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BASKET SERIE A

Vanoli: "Ecco perchè ci siamo salvati"

Coach Cavina esalta lo spirito della sua squadra e ora punta a chiudere alla grande

Fabrizio Barbieri

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fbarbieri@laprovinciacr.it

24 Aprile 2024 - 18:07

Vanoli: "Ecco perchè ci siamo salvati"

Coach Demis Cavina

CREMONA - Mancano circa 30” alla fine della partita contro Brescia, coach Demis Cavina si volta verso la sua panchina e accenna un sorriso. Lo accenna, perchè la sua è una maschera che difficilmente toglie. A 49 anni si è costruito una corazza quasi impermeabile a far trasparire i sentimenti. In realtà dietro a quella scorza c’è semplicemente Demis che si sa emozionare, commuovere e godere delle cose belle della vita. Quello sguardo, a 30” dalla certificazione della salvezza con due giornate di anticipo, non era quello di Cavina ma quello di Demis.

Emozionato?
«Sapevamo che sarebbe stata una partita complessa ma che ci poteva dare una gioia immensa. Abbiamo lavorato tanto e ci siamo meritati il traguardo. Un sospiro di sollievo ci stava dai».

Prima la dedica?
«Questa è facile. Alla mia famiglia che da tanti anni sopporta la vita da allenatore. Devo a mia moglie e ai miei figli tutto questo».

A fine gara ha detto che non si rendeva ben conto del traguardo raggiunto. Ora?
«C’è ancora euforia per il risultato. Abbiamo lasciato i ragazzi liberi fino a oggi. È stata una grandissima gioia».

Ancora due partite. Sa che si potrebbero centrare i playoff?
«Abbiamo voglia di ricominciare e giocheremo al massimo ogni sfida. Non abbiamo obiettivi, solo voglia di divertirci e chiudere bene la stagione».

Quando ha capito che la sua Vanoli si sarebbe salvata?
«In due momenti. Il primo è stato durante il precampionato. Abbiamo vinto solo una gara ma abbiamo giocato contro formazioni di altissimo livello. Siamo sempre andati vicino al successo, ma soprattutto lo spirito era quello giusto. Si vedeva già che avevamo qualcosa di importante dentro. Il secondo momento è arrivato dopo le prime vittorie. Avere delle sensazioni è una cosa, il riscontro dal campo è un’altra. Abbiamo mosso la classifica in fretta e abbiamo capito che la squadra poteva giocarsela con tutte. I successi ci hanno dato la serenità per affrontare anche le sconfitte».

È stata una Vanoli atipica quella di questo campionato per filosofia. Un rischio ripetibile o un unicum?
«Non lo definirei un rischio, ma una valutazione nata dalle necessità. È ovviamente ripetibile, sempre mettendo il gioco al centro del nostro progetto. Non è strano puntare su motivazioni e giocatori affamati. Il segreto è andare tutti nella stessa direzione».

Aver perso il play (Bone) appena prima della stagione ha cambiato i piani?
«Direi di no. Il nostro comun denominatore di questi due anni è stato cambiare poco. Quando ci sono state prestazioni meno convincenti non abbiamo gettato nessuno dalla torre ma abbiamo ricercato dentro lo spogliatoio le risorse per restare in linea di galleggiamento. Durante l’anno abbiamo cambiato solo Zegarowski e vi giuro che è stata una scelta sofferta, ma condivisa con il giocatore. Lo ringrazio perchè se siamo qua ora il merito è anche suo e delle sue prestazioni. Poi con il tempo qualcosa non è andato per il verso giusto».

Se guarda alla serie A2, la sua Vanoli dei record avrebbe dominato anche quest’anno?
«I pronostici sono fatti per essere sovvertiti. Lo scorso campionato non eravamo di certo la squadra più forte ma lo siamo diventata sul campo. Non ci siamo mai nascosti e nel finale abbiamo raggiunto un livello clamoroso. Quella Vanoli non so se avrebbe dominato anche quest’anno ma di certo avrebbe dato del filo da torcere a tutti».

Da una Vanoli imbattibile a una che si doveva salvare. Lo switch è stato complesso viste le tante conferme?
«Non è stato facile. Più della metà del gruppo non aveva mai avuto esperienze di serie A. Aver avuto tanti giocatori italiani confermati è stato fondamentale per ricreare la giusta mentalità e per inserire i nuovi giovani americani. L’impronta della società è sempre stata questa e il dna non si cancella. Mentalità giusta e pochi fronzoli. Tutti i ragazzi si sono calati nello spirito Vanoli».

Chi deve ringraziare Cavina e chi lo deve ringraziare?
«Nessuno mi deve ringraziare. A Cremona ho trovato la mia dimensione e ho percepito affetto. Anche nelle critiche ho sentito amore per la squadra. Devo ringraziare invece tante persone. Dal presidente Aldo Vanoli al gm Andrea Conti che mi hanno sempre fatto lavorare sostenendomi e dandomi fiducia. Poi lo staff tecnico con cui ho passato due anni fantastici. Gli inverni sono volati e capita solo quando c’è sintonia e si lavora bene insieme. A Cremona ho trovato una piazza dove poter esprimere la mia idea di basket».

Il momento più bello e il più brutto?
«Parto dal secondo. Come nel passato campionato, dico gli infortuni. In A2 il problema di Cannon mi ha segnato, in questa stagione quando ho visto lo sguardo di Denegri a Bologna dopo la frattura al dito ho avuto una botta al cuore. Vedere dei ragazzi che soffrono mi fa male, perchè so quanto impegno mettono per poter giocare ad alto livello. Il momento più bello è anche quello più fresco ovvero la vittoria contro Brescia. Salvarsi in un derby contro la prima della classe e al PalaRadi è stato fantastico».

Il presidente Vanoli ha detto che se Cavina è d’accordo sarà ancora lui il coach del prossimo anno...
«Per me le parole valgono più di ogni contratto. Dobbiamo solo incontrarci, mettere due firme ma la mia volontà è quella di restare. A giro di poco tempo ci troveremo per parlare. Il prima possibile perchè i tempi sono fondamentali nel nostro caso per programmare ogni dettaglio».

Tanti hanno fatto bene. Il rischio è che si debba ripartire da zero.
«Cremona è abituata a fare questo tipo di politica, accettando di ripartire ogni anno con entusiasmo. Questi ragazzi meritano molto, parleremo con tutti per capire quali possano essere le loro intenzioni. Se servirà ricostruire lo faremo, anche questo è stimolante e bello».

Virtus Bologna, Venezia, Brescia. La Vanoli si è salvata battendo le big. Il segreto?
«Abbiamo preparato in modo scrupoloso queste partite grazie a tutto lo staff. Abbiamo affrontato le gare casalinghe sempre con un’energia pazzesca. Abbiamo ricevuto entusiasmo dal pubblico e lo abbiamo trasformato in cattiveria».

Dove la squadra ha fatto meglio e dove poteva fare di più?
«A inizio anno la fisicità aveva lasciato in tutti qualche dubbio. Invece abbiamo lavorato molto sull’identità difensiva e abbiamo fatto benissimo anche con squadre più grosse. Forse potevamo fare meglio in qualche finale punto a punto. Ma la squadra ha sempre giocato alla pari con tutti e lo dice la differenza canestri molto positiva».

Il primo messaggio dopo la salvezza? E quello più bello?
«Il primo è stato di mio figlio piccolo Federico, che ha preceduto il grande di qualche secondo. Forse la gara contro Brescia non era ancora finita... Ci sono stati tanti messaggi simpatici, ma mi piace sottolineare la provenienza. Ho ricevuto complimenti in tutte le piazze dove ho allenato da qualche mese ad anni. Vuol dire che qualcosa ho lasciato».

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