L'ANALISI
17 Novembre 2023 - 07:51
CREMONA - Ormai tutti sanno che l’uso prolungato del cellulare, specialmente negli adolescenti, può causare gravi problemi alla salute. Da un rapporto Eures del dicembre 2021 l’82% dei giovani italiani è a rischio di dipendenza da smartphone. Il 22% è a rischio molto elevato, il 60% a rischio medio. Una situazione di un vero e proprio allarme. Lo dicono tutti, medici, psicologi, psichiatri, studi scientifici, istituzioni, media, ma in concreto in pochi si adoperano per far qualcosa contro quella che sta diventando una vera e propria piaga sociale. Troppo spesso i genitori abdicano al loro ruolo di educatori e anzi spingono i figli ad essere ‘sempre connessi’. A scuola l’uso del cellulare è vietato, ma per una ragione pratica, non per evitare i danni che un uso eccessivo può portare. Restano gli allenatori sportivi dei ragazzi che comprensibilmente ritengono che non sia compito loro porre delle limitazioni.
A questo trend non si vuole piegare il tecnico di una delle squadre giovanili del nostro territorio, Andrea Fiorentini mister degli Under 19 regionali del Torrazzo che ha iniziato un percorso con i suoi ragazzi per cui meno utilizzano il telefonino e più hanno benefici sull’allenamento. D’altronde i tecnici sono innanzitutto degli educatori che vivono tante ore insieme ai ragazzi e quindi anche loro, oltre a genitori ed insegnanti, si rendono sempre più conto di questa nuova devastante problematica. Lo sport ha un ruolo importante nella vita dei giovani e quindi non può non intervenire in qualche modo per salvaguardarne la crescita.
«Innanzitutto - racconta Fiorentini - credo che nei settori giovanili serva partire dal formare il ragazzo dal punto di vista psicofisico e solo successivamente si può formare il calciatore. È per questo che amo approfondire temi riguardanti il corretto riposo, l’alimentazione e altro. Stavolta ho provato a toccare un tema delicato che non avevo mai affrontato, cioè quello legato agli effetti dell’uso prolungato degli smartphone e in particolare dei social negli adolescenti e nei giovani adulti. Visto che sempre più studi sembrano dimostrare che l’utilizzo smodato dello smartphone è correlato ad aumento di ansia, depressione, disturbi del sonno, isolamento sociale, calo di attenzione e concentrazione oltre che problemi posturali, ho provato a fare qualcosa a riguardo. Gli svantaggi di un uso eccessivo del telefonino si possono vedere anche sul campo da gioco. Negli allenamenti e anche durante le partite mi sono accorto che i ragazzi non sempre riescono a essere totalmente concentrati su quello che stanno facendo».
«È importante - continua - che anche il tempo che precede e segue le partite o gli allenamenti non sia subito preso dallo smartphone o dai social. Ogni calciatore deve dedicare un po’ del suo tempo alla concentrazione pregara e alla metabolizzazione di quanto fatto sul campo nel post. Per ora le iniziative si limitano soprattutto alla riduzione delle ‘penitenze’. I ragazzi fanno tutti lo stesso allenamento, chi mi dimostra di aver utilizzato meno il cellulare eviterà tutte quelle piccole punizioni aggiuntive che ci sono all’interno di una squadra. Ad esempio all’inizio della stagione insieme ai ragazzi abbiamo deciso una punizione chiamata ‘il suicidio stile basket’ che è l’incubo di ogni giocatore. Per ogni gol subito la squadra deve fare uno o più scatti, a ogni gol fatto c’è uno sconto. Qualche ragazzo mi ha fatto questa obiezione. ‘Il fare più esercizio, mi dovrebbe far bene dal punto di vista sportivo e quindi perchè dovrei usare meno il telefono, se il farlo mi fa allenare di più’. La mia riposta è che per essere un calciatore migliore non servono 5’ in di corsa o un esercizio in più, ma sono altre le cose fondamentali. Il ragazzo che usa meno il telefono ha più capacità di prestare attenzione, di leggere le situazioni sul campo, di socializzare con gli altri, cosa indispensabile quando si fa parte di una squadra, ed è più reattivo. I ragazzi ‘mentalmente più sani’ portano un enorme vantaggio sportivo. Ovviamente anche io in primis mi sto impegnando a ridurre il tempo in cui utilizzo il telefono altrimenti non sarei credibile agli occhi dei ragazzi».
Ma come si fa a monitorare l’uso del cellulare dei ragazzi. «Oggi sia in Apple che in Android c’è una funzione nel menù impostazioni che permette di tracciare tutto. Ci tengo a precisare che io non obbligo nessuno e non tolgo nulla a nessuno, ma solo premio chi si impegna a ridurre l’uso dei cellulari. Alcuni hanno deciso di mettersi alla prova e stanno ottenendo ottimi risultati, altri non ancora, ma non mi arrendo, continuerò con loro a insistere».
Forse si potrebbero aggiungere dei premi in più per motivare maggiormente i ragazzi. È vero che le motivazioni i ragazzi dovrebbero trovarle nel valore di quello che stanno facendo per sè e per la propria salute, ma un piccolo incentivo non guasta. Non solo, meno giri di campo, meno flessioni, meno punizioni... ma magari le maglie di calciatori famosi come Mbappè, Haaland, Bellingham o una riduzione della quota di iscrizione. Sicuramente i ragazzi apprezzerebbero. «Per ora è solo una mia iniziativa personale, ma spero di poterla condividere con la mia società. Diciamo così in futuro sarebbe bello aggiungere premi più tangibili per questa e altre iniziative». Speriamo che l’esempio di Andrea Fiorentini e dei ragazzi del Torrazzo ispiri altri, perchè il problema della dipendenza da smartphone è molto serio.
A sostegno del progetto di mister Andrea Fiorentini interviene anche il dottor Federico Pedrabissi, psicologo dello sport e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. «Il progetto dell’allenatore Fiorentini ha molteplici valenze positive. Rinforzare comportamenti che sono contraddistinti da un ridotto utilizzo di smartphone e tablet nella fascia di età dei ragazzi che allena, non solo ha un alto valore educativo ma è anche fisicamente, psicologicamente e socialmente un intervento salutare. La vera sfida è sostenere e diffondere iniziative anche con il sostegno delle famiglie che, a volte attratte dalla chimera dell’intrattenimento che certi dispositivi hanno sui loro figli, espongono nel medio e lungo termine i propri figli a problemi più complessi da gestire e risolvere».
Ma quali sono i rischi? «Le tecnologie digitali e multimediali stanno avendo un impatto significativo nella vita degli adolescenti e dei bambini, oltre che degli adulti, da anni. Non c’è dubbio siano strumenti sostitutivi di momenti di interazione sociale diretta tra persone e in molti casi un diversivo all’attività fisica all’aria aperta. È comunque utile ribadire che non è solo il tempo trascorso sugli schermi dei dispositivi a determinare le possibili conseguenze, ma anche la qualità dello stesso e il tipo di utilizzo che se ne compie. Da diversi anni a questa parte le autorità in materia di salute denunciano gli effetti avversi dei dispositivi tecnologici sullo sviluppo e crescita dei bambini e ragazzi. L’American Academy of Pediatrics raccomanda di non superare le 2 ore al giorno trascorse su apparecchi multimediali ed elettronici per i bambini sopra i due anni, il dipartimento di salute australiano addirittura raccomanda di utilizzarli meno di un’ora al giorno».
«La tendenza purtroppo è opposta con un utilizzo molto intenso che può superare anche le 7 ore quotidiane. Alcune delle possibili conseguenze sono: il rischio di riduzione della forza muscolare, di sostenere attività fisica e il ridursi dell’elasticità delle fibre muscolari; la possibile alterazione della qualità e durata del riposo notturno compromettendo la capacità di concentrarsi e performare nelle attività quotidiane del giorno seguente. In più ci sono il rischio di diminuire la capacità di sviluppare un ragionamento critico, un aumento del rischio di sviluppare depressione e ansia; aumento del rischio di obesità in età infantile. Tutte queste gravi conseguenze dovrebbero farci capire e apprezzare ancora di più le iniziative per la salute dei nostri ragazzi».
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