L'ANALISI
30 Novembre 2024 - 05:20
Adriana Busi, Paola Amodeo, Emanuela Sorgia, Stefania Veneroni e Beatrice Barlocchi
CREMONA - «No, quello della zootecnia non è un mestiere per maschi. È un mestiere per chi ha voglia di farlo. E noi donne del settore ne abbiamo davvero tanta». Il cuore del convegno ‘Non è un mestiere per maschi – La diversità nelle aziende zootecniche: aumentiamo il potenziale’ con l’associazione Quelle del latte era, ieri pomeriggio, tutto al femminile.
«Ci siamo incontrate qui un anno fa per un primo momento, quasi sperimentale – ha spiegato la vicepresidente dell’associazione Qdl, Adriana Busi –. Oggi, in soli dodici mesi, sentiamo che la consapevolezza sul ruolo delle donne nella zootecnia sta aumentando e questo palco ne è la dimostrazione».
Quella promossa da Qdl è una vera e propria rete al femminile, capace di mettere in contatto imprenditrici, allevatrici, veterinarie e lavoratrici del settore dell’allevamento e del latte, per affrontare insieme le sfide del futuro e rompere il ‘tetto di cristallo’ che vede ancora troppo in trasparenza la donna nella zootecnia. A tracciare lo stato dell’arte e a delineare le sfide per il settore è stato il professor Vitaliano Fiorillo, direttore centro di ricerca dell’università Bocconi legata all’agribusiness: «La prima buona notizia è che il 2026 è stato proclamato l’anno internazionale delle donne agricoltorici. Ma come arriviamo a questo appuntamento? L’Italia è perfettamente in media con il resto d’Europa, con poco più del 30% delle aziende agricole condotte da donne». Un dato positivo, in crescita negli ultimi anni, che però deve fare i conti con una tendenza negativa di tutto il comparto della zootecnia, alle prese come molti altri settori con il nodo del ricambio generazionale: «Solo il 4,2% delle donne agricoltrici hanno meno di 35 anni, ma il dato riguarda in generale la bassa attrattività per i giovani. Guardando ai dati, le donne sono coinvolte nella gestione prevalentemente di aziende piccole e medie».
«Una situazione determinata in particolar modo dalle difficoltà dell'accesso al credito per i nuovi imprenditori: «La tendenza delle banche è quella di finanziare imprese già più strutturate. Anche in questo caso, guardando ai board di amministrazione d’impresa, abbiamo notato che le prestazioni economiche migliorano laddove i consigli sono misti, con un’ampia partecipazione di donne nel segno della diversità». Proprio per questo motivo, nel presentare le ospiti della tavola rotonda, la presidente di QdL, Paola Aguzzi, ha sottolineato la necessità di formare l’imprenditorialità: «La zootecnia non è più un ambito bucolico come ce lo potevamo immaginare anni fa, ma ha sempre più a che fare con gestione d’impresa e marketing. E il posto delle donne, oltre che nei centri di ricerca e nel comparto tecnologico dove già rappresentano il 59% dei laureati PhD, è anche in quelle posizioni dirigenziali».
Sul palco, a raccontare la propria personale avventura professionale, hanno trovato posto Paola Amodeo, zootecnica alimentarista, Emanuela Sorgia, veterinaria, Stefania Veneroni, membro del cda di Doxal Italia Spa e Beatrice Barlocchi, giovane imprenditrice zootecnica. Donne pioniere di un crescente protagonismo femminile nel settore zootecnico: «La realtà con la quale ci confrontiamo è ancora permeata dagli stereotipi. Dobbiamo ancora dimostrare di saper fare quel che per gli uomini sarebbe scontato. Ma con il nostro protagonismo e la nostra professionalità, già tante cose stanno cambiando – ha raccontato Sorgia –. Certo ancora tanto resta da fare, e proprio a partire dal nostro lavoro possiamo determinare questo cambiamento e orientare il settore su nuovi binari. Per migliorare le condizioni di lavoro alla quale siamo abituati e per far fronte all’attacco mediatico alla zootecnia, tutta esposta».
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