L'ANALISI
30 Settembre 2022 - 12:02
CREMONA - Lecce e Cremonese staccate di quattro lunghezze in classifica. Basta questo per sottolineare l’importanza dello scontro diretto tra matricole che andrà in scena domenica allo stadio di Via del Mare. La Cremonese punta ad avvicinare la squadra salentina per non farla andare in fuga, ma soprattutto per centrare la prima vittoria in campionato, tenere a contatto anche le altre dirette concorrenti alla salvezza e cominciare ad avere un’idea più chiara delle proprie potenzialità. L’attenuante del calendario che poteva reggere fino allo scontro perso malamente contro la Lazio, stavolta fa spazio al pragmatismo e ai numeri spiccioli, a cominciare da quelli raccolti finora dalle due società.
Il Lecce è la squadra più giovane del campionato con un’età media di 24 anni e 3 mesi, mentre i grigiorossi con 26 anni e 5 mesi hanno una carta di identità un po’ meno green (la squadra più ‘anziana’ è la Sampdoria con 29 anni e 1 mese). Questione di esperienza? Fino a un certo punto, basti vedere il giovanissimo Arsenal che guida la classifica in Premier League. In campo servono le corse non a vuoto (la Cremonese è quinta tra le squadre di serie A per chilometri percorsi in media durante un match), capacità di creare occasioni e l’affiatamento di un gruppo che a Cremona che si sta ancora conoscendo dopo la rivoluzione del mercato estivo. Ecco perché l’assenza dei nazionali, molti dei quali concentrati in difesa, ha tolto ad Alvini la possibilità di provare e amalgamare meglio il gruppo a partire dallo scozzese Hendry che dopo lo spezzone a Bergamo attende ancora la prima chiamata da titolare.
A Lecce, la preparazione allo scontro diretto ha subìto meno intoppi. Al di là delle assenze per infortunio, Baroni non ha dovuto rinunciare ad alcun giocatore per gli appuntamenti internazionali ma soprattutto ha dalla sua la spinta della prima vittoria in campionato centrata a Salerno che ha creato entusiasmo e una certa voglia di centrare il bis per mettersi ancora di più in una zona tranquilla della graduatoria.
Un’euforia che la Cremonese vorrebbe conoscere ed assaporare quanto prima dopo un avvio che ricorda molto l’ultima stagione di Gigi Simoni. Lo scorso gennaio in Salento era finita con le lacrime di Caleb Okoli che aveva spinto di testa, con l’aiuto di un vento forte, la palla nella propria rete proprio in pieno recupero. Quella Cremonese si era presentata a Lecce decimata dall’influenza, ma aveva voluto fortemente affrontare la sfida per dimostrare a sé stessa che avrebbe potuto giocarsi la gara ad armi pari. Dopo aver rimontato nel giro di un minuto la rete del vantaggio segnata da Gallo, i grigiorossi avevano retto con qualche affanno il confronto fino allo sfortunato episodio.
Lo scenario nemmeno dieci mesi dopo si ripresenta con premesse ben diverse ma nella sostanza ha lo stesso significato; qua però non c’è la vetta del girone da conquistare, bensì la spinta per dare la svolta alla stagione e rinsaldare certezze. Alvini attende segnali confortanti sia sul piano del gioco che del risultato; Lecce rappresenta l’appuntamento attraverso il quale avvalorare la propria idea di calcio, anche se in questo caso la responsabilità sul match pesa molto di più. Giacchetta ha già messo le mani avanti dichiarando che non sarà uno scontro decisivo (in molti sensi), ma è chiaro che il mese di ottobre per i grigiorossi avrà una certa importanza.
Il Lecce è una squadra che non segna molto (6 reti) ma subisce anche poco (8), mentre la Cremonese ha numeri peggiori, perché a fronte di 5 reti segnate, Radu ha già raccolto 14 volte la palla in fondo alla propria rete. Il dato sui gol fatti stride di fronte al numero di tiri effettuati. La Cremonese è all’undicesimo posto in serie A con 89 conclusioni effettuate, ma solo 25 volte il pallone ha inquadrato i pali della porta avversaria e il 20% ha bucato la rete. Il Lecce è al penultimo posto come tiri effettuati (70) e 23 sono finiti verso la porta. Con ogni probabilità la Cremonese si presenterà a Lecce con il classico modulo e la difesa a tre, lo stesso della Salernitana. Baroni porta avanti dall’anno scorso il 4-3-3, assetto già testato contro Fiorentina, Sassuolo e Lazio, anche se l’interpretazione è leggermente diversa.
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