L'ANALISI
23 Febbraio 2022 - 05:10
Michelangelo Rampulla
CREMONA - Per chi quel giorno non era tra i 18 mila presenti a Bergamo, c’era la radiolina che gracchiava, sintonizzata sulle frequenze Rai che trasmettevano i collegamenti dai campi della serie A.
La Cremonese, ultima nella classifica di serie A, gioca in casa dell’Atalanta e sta perdendo 1-0. Una domenica che sembra terminare con un altro risultato negativo per i grigiorossi di Giagnoni sempre più spacciati; le partite sono agli sgoccioli, è scattato il classico «giro dai campi» per confermare i risultati definitivi e tra questi si aspetta anche che l’inviato da Bergamo si congedi ribadendo la sconfitta dei grigiorossi.
Invece, all’improvviso, arriva un urlo misto tra enfasi e stupore: la Cremonese ha pareggiato e lo ha fatto con Michelangelo Rampulla, il portiere. Roba da non credere. Mai un estremo difensore in serie A aveva segnato una rete su azione. Bisogna accostare l’orecchio al ricevitore per ascoltare meglio. Nessun abbaglio, pur trattandosi di un’azione in mischia nell’area bergamasca: Rampulla aveva lasciato la propria area, col permesso del tecnico Giagnoni e con la garanzia che Garzilli si sarebbe fermato dietro in copertura, e si era infilato in quella dell’Atalanta. Poi lo scatto con un tempismo perfetto, smarcato, ignorato da tutti e il colpo di testa che devia in rete una punizione calciata da Alviero Chiorri.
L’uscita di Ferron è inutile, per un istante Rampulla teme che il collega riesca a sporcare o intercettare quella palla, che invece arriva pulita sulla fronte prima di finire in rete. Serve anche una rapida occhiata all’arbitro per capire che il fischio ha confermato il gol. Sul quale scattano gli applausi di tutto lo stadio, nessuno escluso, assoluti testimoni di una impresa che ha scritto un nuovo capitolo della storia del calcio. Un colpo ripetuto anni dopo da Taibi (Reggina, nel 2001) e più recentemente da Brignoli (Benevento, nel 2017) contro il Milan.
La pennellata di Michelangelo regala il pareggio alla Cremonese e finisce a caratteri cubitali sulla prima pagina di sport de La Provincia che titola «Rampullalà», con un rotondo 10 in pagella al portiere di Patti, cresciuto a Varese e poi a Cesena ma esploso nella Cremonese con 241 presenze, prima di concludere la carriera con dieci anni alla Juventus.
Anzi, quella impresa ha segnato di fatto la sua carriera. Dopo le dediche di rito alla moglie e alla figlia, Rampulla nel post partita aveva detto: «Ho un contratto che scade nel 1994 e non ho alcuna intenzione di andarmene. A meno che non mi chiami una grande squadra».
Cosa che si verificò puntualmente, nonostante la retrocessione in B, col passaggio alla Juventus.
Rampulla (60 anni il prossimo 10 agosto), da giovanissimo voleva fare l’attaccante, ma alla Pattese mancava un portiere e provarono lui, che non si mosse più dai pali. Ma i piedi li sapeva usare, proprio come devono saper fare i portieri moderni, chiamati a partecipare nella costruzione dal basso. In allenamento si dilettava anche fuori dai pali, proprio per essere un portiere completo. Lo aveva imparato a Varese sotto la guida di Eugenio Fascetti che chiedeva ai componenti della squadra di giocare sempre in pressing.
Rampulla si era dimostrato precoce: a 18 anni giocava titolare in serie B, ma si è tolto anche la soddisfazione di arrivare ai vertici del calcio indossando la maglia della Juventus, della quale è un grande tifoso.
Dal primo gol in carriera al primo scudetto in bianconero sotto la guida di Marcello Lippi, con Rampulla che scende in campo titolare nelle ultime otto giornate del campionato: due trofei che l’ex portiere porta nel cuore al primo posto.
Tra le avventure in grigiorosso di Rampulla non si può dimenticare anche la breve esperienza come presidente della Cremonese, iniziata nell’estate del 2016 e terminata qualche mese dopo, con la chiamata di Lippi in Cina per allenare i portieri della nazionale. Sotto la sua guida era stata costruita la squadra affidata ad Attilio Tesser che vince il campionato di Lega Pro.
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