L'ANALISI
21 Novembre 2023 - 05:20
Paul Eboua della Vanoli e Tekele Cotton della JuVi Ferraroni
CREMONA - Tanto erano state belle dal punto di vista della prestazione le due sconfitte (lo so, insisto sul concetto che magari non trova tutti d’accordo) rimediate nel turno precedente, tanto sono numericamente e concretamente roboanti – e simili nell’andamento - i successi che hanno visto andare di pari passo le due rappresentanti del basket cremonese di vertice. La Vanoli ha fatto un sol boccone della Carpegna Prosciutto Pesaro, la JuVi Ferraroni si è liberata tutto sommato agevolmente della Moncada Agrigento. Comune denominatore: una grande prova del collettivo.
Le sfide nella massima categoria (ma anche in A2) tra Vanoli e Pesaro non sono mai state banali; vuoi per la lunga serie di ex che hanno militato nel corso degli anni nei due schieramenti (ad esempio, l’attuale ds marchigiano Stefano Cioppi è stato l’allenatore biancoblu della storica promozione in serie A del giugno 2009), vuoi perché le due formazioni si sono spesso rispecchiate nel gioco e nella conformazione del roster. Ne sono uscite battaglie epiche, anche per risultati importanti, confronti combattuti fino all’ultimo secondo. Stavolta non è andata così, sul campo si è vista una differenza notevole tra le due squadre (probabilmente non veritiera nel distacco finale), tutto merito della band di coach Demis Cavina che dimostra, gara dopo gara, di essere gruppo molto affiatato, unito, costruito con meritoria oculatezza, dove nessuno è «prima donna» ma tutti sono al servizio del bene comune. Pesaro – a parte un sussulto in avvio di ultimo quarto – non ha mai avuto scampo, e tutto parte come sempre dalla difesa che Cavina e il suo staff hanno approntato sin da inizio anno e che sta sempre più funzionando alla perfezione, anche quando sul parquet entrano gli uomini dalla panchina.
Il segreto del successo, banale dirlo ma non facile da mettere in pratica, sta proprio nella volontà di lottare e collaborare su ogni palloni da parte di ognuno. Nell’impianto vanoliano c’è ovviamente chi ricopre il ruolo di leader (sul parquet e nello spogliatoio), i compiti da esplicare sul campo sono ben definiti e l’organizzazione gira come un orologio svizzero, dando i frutti sperati. Poi, come in tutte le cose, i giocatori non sempre sono nella migliore condizione, ma con questa mentalità le difficoltà vengono superate con maggiore facilità. Nel match con Pesaro, tutti – ma proprio tutti – sono stati protagonisti, anche chi non è andato a segno (Nathan Adrian e Matteo Piccoli); poi c’è chi ha brillato come il capitano Andrea Pecchia assatanato nell’ultimo quarto, o come Simone Zanotti (uno degli ex di turno) che ha messo la museruola al temuto Toté e sfiorato la doppia doppia (17 punti con 7 su 10 al tiro e 9 rimbalzi). Cinque gli uomini in doppia cifra (Wayne McCullough e Zanotti 17; Paul Eboua, Grant Golden e Marcus Zegarowski 12), con Pecchia e Davide Negri a quota 9 e Trevor Lacey a 8. Insomma, il segnale che quando si gioca di squadra, alla fine, è difficile non gioire.
E’ stato un «mezzogiorno di... cuoco» quello che la JuVi Ferraroni ha apparecchiato domenica all’ora di pranzo. I ragazzi di coach Luca Bechi – finalmente con il ritrovato Tekele Cotton - hanno cotto a puntino gli avversari della Moncada Energy Agrigento, arrivati a Cremona decisi a dare una svolta ad una stagione sin qui non in linea con quanto sperato dalla dirigenza del club siciliano. Ma di questi tempi è davvero difficile affrontare una squadra come la JuVi Ferraroni da grandi numeri, capace di toccare quota 101 per la seconda volta nelle prime dieci giornate di stagione regolare, traguardo elevato sfiorato per altro in diverse occasioni sin qui dagli oroamaranto. Una squadra che ha il vizietto del canestro facile, ma – intendiamoci – non è che questi risultati siano semplici da raggiungere. Alla base di tutto c’è la bontà di un progetto partito da lontano, ben prima che si concludesse la precedente stagione d’esordio in A2; un progetto che ha visto la società impegnata a cementare le fondamenta della struttura, per poi innalzare dei muri molto resistenti alle varie complicanze che porta in dote il secondo campionato nazionale.
Dirò di più, il cambio forzato di allenatore è stato una vera manna dal cielo perché ha consentito alla famiglia Ferraroni di ingaggiare un coach di grande esperienza, bravissimo dal punto di vista tecnico e sul piano umano, grande conoscitore della categoria e delle qualità dei giocatori. I risultati juvini arrivano da lontano e certe prestazioni volitive e caratterizzate dal grande cuore gettato sul parquet, non sono altro che il frutto dell’ottimo lavoro preparatorio all’attuale stagione. Il netto successo di domenica su Agrigento, a parte il blackout del terzo quarto da... rivedere e analizzare per evitare che ricapiti in futuro, è figlio di un lavoro importante, contro una squadra mai da sottovalutare, frutto della volontà e della voglia dei giocatori di tuffarsi con generosità su ogni pallone, di non smettere mai di giocare con il coltello tra i denti, della capacità di ribellarsi alle difficoltà e ritrovare immediatamente compattezza. Questo è un campionato durissimo dal punto di vista mentale e fisico, ma la JuVi Ferraroni ha le qualità necessarie per oltrepassare l’ostacolo e puntare diritto verso l’obiettivo primario.
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