L'ANALISI
23 Marzo 2023 - 05:20
CREMONA - È lontano da Cremona e dalla Cremonese da tanti anni, perché il suo talento lo ha portato a inanellare successi in altre città e con altre maglie, ma come lui stesso ha ammesso, chi ha vestito questi colori, sia stato per poco o tanto tempo, non li ha mai dimenticati, destinando loro un posto fisso in un angolo di cuore. «La Cremonese è qualcosa di speciale. A Cremona ci sono nato, con i colori grigiorossi ho iniziato a giocare a calcio e sono diventato uomo per poi fare una carriera piena di successi». Antonio Cabrini fatica a trattenere le emozioni al telefono, nonostante di anni ne siano passati tanti e tanta strada sia stata percorsa. Il compleanno numero 120 della Us Cremonese è il pretesto per fare un tuffo nei ricordi. Ai tempi in cui era bambino e il giocare a calcio era solo un sogno, diventato realtà solo anni dopo.
Ora ha 65 anni, ma non dimentica quasi nulla di quei tempi con la maglia della Cremonese. Aveva 13 anni quando arrivò la chiamata grigiorossa. La chiamata del predestinato, quella da cui tutto sarebbe partito e per cui tutto sarebbe cambiato. «Ero un ragazzino e la Cremonese era un sogno. Quelli erano gli anni in cui tutto era possibile e il futuro, una tela bianca da disegnare. Insomma, gli anni più belli. Per questo sono contento di poter essere presente alla festa di Cremona per questo bellissimo compleanno. Erano anni favolosi in cui il settore giovanile grigiorosso faceva la differenza. E infatti nel tempo, a parte me, da Cremona destinazione serie A, ne sono partiti diversi. Alcuni che hanno fatto tantissima strada, come lo stesso indimenticabile Gianluca Vialli. C’era un’etica del lavoro pazzesca a Cremona e si coltivavano davvero i talenti. Crescere in un settore giovanile come quello grigiorosso era una vera fortuna, perchè ti formava. Certo poi dovevi avere talento, ma tutto il resto, te lo insegnavano sul campo».
E quello del giovane ‘bell’Antonio’, come sarebbe stato definito da lì a poco tempo dopo, fu un percorso partito proprio dalle giovanili e terminato diritto in prima squadra. «Ricordo ancora quella squadra Allievi. Negli anni di quel gruppo ci siamo ritrovati in sei a giocare in serie A. Un segnale forte di quanto a Cremona ci fosse una fucina di talenti. Siamo tutti cresciuti insieme, giocando un calcio diverso, fatto di rapporti umani e di amicizia, ma anche di grande impegno e dedizione. Non voglio fare l’anziano che rimpiange i bei tempi andati, ma è così. Ricordo ancora quei momenti alla Cremo con Babo Nolli e quanto siano stati formativi per me e per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di farne parte».
E tra i ricordi più belli e i più vividi di Antonio Cabrini, si colloca il torneo Albertoni. «Era uno degli appuntamenti giovanili più importanti d’Italia. La mia Cremonese fece una vera e propria impresa, perchè vincemmo in finale contro la Juventus. Non una squadra a caso, ma quella in cui giocavano giocatori del calibro di Paolo Rossi e Domenico Marocchino. Una finale allo stadio Zini con tantissima gente. Provai l’emozione di avere intorno un grande pubblico ed era una delle prime volte per me. Dopo certo, non potevo sapere che ne sarebbero seguite tante altre di serate straordinarie e piene di emozioni...».
Ancora, la prima partita con la prima squadra della Cremonese a 16 anni in serie C. «Ero proprio un ragazzino. Sono restato a Cremona fino al 1975, poi sono passato all’Atalanta e successivamente alla Juve». È passato tanto tempo ma la Cremo è ancora lì. «È una società sana e mi fa piacere poter essere alla festa per gli auguri. Questi restano colori particolari per chi li ha indossati, soprattutto per un cremonese come me».
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