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CALCIO SERIE D

Piccolo: tra Klopp, il Crema e quel record nel Milan

Il nuovo allenatore dei nerobianchi (38 anni) al primo allenamento a Madignano

Fabrizio Barbieri

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fbarbieri@laprovinciacr.it

20 Febbraio 2024 - 18:19

Piccolo: tra Klopp, il nuovo Crema e quel record nel Milan

Mister Piccolo con il presidente Zucchi

CREMA - Insegnante, allenatore, persona posata e intelligente. A vederlo in campo con il fischietto al collo sembra un allenatore consumato, ma alle spalle ha una carriera brevissima, anche se la volontà non gli manca. Michele Piccolo ha svolto il suo primo allenamento da tecnico del Crema in serie D a soli 38 anni. Ma essere precoce è nel suo dna calcistico. Non tutti sanno infatti che è l’ottavo calciatore più giovane nella storia del Milan ad aver fatto l’esordio in serie A a 17 anni, 8 mesi e 22 giorni nella sfida contro il Piacenza. A livello giovanile faceva coppia con Alessandro Matri nei rossoneri e gli scout scommettevano molto più su di lui che sul collega che ha poi fatto una montagna di reti in serie A, mentre lui lottava in C da Pizzighettone in poi.

Partiamo da lontano. Si sente di non aver raccolto a sufficienza da calciatore?
«Avrei potuto fare di più. Diciamo che mi sono reso conto di aver perso il treno giusto in fretta. Quando ho avuto la possibilità di fare il salto di qualità ho sempre avuto problemi fisici. A vent’anni sono stato operato al ginocchio e ricordo ancora le parole del medico: ‘con questa situazione non andrai molto avanti’. Ho fatto una carriera tra serie C e D. Quando sono arrivato a trent’anni ho avuto l’ennesimo guaio al ginocchio a causa della cartilagine e da lì ho deciso di smettere. In più era scoppiata la pandemia che ha accelerato il tutto. Mi sono gettato sulla nuova mansione da allenatore che mi ha ridato entusiasmo».

Lei è diventato cremonese a tutti gli effetti.
«Sono nato in provincia di Rovigo, ai tempi di Pizzighettone ho conosciuto mia moglie, sono diventato papà e mi sono fermato qua a vivere. Mi sono laureato in scienze motorie e da due anni sono insegnante di ruolo al Torriani. Ho sempre voluto trovare una stabilità. Ho sempre guardato al futuro più che al presente. Adesso c’è il Crema da primo allenatore».

A 38 anni è un bel salto.
«Lavoravo con i giovani, ma il mio obiettivo era quello di cimentarmi con una prima squadra. Lo scorso anno a Codogno l’ho fatto per un breve periodo durante un cambio di panchina a stagione in corso e mi sono convinto ancora di più».

È un allenatore alla Sarri o alla Allegri?
«Io bado alla concretezza. A Crema ne abbiamo bisogno. I fronzoli in questo momento servono poco vista la classifica. Il calcio è uno sport che ha un solo obiettivo che si può però raggiungere con strade diverse».

Arriva dalla U17 alla prima squadra con una classifica quasi drammatica...
«È successo tutto in fretta, ma c’è la volontà di provare a sollevarci. In questo momento servono concretezza e intensità di gioco, oltre che ritmo. Voglio una squadra che punti sulla riaggressione della palla».

Il fatto di avere la stessa età di qualche suo giocatore è un problema?
«Qualcuno di questi ragazzi è stato mio compagno, altri avversari. È un po’ particolare, ma ora sono ruoli diversi. Non vedo un problema in questa situazione, ma una opportunità. Gli esperti saranno importanti per aiutare con il gruppo. Si creerà un confronto molto costruttivo».

Cosa serve al Crema subito?
«Quei gol che faticano ad arrivare. Cercheremo situazioni diverse per vincere le partite e per segnare. La squadra fino a questo momento non ha giocato male, ma è sempre mancato qualcosa. Non è un caso se dopo 27 partite fatichi ancora a segnare. Dobbiamo essere meno belli ma più cinici».

Anche al Pergo è arrivato un nuovo allenatore (Mussa) che ha puntato prima di tutto a lavorare sull’aspetto psicologico.
«Non sarebbe intelligente stravolgere troppo. Non servono ora troppi dettami a livello tattico ma pochi principi e ben chiari. Non dobbiamo aspettare l’avversario ma andare ad attaccarlo in modo propositivo. Non così facile in poco tempo. Serve adattarsi alle caratteristiche dei giocatori e condivido che sia importante lavorare sulla testa. Le sfide sono belle».

Qual è il suo allenatore di riferimento?
«Guardo tante partite e cerco di rubare qualcosa da tutti. Il mio preferito è comunque Jurgen Klopp che fa un calcio verticale e rapido più che sul possesso palla».

Come è cambiato il mondo del calcio?
«Molto. Ma sono le nuove generazioni diverse a livello sociale prima di tutto. Sul campo bisogna riabituarli a soffrire a sacrificarsi per raggiungere un risultato. I giovani vivono nelle comodità e devono apprendere un altro tipo di filosofia. Il calcio in sè è un gioco semplice da una parte e difficile dall’altra. Spesso i periodi storici hanno influenzato il modo di stare in campo con le tendenze del momento. Anche le regole hanno dato nuove possibilità. Ora tutti partono dal basso, amano costruire. Credo che alla fine però serva capire che tipo di giocatori ti trovi a gestire. Un gruppo affiatato spesso fa ottenere risultati più importanti di uno meno solido ma con più qualità. Sono i giocatori a fare le fortune degli allenatori. I risultati possono arrivare in tanti modi. C’è chi ama dominare il gioco e c’è chi come Castori ha vinto una valanga di campionati con le ripartenze e difendendosi più basso».

Sui corner il Crema marcherà a zona o a uomo?
«Io sono sempre stato abituato a essere marcato a uomo da giocatore e vorrei che i miei giocatori facessero la stessa cosa. Sono cresciuto con Porrini che mi teneva la maglia tutti gli allenamenti, con quella grinta che oggi forse si è un po’ persa e che vorrei che si potesse ritrovare nel mio Crema».

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