L'ANALISI
25 Gennaio 2024 - 07:35
Giacomo Violini
CREMONA - Insieme hanno portato il Brescia da metà classifica alla promozione in Serie A e l’uno è stato una sorta di allievo del secondo. Bisogna tornare indietro alla stagione 1999-2000, quando tra i due è nato un ottimo, impreziosito dal traguardo sportivo raggiunto. Giovanni Stroppa e Rolando Maran insieme hanno scritto una pagina storica del Brescia, sebbene in ruoli diversi ma ugualmente importanti. Stroppa era arrivato alle rondelle dal mercato invernale dopo l’esperienza al Piacenza. In campo, con 4 gol in 17 gare aveva aiutato la squadra a chiudere al terzo posto valido per saltare nella massima serie. Rolando Maran ai tempi era già seduto in panchina, stava «imparando il mestiere» perché vestiva i panni del collaboratore tecnico. Stroppa e Maran sono stati compagni e tuttora sono amici e colleghi. Per raccontare quella esperienza bresciana però ci affidiamo alle parole di un terzo protagonista di quel gruppo, una figura che il pubblico grigiorosso conosce bene: Giacomo Violini, che alle rondinelle era — e non poteva essere diversamente — il preparatore dei portieri.
Oggi Violini (in grigiorosso dal 1985 al 1993 anche come preparatore) continua a gestire con successo la propria scuola portieri. Al lunedì e venerdì lavora con i ragazzi che si sono iscritti alla sua scuola, durante gli altri giorni della settimana si sposta in quattro società che ne hanno chiesto la consulenza per lavorare con gli estremi difensori delle squadre giovanili: «Ho 12 istruttori che lavorano per me e sono preso con i giudizi del quadrimestre».
Violini racconta quella stagione al Brescia con Maran e Stroppa.
«Quando ho lasciato Cremona sono andato al Chievo dove ho conosciuto Baldini e Maran che era il suo secondo. Era ancora senza patentino, tanto che figuravo io come secondo allenatore. Nel 1998 io, Baldini e Maran siamo passati al Brescia. L’anno dopo il tecnico si era dimesso in precampionato e la società aveva chiamato Nedo Sonetti. Ricordo che dal mercato invernale era arrivato Giovanni Stroppa, un giocatore che andava a colmare qualche lacuna della rosa. Maran era il secondo di Sonetti e gestiva gli umori dello spogliatoio, era quello che parlava con i giocatori. Maran in questo è molto bravo e credo che questa caratteristica gli sia servita per la carriera di primo allenatore».
Con Stroppa il Brescia cambiò passo.
«Sì perché eravamo da medio alta classifica e dopo l’arrivo di Stroppa siamo saliti in Serie A. Quando vinci tutte le cose riescono e si vive anche meglio insieme».
Una qualità di Maran?
«È una brava persona e per me potrebbe già bastare questo. Oltre che ottimo allenatore come ho detto è bravo nella gestione dei calciatori e non è poco nel calcio moderno. In un ambiente complicato, demoralizzato e scosso come quello del Brescia era l’unica figura che poteva avere un impatto positivo, perché riesce a tirare fuori qualcosa in più dai giocatori».
Quanto a Stroppa?
«Non ho avuto la fortuna di conoscerlo come allenatore, ma lo ricordo come elemento positivo all’interno dello spogliatoio. Al di là delle qualità tecniche che aveva come giocatore, se ha mantenuto la capacità di fare gruppo è un vantaggio in più. I risultati che ha raccolto in carriera credo parlino per lui».
La Cremonese sta scoprendo il giovane Andreas Jungdal, catapultato nel cuore della stagione con buoni risultati. Quanto conta per un esordiente mantenere la porta inviolata?
«Per un portiere non prendere reti è molto importante a livello di morale. Incassare gol a ripetizione mette sotto pressione la fiducia in te stesso e quella che hanno gli altri nei tuoi confronti si rischia di crederci meno. Specialmente se parliamo di un giovane che sta trovando la propria affermazione. La Cremonese ha anche la forza di una difesa poco vulnerabile e questo consente a Jungdal di mantenere la carica e la consapevolezza delle proprie qualità. Per esperienza personale posso dire che un portiere in campo non pensa a nulla e dimentica tutto. Se sa reagire ad eventuali errori ha stoffa e può crescere».
Allo Zini ci si attende una gara viva, accesa e aperta a ogni epilogo.
«Di risultato non voglio parlare assolutamente, ma molto dipende da come partirà il match. Il Brescia è una squadra che se ingrana subito diventa difficile da gestire. La squadra di Maran poi conta ancora su qualche giovane che deve uscire, mentre la Cremonese ha una squadra ben costruita, che arriva in gran parte dalla categoria superiore e conta su gente che in Serie B ha un suo peso. Direi che le premesse per una bella gara non mancano».
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