partecipazione da parte di tutti: l’arrivo, importantissimo per esperienza e caratura, di Christian Burns (contro Trapani 4 punti, 4 rimbalzi, 1 stoppata in 10 minuti) consente a Brotto di razionalizzare al meglio il contributo dell’intero roster, dando maggiore consistenza sotto i tabelloni. Domenica ad avere maggiore beneficio è sembrato Federico Poser, rimasto in campo 23 minuti complessivi nei quali ha dato una grande mano ai compagni a livello di pressione difensiva nel momento decisivo.
Certo se gli uomini di maggior caratura tecnica – Corey Davis, Payton Willis e Tariq Owens – si muovono sul parquet con la stessa forza e intensità vista contro Trapani, allora ne traggono beneficio tutti. Una menzione speciale però, a prescindere da quanto fatto dalle tre star biancoblù, va spesa per Federico Zampini, l’uomo in più su cui poter fare affidamento; in 23 minuti ha realizzato 11 punti, subito 5 falli, recuperato 2 palloni e servito 4 assist ai compagni: bravissimo. Il basket però è sport di squadra, nel quale i singoli interpreti si mettono al servizio del collettivo; ed è così che la Vanoli ha centrato un successo basilare in chiave salvezza, grazie ad una prestazione convincente, solida, che ha saputo sfruttare al meglio le difficoltà incontrate da una big del campionato qual è Trapani.
Vanoli che ora avrà due settimane di tempo per affinare l’ingresso nel roster di Burns e, forse, di intervenire ancora sul mercato (decisione non facile dopo il successo di domenica). Da domani a Torino si disputa la Frecciarossa Final Eight di Coppa Italia, la prossima settimana toccherà alla Nazionale nei match di qualificazione per Eurobasket. Il campionato tornerà il 2 marzo quando la Vanoli sarà impegnata nel derby sul campo della Germani Brescia, mentre la settimana successiva al PalaRadi arriverà Napoli, altra gara fondamentale per il cammino dei cremonesi.
Mi piacerebbe scrivere si sia trattato solo di un brutto, bruttissimo incubo che si è diradato al risveglio. Invece no, il risveglio è ancora peggio perché ci si rende conto che non si è trattato di un sogno angoscioso, purtroppo è tutto inaspettatamente e incredibilmente vero. Quattro partite tra preseason e campionato, altrettante sconfitte per una JuVi Ferraroni che, nemmeno al quarto tentativo, riesce a risolvere l’enigma della bestia nera Assigeco Piacenza. Al cospetto della formazione che siede sull’ultima poltrona della classifica di serie A2 – ma che ha meritato la vittoria di sabato pomeriggio, avendo creduto fino alla fine nel possibile esito positivo -, anche il quarto tentativo è andato a vuoto, con la squadra di coach Luca Bechi che in terra emiliana al di là del fiume Po ha lasciato una posta in palio molto importante per distanziare ulteriormente la zona calda della graduatoria e fare un passo significativo in avanti verso la permanenza nella categoria.
E pensare che solo sette giorni fa parlavamo di una JuVi Ferraroni in ottima forma, di una squadra che stava attraversando un ottimo momento e che sembrava aver trovato una dimensione di gruppo ancora migliore con l’innesto di Ivan Almeida. Evidentemente mi sono sbagliato, ci siamo sbagliati tutti noi che seguiamo chi per lavoro chi per passione le vicende della compagine orogranata.
Contro l’Assigeco, sabato pomeriggio, sono riemerse alcune caratteristiche mentali che contraddistinguono la JuVi sin da inizio stagione, una squadra che – lo abbiamo riscontrato anche la settimana prima nella gara casalinga con Cento – è capace di imprimere una lunga serie di ottime giocate e altrettanto di incappare in blackout davvero preoccupanti. Con Cento, nell’ultima frazione di gioco, si era scivolati in pochi minuti dal +20 al +6, rischiando non poco di compromettere l’esito finale del match; a Piacenza, invece, dalla gara condotta in certi momenti anche con autorità, si è passati alla confusione totale e all’incapacità (stavolta) di rimettere a posto le cose.
Si dice che a forza di scherzare col fuoco, prima o poi ci si scotta; ed è una brutta bruciatura quella rimediata da Lorenzo Tortù e soci con l’Assigeco, una sconfitta che rischia di inficiare quanto di buono costruito sino ad ora, una sconfitta che chiama inevitabilmente in causa tutto il gruppo juvino. La delusione e l’amarezza a fine gara erano notevoli, il giorno dopo ancora di più perché ci si è resi conto di quale occasione si è gettata al vento.
«La cosa in cui dobbiamo crescere è la responsabilità individuale verso il team. Abbiamo giocato non da squadra e purtroppo siamo stati puniti nel finale», ha dichiarato coach Luca Bechi nel dopo gara. Mi permetto di sottolineare che, sebbene siano passate parecchie giornate da inizio campionato, la JuVi Ferraroni incappa ancora nell’errore di affrettare le conclusioni anche quando il vantaggio consentirebbe di gestire con maggiore oculatezza il gioco, così come troppo spesso ci si trova in grave difficoltà sotto i tabelloni dove il compito di catturare i rimbalzi o fare il tagliafuori (questo sconosciuto) non è solo compito esclusivo dei lunghi, ma tutti devono aiutare i compagni.
Peccato, peccato davvero, un esito diverso della contesa avrebbe dato ancora maggiore linfa alla JuVi Ferraroni che ora dovrà vedersela al PalaRadi (domenica 16 febbraio, ore 18) contro un’avversaria ostica e molto esperta qual è la Tezenis Verona di coach Alessandro Ramagli, reduce dalla sconfitta dopo un tempo supplementare sul campo della prima della classe Rimini.
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