L'ANALISI
31 Luglio 2022 - 08:56
Il capitano della Juvi Ferraroni Elvis Vacchelli festeggia al PalaRadi la promozione in Serie A2
CREMONA - «Non nascondo sia stata una estate strana. Dopo la gioia per la promozione in serie A2, ho cominciato subito i vari camp del minibasket e settore giovanile, senza staccare la spina. Poi ha cominciato a delinearsi il futuro». Elvis Vacchelli, capitano della Juvi Ferraroni nella splendida cavalcata che ha portato il club in serie A2, smette i panni del giocatore e sarà il secondo assistente di Alessandro Crotti. «Ho ricevuto diverse chiamate da società del territorio, ma non solo — afferma il playmaker della promozione oroamaranto —. Sono arrivato a prendere una decisione se continuare a giocare o meno. È stata una scelta dura, gioco a pallacanestro da quando avevo sei anni. È stata una parte fondamentale della mia vita. Ora vedrò questo sport sotto un altro punto di vista».
Quali sono le prime sensazioni in questo nuovo ruolo?
«Intraprendo un percorso nuovo, affascinante, vediamo se è un mondo in cui potrò costruire un percorso. Ho davanti due allenatori, Alessandro Crotti e Gianluca De Gennaro, che sono due maestri da cui imparare un sacco di cose. Sarà un po’ come tornare a scuola. Sarà importante apprendere un metodo. Sono entusiasta, carichissimo, ho voglia di iniziare. È una grande opportunità di cui devo ringraziare la famiglia Ferraroni e Mattia Barcella. Inizio la mia carriera di allenatore senior dalla A2, qualcosa che non capita a tutti».
Proseguirà anche con il settore giovanile?
«Porterò avanti il centro minibasket di Pescarolo ed Uniti. Allenerò anche un gruppo giovanile, oltre ad essere assistente della prima squadra».
Come giudica la squadra fino ad ora?
«La società ha impostato un mercato di un certo tipo, inserendo tre senior che conoscono bene la categoria. Sono stati confermati un giocatore cardine dello scorso anno e due under in rampa di lancio. In un campionato come la A2, i due americani fanno la differenza, alzando il livello qualitativo generale. La loro scelta sarà uno snodo importante».
Scelga tre istantanee di questa prima, grande, parentesi con i colori della Juvi.
«La prima è sicuramente la vittoria degli scorsi playoff, nei quali ho giocato al mio livello più alto in carriera, per categoria e prestazioni. Quello che è successo me lo porterò dentro a vita. Poi la prima chiacchierata con Mattia Barcella e Gigi Brotto: mi spiegarono il progetto Juvi e capii subito cosa avessero in mente. Poi la nomina a capitano dopo Cazzaniga: da parte della società è stato un gesto importante. Mi hanno messo al centro del progetto».
Si ricorda l’esordio da senior?
«A 14 anni, nel campionato di Promozione, con la maglia della Sforzesca. Facevo la terza media, mio padre non voleva che giocassi per paura mi facessi male…».
Quali sono state le tre persone decisive in questo cammino?
«La mia famiglia prima di tutto. Mariano Mariani: con lui ho iniziato a giocare e mi ha insegnato tante cose. Poi Raffaele Martini, coach che ho avuto a Bergamo, mancato appena dopo avermi allenato: lo ricordo con emozione e ancora con un nodo in gola».
Oltre quello che ha fatto come giocatore, le è sempre stato riconosciuto un comportamento da gentiluomo.
«Tengo personalmente ai valori e all’educazione che mi ha dato la mia famiglia. È quella che vorrei riuscire, in parte, a trasmettere ai miei ragazzi in palestra. È un aspetto importante. Non tutti diventeranno campioni, ma tutti possono diventare persone migliori attraverso lo sport. Noi dobbiamo supportarli, senza dimenticare di farli sognare».
Obiettivi?
«Come tutti gli anni, fare un passettino in avanti. È quello che è sempre successo nel percorso della Juvi. Tutto è passato attraverso dei miglioramenti. Personalmente vorrei imparare il più possibile, andando in palestra ogni giorno per arricchire il mio bagaglio».
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