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Vanoli fragile nei finali punto a punto; resa totale della Juvi

A Trapani un’altra vittoria gettata al vento dai biancoblù con una pessima gestione del possesso. Sul fronte Ferraroni, la squadra mai in campo

Daniele Duchi

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redazione@laprovinciacr.it

03 Dicembre 2024 - 10:30

Vanoli fragile nei finali punto a punto; resa totale della Juvi

Coach Demis Cavina in un time out durante la partita contro Trapani

CREMONA - Sei penultimo in classifica; nelle prime otto gare di campionato hai vinto una sola volta (quarta giornata a Napoli); nelle ultime tre settimane la società ha investito ulteriore budget economico per innalzare il potenziale del roster con gli ingaggi di Payton Willis e nelle scorse ore Dario Dreznjak, nel tentativo di invertire la rotta intrapresa; ti presenti a Trapani, uno dei campi più complicati della serie A, senza il tuo centro titolare infortunato; entri sul parquet senza remore e sfoderi una delle migliori, anzi la migliore prestazione difensiva dell’anno. Ma alla fine te ne torni scornato a casa con l’ennesima gara gettata al vento dopo aver comandato per oltre 39 minuti.

Diciamo che la delusione e la frustrazione pesano come un macigno sulle spalle di staff tecnico e giocatori. Perché è evidente che qualcosa non quadra se ogni volta che ti giochi i minuti finali punto a punto – in casa con Reggio Emilia, Pistoia, Virtus Bologna, Armani Milano; in trasferta a Tortona e Scafati – ne esci con le ossa rotte e il morale sempre più in picchiata. Nemmeno la mossa dell’arrivo di Willis, giocatore dalle grandi potenzialità offensive messe in mostra lo scorso anno a Pistoia, ha permesso alla Vanoli di trovare – almeno per ora – l’uomo a cui affidare il possesso della palla quando il match si infiamma.

A Trapani proprio Willis ha sprecato malamente una rimessa in attacco quando mancavano 14 secondi sul punteggio di parità; poco prima, a meno 31 secondi dalla sirena, era stato Corey Davis a fallire la tripla del possibile più 5 (sul punteggio di 67-65 per Cremona) e forse del definitivo ko nei confronti dell’ambizioso team siciliano. Quel 67 a tabellone lo aveva messo a segno Paul Eboua a 2’ e 35 (67-63), ma da quel momento la Vanoli non è più riuscita a segnare. E nel supplementare è stato sin troppo facile per i padroni di casa allungare e tirare un grosso sospiro di sollievo, oltre che festeggiare il secondo posto raggiunto in graduatoria grazie alle contemporanee battute d’arresto di Bologna e Milano.

La speranza, dettata proprio dall’arrivo dei nuovi giocatori, era quella che dicembre fosse il mese della riscossa; certo, vincere a Trapani era una ipotesi quasi impossibile alla vigilia secondo ogni previsione, per questo è ancora più difficile da accettare un ko arrivato nell’overtime ma con i biancoblu che, visto l’andamento della gara, avrebbero dovuto chiudere il match nei 40 regolamentari. La sensazione, che sta diventando sempre più certezza, è di una squadra incapace di mantenere le redini del gioco con continuità nell’arco di un intero match, di una squadra fragile mentalmente al punto di sciogliersi puntualmente come neve al sole nei momenti decisivi.

Una squadra che non riesce ad esprimere un gioco sufficientemente adeguato al livello della categoria. Mancava Owens, certo, ma tirare più da tre punti che da due (34 tentativi contro 32) non può essere la soluzione del problema. Anche nella trasferta siciliana, Willis in pochissime occasioni è stato messo nella condizione di tirare senza avere uno o anche due avversari appiccicati a mani e braccia; e infatti ha chiuso la sfida con 8 punti in 35 minuti di utilizzo e con percentuali altamente insufficienti (2-7 da due e 1-6 da tre). Lo stesso Davis, rimasto in campo per 37 minuti (14 punti e 11 assist), è arrivato nel momento decisivo della gara privo della lucidità necessaria. Eboua, il migliore della Vanoli (17 punti e 11 rimbalzi), nel quarto parziale è rimasto a lungo seduto in panchina; una scelta che ha penalizzato il quintetto cremonese. Il dato peggiore in assoluto però è il numero delle palle perse, ben 20 contro le 7 recuperate, sintomo di poca tranquillità mentale.

Ripetiamo, per come si è sviluppato l’andamento della gara, a Trapani la Vanoli avrebbe dovuto incassare la posta in palio, dando nuovo impulso al proprio campionato; invece, si rimane ancora una volta con un pugno di mosche e tanta rabbia che coinvolge inevitabilmente l’intero mondo biancoblu. C’è bisogno di un impulso immediato, di una sterzata decisa che solo un successo può dare per evitare estreme decisioni. Domenica (ore 20) al PalaRadi arriverà la Openjobmetis Varese, terz’ultima a quota 4; una sfida nella quale non si può più rinviare l’appuntamento con la vittoria.

Eddy Polanco della Juvi Ferraroni in azione

SERIE A2

Il primo termine che viene in mente pensando alla gara della JuVi Ferraroni a Udine è ‘asfaltati’. Il secondo concetto subito immediato è ‘mai in partita’. È davvero da dimenticare il più presto possibile la ‘non prestazione’ della JuVi Ferraroni sul campo della forte (e in gran forma, va detto) Apu Old Wild West Udine; una partita mai nata, con i padroni di casa ad indirizzare la contesa già dopo soli 5 minuti (punteggio di 20 a 8) ed un secondo quarto – parziale a favore dei locali di 23-9 – che ha messo la definitiva pietra tombale sul risultato e su qualsiasi eventuale velleità da parte della squadra ospite.

Che, in realtà, non ha mai dato la sensazione di avere un benché minimo sussulto, una minima reazione allo strapotere tecnico e fisico messo sul parquet da Mirza Alibegovic e compagni. D’accordo il valore del team friulano, formazione costruita per tentare il salto di categoria e riportare Udine in serie A, ma detto questo non sono affatto piaciuti l’atteggiamento di rassegnazione totale percepito nei volti dei giocatori gigliati e l’incapacità di reggere almeno in parte l’urto violento della compagine di casa.

È vero che Udine e Cremona partecipano allo stesso campionato ma con obiettivi diametralmente opposti, certo è però che ci dovrebbe sempre essere una dignità da difendere, insieme alla maglia e ai colori sociali, per rispetto verso proprietà, dirigenza e tifoseria. Una JuVi Ferraroni troppo brutta, troppo arrendevole, poco anzi per nulla efficace, con i soli Isiah Brown (20 punti con 8 su 15 dal campo) e Alessandro Morgillo (18 punti con 9 su 12 al tiro) a cercare di salvare la faccia. Troppo poco in questa circostanza. Perdere di uno o di 31 punti è la stessa cosa? Direi proprio di no, soprattutto quando non c’è mai stato un match vero, combattuto anche solo in parte. Coach Luca Bechi, nelle dichiarazioni post partita, con il volto pieno di amarezza, è stato categorico: «Chiediamo scusa ai tifosi e al nostro presidente che ci ha seguito speranzoso; c’è poco da dire, dobbiamo solo pensare alla prossima partita e lavorare in silenzio. Meno parole e più fatti».

La sconfitta, più che prevedibile alla vigilia, tiene ancorata la formazione cremonese a quota 10 insieme a Brindisi e Pesaro, mentre due punti indietro si è formato un gruppetto composto da Vigevano, Cento (ah quanto brucia il ko juvino al fotofinish di due settimane or sono sul campo emiliano romagnolo), Nardò e Livorno. Ultima in classifica a quota 4 l’Assigeco Piacenza. Ricordiamo che si è giocato il 14° turno ma diverse formazioni – tra le quali la JuVi Ferraroni – dovranno recuperare il prossimo 11 dicembre la gara del turno numero 13 rinviata per gli impegni delle nazionali.

I fari dunque ora sono puntati sul prossimo impegno stagionale che vedrà la compagine del presidente Enrico Ferraroni affrontare sabato sera al PalaRadi (ore 20.30) la Unieuro Forlì, formazione battuta in precampionato da Lorenzo Tortù e soci nel torneo di Modena. I romagnoli allenati da Antimo Martino, e dell’ex centro orogranata Daniele Magro, vantano un roster dotato di grande esperienza ed attualmente si trovano al sesto posto in classifica a quota 16 in coabitazione con Verona e Rieti. Forlì non è partita bene ad inizio stagione, ma la società ha allestito un gruppo che mira ai quartieri alti della categoria.

Contro un avversario di indubbio valore, la JuVi Ferraroni sarà chiamata a cancellare il bruttissimo kappao di Udine, giocando con grande intensità e determinazione. Vista la graduatoria molto corta (undici formazioni racchiuse in soli sei punti, da quota 8 a quota 14) e i risultati a sorpresa che ogni turno porta in dote, sarà fondamentale contro Forlì che la JuVi riesca a mantenere il controllo delle operazioni per la maggior parte della contesa, magari animata dallo stesso spirito visto contro la Sebastiani Rieti. Ogni punto guadagnato è prezioso per l’obiettivo che la squadra cara alla famiglia Ferraroni si è prefissato, ovvero confermarsi nella categoria per il terzo anno consecutivo

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