L'ANALISI
06 Dicembre 2023 - 10:10
CREMONA - Un gran colpo messo a segno su uno dei campi più difficili dell’intera serie A, un altro solo sfiorato in trasferta contro una delle formazioni più quotate della A2. Una domenica che poteva regalare grandi gioie alla pallacanestro cremonese di vertice e che invece sorride solo a metà, pur sapendo di avere a che fare con due realtà - la Vanoli e la JuVi Ferraroni - in grado di regalare grandi soddisfazioni alle rispettive tifoserie. Bene, anzi benissimo per i biancoblù, peccato (ancora una volta) per gli orogranata che l’impresa se la sono vista sfuggire di mano nell’ultimo giro di lancette.
SERIE A
Continua a stupire gli addetti ai lavori nazionali – non certo chi segue da vicino le vicende di capitan Andrea Pecchia e compagni – la marcia intrapresa dalla Vanoli in questa stagione davvero sorprendente (la stagione in generale) nel suo andamento guardando la classifica dopo dieci giornate. Senza Zega Zegarowski e Nat Adrian, la squadra di coach Demis Cavina aveva sette giorni prima a Napoli dimostrato una grande organizzazione d’insieme per oltre trenta minuti, salvo poi cedere inevitabilmente alla stanchezza prima che all’avversaria ma uscendo tra gli applausi convinti (anche per lo scampato pericolo) del pubblico. Ritrovati, seppur in condizioni non ancora ottimali, i due giocatori statunitensi, stavolta a Varese – campo sin qui sempre avaro, avarissimo di soddisfazioni da quando il team cremonese frequenta la serie A – è stato tutt’altro finale.
La Vanoli ha quasi sempre comandato sin dalla palla a due, vantaggi mai di grandi dimensioni ma costanti, che hanno avuto la capacità di minare le certezze già crepate della formazione di casa apparsa in crisi di identità in avvio di stagione, e quindi ‘costretta’ a vincere di fronte al pubblico amico. I ragazzi del presidente Aldo Vanoli invece hanno mantenuto i ritmi bassi, ben sapendo che Varese è team capace di accendersi in un lampo e di concretizzare bottini spesso vicini al centinaio di punti in una sola gara. Con determinazione, concretezza e intelligenza cestistica superiore, la banda guidata in cabina di regia da Davide Denegri e Trevor Lacey ha tenuto volutamente un profilo basso nei primi tre parziali, senza però mai perdere contatto quando i padroni di casa hanno cercato con disperazione di effettuare lo strappo nel punteggio. E invece i biancoblu hanno mantenuto una freddezza pazzesca arrivando negli ultimi minuti proprio dove ci si era prefissati di essere nel piano partita predisposto dallo staff tecnico. Dal 63 pari del 35’ la Vanoli ha piazzato il break decisivo di 12-5 e preso a picconate Masnago. Varese è crollata e Cremona si è conquistata con merito due punti d’oro, mandando a referto cinque uomini in doppia cifra (McCullough 15, Denegri ed Eboua 13, Adrian e Golden 10), dominando a rimbalzo e negli assist, trovando giocate fondamentali da tutti. La Vanoli, è bene si sappia a livello nazionale, non stupisce affatto, è una certezza.
SERIE A2
Non so cosa ne pensate, personalmente rimane quella strana sensazione che alla JuVi Ferraroni in formato trasferta manchi spesso un grammo per fare un chilo. Mi spiego, la formazione orogranata sta disputando – nessuno può negarlo – una stagione importante in fatto di risultati, a maggior ragione tenendo conto che il gruppo è completamente nuovo a partire dallo staff tecnico per arrivare ai giocatori.
La scorsa estate è iniziata una nuova fase della storia juvina, è stato intrapreso un progetto importante a medio-lungo termine con l’obiettivo di consolidare le fondamenta del club a questi livelli. E quando rifondi la squadra è chiaro che occorre tempo e non si può giudicare la bontà di questo nuovo percorso basandosi solo su alcuni risultati.
La nuova JuVi sta letteralmente bruciando le tappe, coach Luca Bechi e il suo staff hanno dato un’ottima infarinatura ai giocatori di quello che dev’essere il percorso tecnico e lavorativo della squadra. Non stupisce affatto che con le formazioni più accreditate (secondo i pronostici della vigilia) la JuVi Ferraroni se la giochi alla pari ogni volta, arrivando a sfiorare l’impresa. Ma, e qui torniamo all’inizio, manca un grammo per fare un chilo, ovvero il gruppo juvino deve raggiungere al più presto lo step successivo, una maggiore continuità di rendimento nell’arco della gara. Con una big come Cantù non puoi certo permetterti di subire 96 punti, perché è vero che per vincere basta segnare un punto in più dell’avversario, ma diventa tutto più possibile se sei tu che imponi all’avversario di segnare un punto in meno.
Quindi, capo A, si deve lavorare duro in palestra per cercare di ottimizzare l’organizzazione nella metà campo difensiva, oliare i meccanismi, trovare da parte di tutti la giusta predisposizione al sacrificio e all’aiuto verso il compagno. Capo B: con Cantù (non è la prima volta) la JuVi Ferraroni ha giocato a strappi, rischiando più volte di precipitare nel baratro, salvo poi trovare le forze per rialzarsi e riprendere l’avversaria. Così facendo però si sprecano energie fisiche e mentali, con il risultato di arrivare ai minuti o secondi decisivi senza la necessaria lucidità. Sono tutti insegnamenti per il futuro, ora testa al match infrasettimanale di oggi al PalaRadi con Latina.
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